11_Tr. L. Boff_L'imitazione di Cristo

 

 

IMITAZIONE DI CRISTO

Libro primo

RACCOMANDAZIONI UTILI PER LA VITA SPIRITUALE

Capitolo 1

L’IMITAZIONE DI CRISTO E IL DISTACCO DA TUTTE LE VANITÀ DEL MONDO

1. «Chi segue me, non camminerà nelle tenebre» (Gv 8, 12), dice il Signore. Sono queste le parole di Cristo con cui siamo invitati a seguire i suoi passi e a imitare i suoi comportamenti, se veramente vogliamo superare ogni cecità del cuore. Questo è il nostro grande proposito: dedicarci alla meditazione sulla vita di Gesù Cristo.

2. Il messaggio di Cristo va oltre quello di tutti i santi e le sante. Chi vive secondo il suo spirito vi troverà una manna nascosta. Succede che molti ascoltano frequentemente il vangelo, ma non sentono attrazione per la vita spirituale, perché non possiedono lo spirito di Cristo. Solo chi cerca di modellare tutta la propria vita su quella di Cristo ne intende e ne assapora il messaggio.

3. A che serve discorrere in maniera erudita sul mistero della Santissima Trinità se non sei umile, arrecando in tal modo dispiacere alla stessa Trinità? In realtà, non sono parole eleganti a fare giusto l’essere umano, ma è la vita virtuosa a renderlo gradito a Dio. Preferisco sentire il pentimento dentro di me che essere capace di definirlo. Se anche conoscessi alla perfezione tutta la Bibbia e padroneggiassi tutte le correnti filosofiche e tutte le teorie scientifiche, a cosa mi servirebbe tutta questa mole di conoscenze senza l'amore per Dio e la sua grazia? «Vanità delle vanità, tutto è vanità» (Qo 1, 2), se non sono centrato in Dio e non mi metto al suo servizio. La suprema saggezza è questa: attraverso il mondo, arrivare al Regno dei cieli.

4. Che vuol dire vanità delle vanità? Vanità è inseguire le ricchezze fugaci e in esse riporre la propria fiducia. Vanità è ambire agli onori e aspirare a uno status elevato. Vanità è soddisfare tutti gli impulsi della propria natura e poi essere puniti da un terribile vuoto. Vanità è desiderare una lunga vita, senza curarsi che sia buona. Vanità è pensare solo alla vita presente e allontanare dal proprio orizzonte ogni prospettiva di vita futura. Vanità è perdersi nelle cose futili e passeggere invece di andare in cerca di ciò che è permanente e definitivo: la felicità che sempre dura. Ricordati sempre di quel proverbio: «Non si sazia l'occhio di guardare, né mai l'orecchio è sazio di udire» (Qo 1, 8). 5. Che il tuo cuore, pertanto, non si perda nell'amore per le cose visibili al punto da perdere di vista quelle invisibili. Se rimarrai ostaggio dei beni sensibili, macchierai la tua coscienza e perderai la grazia di Dio.

Capitolo 2

L’UMILE GIUDIZIO DI SÉ

1. Tutti provano il desiderio naturale di sapere. Ma sapere non basta. Insieme a questo deve esserci l’amore per Dio. Dinanzi a Dio, il semplice contadino che coglie l’energia divina nella natura è meglio del sapiente superbo che solo osserva il corso delle stelle e non si cura di sé. Chi conosce sé stesso non si insuperbisce né dà importanza alle lodi umane. Se anche conoscessi tutto ciò che esiste nel mondo ma non avessi l’amore, cosa mi servirebbe dinanzi a Dio che mi giudicherà in base alle mie opere?

2. Modera il tuo desiderio disordinato di sapere perché in esso troverai distrazione e inganno. Agli scienziati piace essere notati e considerati sapienti. Molte cose vi sono la cui conoscenza ci aiuta poco o niente nella vita. È insensato occuparsi di ciò che non ha nulla a che vedere con la nostra salvezza. Tante parole non saziano lo spirito, ma una parola buona ossigena la mente, e una coscienza pura alimenta una grande fiducia in Dio.

