24_Gruppi di orazione
«Ci sono tante forme di deserto. Vi è il deserto della povertà, il deserto della fame e della sete, vi è il deserto dell’abbandono, della solitudine, dell’amore distrutto. Vi è il deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo. I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi. Perciò i tesori della terra non sono più al servizio dell’edificazione del giardino di Dio, nel quale tutti possano vivere, ma sono asserviti alle potenze dello sfruttamento e della distruzione. La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza» (Benedetto XVI, Omelie, 24 aprile 2005).
Gruppi di Orazione
«Raffrontare la vita “così com’è” con la vita come dovrebbe essere (vale a dire, una vita immaginata diversa dalla vita conosciuta, e in particolare una vita che è migliore e sarebbe preferibile alla vita conosciuta) è un tratto distintivo caratterizzante dell’umanità. L’umano essere-nel-mondo, cioè proprio dell’uomo, significa essere in-anticipo-sul-mondo. … La trascendenza – la trasgressione – è la modalità dell’essere-nel-mondo dell’uomo» (Zygmunt Bauman, la società sotto assedio, Bari, Laterza, 2011).
I. CHI SIAMO
Siamo amici che, partendo dal testo evangelico “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, Io sono in mezzo a voi” (Mt 18, 20), e illuminati dai ripetuti consigli di Teresa di Gesù (1515-1582) la quale diceva essere “un gran male per un’anima trovarsi sola” e invitava a fare amicizia e conversare “con persone che praticano il medesimo stile di preghiera” (V 7, 20), si ritrovano per seguire insieme l’esortazione di Pietro: «adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1Pt 3, 15).
Con l’orazione di gruppo cooperiamo alla trasformazione del mondo, a partire dalla nostra personale trasformazione interiore. L’orazione è, infatti, «l’atto più intimo che esiste, ancor più intimo della sessualità» (Ulrich Seidl). Ogni orazione, in quanto incontro vero con Dio, stimola l’impegno (4M 1,7; F 5,10; 5M 3, 3-12) dei nostri a “soccorrere i bisognosi nelle loro necessità” materiali e spirituali, coi beni che ci ha elargito la vita, “pensando … che di quei beni non sono proprietari” (MC 2, 8) ma semplici “amministratori”. In ciò trova in noi ascolto, da parte del Signore, la “supplica” delle Carmelitane Scalze, come ci ricorda Teresa di Gesù (ibid.). «Nel mio popolo nessuno sia bisognoso» (Dt 15,4): ciò fu portato come unica prova della resurrezione di Gesù: «nessuno infatti tra loro era bisognoso» (At 4, 33-34).
II. SI TRATTA PERTANTO DI
A. FARE ORAZIONE
«Un intimo rapporto di amicizia, un frequente intrattenersi «da soli a soli» (a solas) con Colui dal quale sappiamo d’essere amati» (Vita 8, 5), apre «il cuore all’amore di Dio, lo apre anche all’amore dei fratelli, e rende capaci di costruire la storia secondo il disegno di Dio» (NMI 33); che non vi sia «alcun bisognoso in mezzo a voi» (Dt 15, 4).
B. COINVOLGERCI IN UN’AVVENTURA
Lasciando passare l’umanità di Dio alla nostra umanità, in «esistenze pienamente impegnate al servizio di Cristo … discepoli del Vangelo, trasparenti a Dio e agli uomini, che rimangono giovani della giovinezza della grazia di Dio» (Paolo VI, Discorsi, 2 ottobre 1974). «Perché Dio ci mette accanto delle persone che aiutano il nostro cammino di fede» (Francesco, Discorsi, 18 maggio 2013) e noi siamo «per aiutare gli altri a crescere nella fede» (Francesco, Discorsi, 30 aprile 2015).