24_Gruppi di orazione

 

Gruppi di Orazione

 

Carissimi Amici.

«Gran male per un'anima trovarsi sola...

Perciò consiglio a quanti si dedicano all'orazione,

specialmente all’inizio,

di fare amicizia e di conversare con persone

che prati­cano il medesimo stile di preghiera.

 

Anche se non facessero altro,

che aiutarsi a vicenda con la loro preghiera,

sarebbe già molto utile...

 

Tutto ciò è di tale importanza,

per coloro che non sono ancora saldi nelle virtù,

che non so proprio come fare per raccomandarlo...

 

È già così difficile procedere bene

nelle cose dello spirito,

che coloro che lo desiderano, se vogliono progredire,

bisogna che si spalleggino gli uni gli altri,

farsi compagnia e difendersi,

sino ad acquistare tanta forza

da non temere più nessun assalto...

 

Di me posso dire,

che se non mi fossi appoggiata amichevolmente a tante persone d'orazione,

con quel mio intreccio di cadute e pentimenti

avrei finito col perdermi...» (Teresa di Gesù)

 

 

 

I.  CHI SIAMO

Siamo amici che, partendo dal testo evangelico “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, Io sono in mezzo a voi” (Mt 18, 20), e illuminati dai ripetuti consigli di Teresa di Gesù (1515-1582) la quale diceva essere “un gran male per un’anima trovarsi sola” e invitava a fare amicizia e conversare “con persone che praticano il medesimo stile di preghiera” (V 7, 20), si ritrovano per seguire insieme l’esortazione di Pietro: «adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1Pt 3, 15).

Con l’orazione di gruppo cooperiamo alla trasformazione del mondo, a partire dalla nostra personale trasformazione interiore. L’orazione è, infatti, «l’atto più intimo che esiste, ancor più intimo della sessualità» (Ulrich Seidl). Ogni orazione, in quanto incontro vero con Dio, stimola l’impegno (4M 1,7; F 5,10; 5M 3, 3-12) dei nostri a “soccorrere i bisognosi nelle loro necessità” materiali e spirituali, coi beni che ci ha elargito la vita, “pensando … che di quei beni non sono proprietari” (MC 2, 8) ma semplici “amministratori”. In ciò trova in noi ascolto, da parte del Signore, la “supplica” delle Carmelitane Scalze, come ci ricorda Teresa di Gesù (ibid.). «Nel mio popolo nessuno sia bisognoso» (Dt 15,4): ciò fu portato come unica prova della resurrezione di Gesù: «nessuno infatti tra loro era bisognoso» (At 4, 33-34).

 

 

«Ci sono tante forme di deserto.  Vi è il deserto della povertà, il deserto della fame e della sete, vi è il deserto dell’abbandono, della solitudine, dell’amore distrutto. Vi è il deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo. I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi. Perciò i tesori della terra non sono più al servizio dell’edificazione del giardino di Dio, nel quale tutti possano vivere, ma sono asserviti alle potenze dello sfruttamento e della distruzione.  La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza» (Benedetto XVI, Omelie, 24 aprile 2005).

 

II. SI TRATTA PERTANTO DI

 

A. FARE ORAZIONE

«Un intimo rapporto di amicizia, un frequente intrattenersi «da soli a soli» (a solas) con Colui dal quale sappiamo d’essere amati» (Vita 8, 5), apre «il cuore all’amore di Dio, lo apre anche all’amore dei fratelli, e rende capaci di costruire la storia secondo il disegno di Dio» (NMI 33); che non vi sia «alcun bisognoso in mezzo a voi» (Dt 15, 4).

 

B. COINVOLGERCI IN UN’AVVENTURA

Lasciando passare l’umanità di Dio alla nostra umanità, a formare comunità composte «da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri» (FT 96). Perché non siamo solo soci sparsi in differenti società.

 

 

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