3. Quanto più grande e più alto è il sapere che accumuli, tanto più rigorosamente sarai giudicato da Dio, a meno che la santità della tua vita non sia ancora più grande. Non vantarti di alcuna conoscenza o arte ricevuta; piuttosto, accogli, con memore, ciò che ti è stato comunicato. Se supponi di sapere e di capire bene molte cose, ricordati che è molto di più ciò che non sai. «Non montare dunque in superbia» (Rm 11, 20): piuttosto, riconosci la tua ignoranza. Come pensi che qualcuno possa preferirti, quando si incontrano persone più dotte di te e più versate nella legge? Se vuoi sapere qualcosa che valga la pena, aspira a essere sconosciuto e considerato niente.

4. Questa è la lezione migliore e più utile: conoscere sé stessi e non avere di sé un’alta considerazione. Non pensare in grande e pensa sempre bene e favorevolmente degli altri: è questa la grande saggezza e la vera perfezione. Se vedi qualcuno peccare pubblicamente o commettere qualcosa di grave, non per questo devi giudicarti migliore, poiché non sai per quanto tempo persevererai nel bene. Siamo tutti fragili, e non devi considerare nessuno più fragile di te stesso.

Capitolo 3

GLI INSEGNAMENTI DELLA VERITÀ

1. Felice chi si lascia educare dalla verità, così come essa è e non attraverso immagini o parole fugaci. La nostra opinione e i nostri sentimenti ci ingannano spesso e sono di corta veduta. Non dedicarti a cose arcane e oscure rispetto a cui non saremo giudicati. Al contrario, grandi lodi merita chi si concentra su quanto è necessario e utile per la vita. Non lasciarti muovere dalla curiosità e da cose dannose. Pur avendo gli occhi, non vediamo (Ger  5, 21).

2. A che serve conoscere i filosofi e le loro scuole se non ne trai utili insegnamenti per la tua vita? Poniti sempre sotto la protezione del Verbo eterno e ti sbarazzerai di molte questioni. Da questo Verbo unico discendono tutte le cose e tutte le cose parlano di Lui: «Egli è il Principio che parla a noi» (Gv 8, 25). Senza di Lui nessuno potrà capire nulla né giudicare rettamente. In Lui tutte le cose sono una cosa sola e tutto è attratto da questa unità e tutto vedrà in questa unità. Avrai allora un cuore sereno e in Dio troverai pace. “O Dio di Verità: fa’ che io sia una cosa sola con te nell’eterno amore! Spesso mi stanco nel leggere e nell’ascoltare tante cose. Ma in te trovo tutto ciò che voglio e desidero. Tacciano tutti i dotti e i sapienti. Ammutoliscano tutte le creature. Solo tu parlami”.

3. Quanto più mostrerai fermezza e purezza di cuore, tante più cose sublimi comprenderai senza fatica, perché riceverai dall’alto la luce dell’intelligenza. Non lasciarti distrarre da tante occupazioni e preoccupazioni. Piuttosto, poni Dio, e non il tuo interesse, al centro di tutto. A tale scopo mantieni lo spirito puro, semplice e sempre aperto. Se osservi bene, sono gli affetti disordinati a portare scompiglio e inquietudini del cuore. La persona saggia e matura orienta le proprie azioni esterne a partire dalla vita interiore. Non permettere che le passioni ti conducano a comportamenti irresponsabili. Piuttosto, sottomettili all’arbitrio della retta ragione. C’è una lotta più dura che vincere sé stessi? Questa è la grande sfida: vincere noi stessi, renderci ogni giorno più forti e, in qualche modo, progredire nel bene.

4. In questa vita ogni bene, per quanto grande, appare me-scolato a qualche imperfezione e ogni nostra riflessione viene accompagnata da ombre. Il cammino più sicuro verso Dio è l’umile conoscenza di sé stessi più che l’approfondita indagine scientifica. Non bisogna accusare la scienza o qualunque altra forma di conoscenza della realtà, che in sé è una cosa buona e ordinata a Dio, ma occorre sempre preferire una buona coscienza e una vita virtuosa. Molti, al contrario, studiano più per íl sapere fine a sé stesso che per vivere bene; per questo molte volte sbagliano e raccolgono poco o nessun frutto.

