2_Gruppi di Orazione

 

Gruppi di Orazione

 

«… non è indifferente che tante persone vivano nel deserto. E vi sono tante forme di deserto. Vi è il deserto della povertà, il deserto della fame e della sete, vi è il deserto dell’abbandono, della solitudine, dell’amore distrutto. Vi è il deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo. I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi. Perciò i tesori della terra non sono più al servizio dell’edificazione del giardino di Dio, nel quale tutti possano vivere, ma sono asserviti alle potenze dello sfruttamento e della distruzione». I cristiani, «come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza»[1].

Innanzitutto dobbiamo lasciare che Dio

ci porti fuori,

con la Sua misericordia,

dai deserti interiori

che occupano il cuore dell’uomo,

ponendo in essi i nostri eremi

e conducendovi una vita di orazione.

 

«Perché non è altro l’orazione mentale … che un rapportarsi in amicizia, stando molte volte in a rapporto a tu per tu con Colui che sappiamo ci ama. E se voi ancora non lo amate – perché per essere vero l’amore e perché duri l’amicizia bisogna essere alla pari; il Signore già si sa che non può avere difetti, mentre noi siamo viziosi, sensuali e ingrati – non ce la potete fare da soli ad amarlo tanto, perché Egli è di un’altra categoria; ma vedendo quanto ci guadagnate nell’avere la sua amicizia e quanto Egli vi ami, sopportate questa pena di stare molto con Chi è tanto differente da voi» (Teresa di Gesù, Vita, 8, 5).

 

 

I.  CHI SIAMO

Siamo amici che, partendo dal testo evangelico “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, Io sono in mezzo a voi” (Mt 18, 20), e illuminati dai ripetuti consigli di Teresa di Gesù (1515-1582) la quale diceva essere “un gran male per un’anima trovarsi sola” e invitava a fare amicizia e conversare “con persone che praticano il medesimo stile di preghiera” (V 7, 20), si ritrovano per seguire insieme l’esortazione di Pietro: «adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1Pt 3, 15).

Con l’orazione di gruppo cooperiamo alla trasformazione del mondo, a partire dalla nostra personale trasformazione interiore. L’orazione è, infatti, «l’atto più intimo che esiste, ancor più intimo della sessualità» (Ulrich Seidl). Ogni orazione, in quanto incontro vero con Dio, stimola l’impegno (4M 1,7; F 5,10; 5M 3, 3-12) dei nostri a “soccorrere i bisognosi nelle loro necessità” materiali e spirituali, coi beni che ci ha elargito la vita, “pensando … che di quei beni non sono proprietari” (MC 2, 8) ma semplici “amministratori”. In ciò trova in noi ascolto, da parte del Signore, la “supplica” delle Carmelitane Scalze, come ci ricorda Teresa di Gesù (ibid.). «Nel mio popolo nessuno sia bisognoso» (Dt 15,4): ciò fu portato come unica prova della resurrezione di Gesù: «nessuno infatti tra loro era bisognoso» (At 4, 33-34).

 

 

Non vi è tecnica capace di riempire quel vuoto che ci portiamo dentro, di far tornare a fiorire i deserti interiori del cuore umano. Qualunque cosa sia capace un uomo di fare sarà solo capace di coprire o nascondere la propria mancanza. Non funzionerà. Perché quei deserti nascondono Dio in profondità, quel vuoto solo l’amore folle di Dio potrà riempirlo come una sorgente dal basso. È così per ciascuno di noi: «Il germe dell’eternità, che porta in sé, irriducibile com’è alla sola materia, insorge contro la morte. Tutti i tentativi della tecnica, per quanto utilissimi, non riescono a calmare le ansietà dell’uomo. Il prolungamento della longevità biologica non può soddisfare quel desiderio di vita ulteriore che sta dentro invincibile nel suo cuore» (GS 18).

 

II. SI TRATTA ALLORA DI

 

A. FARE ORAZIONE

«Un intimo rapporto di amicizia, un frequente intrattenersi «da soli a soli» (a solas) con Colui dal quale sappiamo d’essere amati» (Vita 8, 5), apre «il cuore all’amore di Dio, lo apre anche all’amore dei fratelli, e rende capaci di costruire la storia secondo il disegno di Dio» (Novo Millennio Ineunte 33); che non vi sia «alcun bisognoso in mezzo a voi» (Dt 15, 4).

 

B. COINVOLGERCI IN UN’AVVENTURA

Lasciando passare l’umanità di Dio alla nostra umanità, a formare comunità composte «da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri» (Fratelli Tutti 96). Perché non siamo solo soci sparsi in differenti società.

 

«O Dio, nostro Padre,

con la celebrazione di questa Quaresima,

segno sacramentale della nostra conversione,

concedi a noi tuoi fedeli

di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo

e di testimoniarlo con una degna condotta di vita.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli» (Orazione Colletta, I di Quaresima, Anno B).

 



[1] Benedetto XVI, Omelie, 24 aprile 2005.

 

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