5. Non di rado investiamo più tempo ed energia in discussioni irrilevanti e futili che nel favorire vite esemplari e nel consolidare le virtù. Se facessimo questo, si registrerebbero molti meno scandali nella società e molta meno rilassatezza nella vita spirituale delle chiese e dei monasteri. Prendi sul serio questo punto: nel giorno del giudizio non ci verrà chiesto cosa abbiamo letto ma come abbiamo agito; non con quanta eleganza abbiamo parlato ma con quanta onestà abbiamo vissuto. Dimmi: dove si trovano ora tutti quei signori e quei maestri che lodavi quando apparivano in pubblico e insegnavano nelle accademie? Altri vantavano una gran quantità di titoli e ricevevano alti compensi: chi si ricorda più di loro? Quando erano vivi sembrava valessero molto, ma ora nessuno ne parla più.

6. Oh, quanto passa velocemente la gloria del mondo. Quanto è fugace e passeggera. Coloro la cui vita è stata conforme alla scienza non avranno studiato e appreso invano; raccoglieranno frutti perenni. Ma ad altri la scienza non è servita per essere migliori e per scoprire altri aspetti del mistero di Dio. Hanno aspirato a essere grandi invece che umili; per questo si dissolvono i loro pensieri (cfr. Rm 1, 21). Veramente grande è colui che dà prova di un grande amore. Certamente grande è chi si ritiene piccolo e non esalta le proprie imprese. Prudente è chi relativizza tutto ciò che è meramente provvisorio per guadagnare Cristo (Fil 3, 8). Ma più saggio di tutti è chi fa la volontà di Dio rinunciando alla propria.

Capitolo 4

LA PRUDENZA NELLE AZIONI

1. Non dare credito a ogni parola né alla prima impressione. Fai attenzione e valuta naturalmente le cose alla luce di Dio. Purtroppo vediamo e diciamo degli altri più il male che il bene. È questa la nostra debolezza. Ma le persone prudenti non credono superficialmente a qualunque cosa venga loro detta perché conoscono la debolezza umana, incline al male e pronta a peccare con le parole.

2. Dare prova di grande saggezza significa non agire precipitosamente, né aggrapparsi ostinatamente alla propria opinione; saggezza è anche non credere a tutto ciò che ci viene detto, né comunicare subito ad altri ciò che abbiamo udito o sospettato.

3. Consigliati con una persona saggia e coscienziosa; è preferibile che tu riceva istruzione da un altro migliore di te piuttosto che portare avanti la tua idea. La vita guidata dalla virtù rende l'essere umano saggio dinanzi a Dio ed esperto in molte cose. Quanto più uno è umile di fronte a sé stesso e aperto a Dio, tanto più prudente e tranquillo sarà in tutte le situazioni.

Capitolo 5

LA LETTURA DELLE SACRE SCRITTURE

1. Nelle Sacre Scritture dobbiamo cercare la verità, non l’eloquenza. Ogni libro sacro deve essere letto nello stesso spirito con cui è stato scritto. Nelle Scritture dobbiamo perseguire ciò che è edificante piuttosto che la sottigliezza del linguaggio. Dobbiamo trovare soddisfazione tanto nella lettura di semplici opere di devozione quanto in quella di libri complessi e profondi. Non badare all’autorità dell’autore e alle sue doti letterarie; cerca invece con amore la verità pura contenuta nei libri. Non cercare di sapere chi lo ha detto, ma considera cosa viene detto.

2. Noi umani passiamo, ma «la verità del Signore resta per sempre» (Sal 116, 2). Senza far distinzione di persone, Dio ci parla in molti modi. La nostra curiosità, non di rado, pregiudica la nostra lettura dei testi sacri, perché vogliamo comprendere e discutere ciò che dovrebbe essere preso semplicemente così come è scritto. Se vuoi trarne giovamento, leggi i testi con umiltà, semplicità e fede, senza dare importanza al nome dell’autore. Fa di buon grado domande e ascolta in silenzio le parole dei santi e delle sante; non smettere di ascoltare le opinioni delle persone anziane perché esse non parlano senza ragione.

Capitolo 6

LE PASSIONI DISORDINATE

1. Ogni volta che si desidera qualcosa in maniera disordinata subito si diventa ansiosi. L’orgoglioso e l’avaro non trovano mai riposo, mentre l’umile e il povero in spirito vivono nella pienezza della pace. Chi non sa controllare sé stesso, perde facilmente il proprio centro e si sente perduto anche in cose piccole e insignificanti. La persona spirituale ma ancora piuttosto legata alla carne e incline a seguire i sensi si libererà solo con grande fatica da ogni attaccamento ai beni materiali. Quando deve rinunciarvi, spesso cade nello sconforto; quando qualcuno le si oppone, facilmente si irrita.

2. Quando, però, questa persona raggiunge ciò a cui aspirava, subito è presa dai rimorsi di coscienza per aver ceduto alla passione, la quale non aiuta in alcun modo a raggiungere la tanto anelata pace. La vera pace del cuore deriva dalla capacità di integrare le passioni e non semplicemente dal cedervi. Solamente chi coltiva il fervore spirituale conosce la pace del cuore, non chi rinuncia al controllo e si perde nelle cose esteriori.

Capitolo 7

COME RESISTERE ALLA VANA SPERANZA E ALLA SUPERBIA

1. È insensato riporre la propria speranza negli esseri umani o nelle creature. Non ti vergognare di servire gli altri per amore di Gesù Cristo e per tale motivo non godere di una buona considerazione in questo mondo. Non confidare troppo in te, ma riponi in Dio la tua speranza. Fa la tua parte come ti è possibile, e Dio accoglierà la tua buona volontà. Più che nella tua scienza e nella capacità degli altri, confida nella grazia di Dio, che innalza gli umili e abbatte i superbi.

2. Se possiedi ricchezze, non gloriarti di esse né degli amici potenti; piuttosto, la tua gloria sia in Dio che tutto concede e che dona sé stesso. Non ti vantare dell’eleganza e della bellezza del tuo corpo: basta una piccola malattia a toglierti forza e a rovinarti l’aspetto. Non inorgoglirti dei tuoi talenti e delle tue capacità perché ciò non è gradito a Dio, da cui deriva tutto ciò che di buono hai preso dalla natura.

3. Non ti giudicare migliore degli altri, se non vuoi che Dio, che conosce tutto ciò che c'è nell’essere umano (cfr Gv 2, 25), ti giudichi peggiore. Non ti vantare per le tue buone azioni perché la valutazione umana è assai diversa da quella divina. C’è una grande differenza tra ciò che è gradito a Dio e ciò che è gradito agli esseri umani. Se esiste del bene in te, ricordati che altri possono essere migliori. In tal modo, manterrai l’umiltà. Non ti farà male ritenerti meno degli altri; ti creerà danno invece mettere te al di sopra di qualunque altra persona. L’umile gode di una pace perenne. Nel cuore del superbo, invece, regnano invidia e amarezze in gran quantità.

Capitolo 8

NON COLTIVARE UN’ECCESSIVA FAMILIARITÀ

1. «Non aprire il tuo cuore al primo che capita» (Sir 8, 22), ma affronta i tuoi problemi con qualcuno dotato di saggezza e di amore per Dio. Con persone sconosciute, parla poco. Non adulare i ricchi e non farti vedere molto con i potenti. Cerca la compagnia degli umili e dei semplici, delle persone devote e di quelle prudenti e conversa con loro su temi che possano arricchirti. Evita un’eccessiva intimità con le persone dell’altro sesso ma includile nelle tue preghiere. Coltiva piuttosto una grande familiarità con Dío e con i suoi angeli ed evita la fama.

2. L’amore si deve provare per tutti, per quanto non con tutti si abbia familiarità. Molte volte capita che una persona sconosciuta gode di buona reputazione ma che la sua presenza non è bene accetta agli altri. A volte pensiamo di essere graditi agli altri con la nostra familiarità e dimentichiamo che essi possono restare delusi dai difetti che scoprono in noi.

Capitolo 9

L’OBBEDIENZA COME ESPRESSIONE DI LIBERTÀ

1. È una grande cosa vivere nell’obbedienza, sotto la guida di un superiore, e rinunciare al proprio diritto. E molto più sicuro obbedire che comandare. Molti obbediscono più per necessità che per amore; per questo soffrono e facilmente si lamentano. Finché non si sottometteranno con tutto il cuore per amore di Dio, non raggiungeranno mai la libertà di spirito. Va pure di qua e di là; non troverai riposo se non nell'umile adesione alla guida del superiore. Molti si sono illusi immaginandosi in altri luoghi o cercando di passare da uno all’altro.

2. È vero che ognuno ama agire secondo il proprio pensiero e si avvicina maggiormente a chi la pensa allo stesso modo. Tuttavia, se Dio è tra noi, è necessario rinunciare a volte alla propria opinione a favore della pace. Chi è a tal punto saggio da poter sapere tutto in maniera completa? Pertanto, non confidare eccessivamente nella tua opinione, ma cerca di ascoltare di buon grado il pensiero degli altri. Se la tua opinione è buona e vi rinunci, per amore di Dio, per seguire quella degli altri, ne trarrai grande guadagno.

3. In effetti, ho sentito dire molte volte che è più sicuro ascoltare e accogliere il consiglio degli altri che darlo. È possibile che l’opinione dell’altro sia giusta; non voler conceder nulla agli altri, quando la ragione e le circostanze consiglierebbero di farlo, è segno di superbia e di testardaggine.

Capitolo 10

DIFENDERSI DALLE CONVERSAZIONI FRIVOLE

1. Evita, quanto più puoi, i “si dice” dei gruppi di gente, perché alterano la tua valutazione delle cose del mondo, anche quando l’intenzione è buona; rischi ben presto di demoralizzarti e di diventare ostaggio della vanità. Magari avessi taciuto tante volte invece di parlare con gli altri; perché conversazione e chiacchiere ci attraggono tanto, se sappiamo di fare spesso ritorno al silenzio con un peso sulla coscienza? Ci piace tanto parlare perché attraverso tali conversazioni cerchiamo di consolarci reciprocamente e alleggerire il cuore stanco per le diverse preoccupazioni. Normalmente ci dà soddisfazione parlare e pensare, sia riguardo alle cose che amiamo e desideriamo molto sia riguardo a quelle che ci creano contrarietà.

2. Purtroppo, tutto ciò è spesso vano e frustrante. Poiché tale consolazione esteriore è assai pregiudiziale alla consolazione interiore e divina. È indispensabile, pertanto, vigilare e pregare per non sprecare inutilmente il proprio tempo. Se ti è permesso parlare ed è opportuno farlo, parla di cose edificanti. Le cattive abitudini e la negligenza rispetto al nostro progresso spirituale contribuiscono molto a tenere la lingua sciolta. Sono di grande aiuto per la crescita spirituale le conversazioni devote su questioni spirituali, principalmente quando le persone si riuniscono in Dio e pensano e sentono allo stesso modo.

Capitolo 11

LA PACE E LA CURA DEL PROGRESSO SPIRITUALE

1. Una grande pace potremmo sperimentare se evitassimo i pettegolezzi e non ci occupassimo dei fatti degli altri che non ci riguardano. Come può conservare a lungo la pace chi si intromette in faccende altrui, cerca di intrattenere relazioni al di fuori della propria cerchia e così perde l’occasione di raccogliersi interiormente? Beati i semplici perché godranno di una profonda pace.

2. Perché tanti uomini e tante donne di profonda spiritualità hanno raggiunto un alto grado di perfezione e di contemplazione? Perché hanno saputo controllare i propri desideri e così concentrarsi totalmente su Dio e perché, nella libertà, hanno raggiunto le profondità della loro vita interiore. Noi, invece, diamo troppa importanza alle nostre emozioni e ci dedichiamo eccessivamente a cose di scarsa importanza. Raramente esercitiamo il controllo sui nostri vizi; non bruciamo dal desiderio di progredire ogni giorno; e così cadiamo nella freddezza e nell’indolenza.

3. Se fossimo completamente morti a noi stessi e avessimo raggiunto una grande libertà interiore, sorgerebbe in noi l’amore per le cose spirituali e ci verrebbe concessa la dolcezza della contemplazione celeste. Il maggiore impedimento risiede nel mancato controllo delle nostre passioni e dei nostri desideri disordinati e anche nella scarsa attenzione al cammino tracciato dalle persone di grande spiritualità. Poiché ci manca la forza interiore, ci scoraggiamo completamente e finiamo per cercare consolazioni umane.

4. Se ci sforzassimo di restare saldi nella lotta, come soldati valorosi, vedremmo sicuramente venire a noi l’aiuto di Dio. Poiché Egli è sempre pronto a soccorrerci nel momento in cui confidiamo nella sua grazia. La lotta è per la vittoria. Se pensiamo che il nostro progresso spirituale derivi solamente dall’osservanza esteriore, il nostro sforzo sarà di breve durata. Mettiamo la scure alla radice dei nostri vizi e così, liberati, godremo della pace interiore.

5. Se ci proponessimo, ogni anno, di estirpare anche un unico vizio, raggiungeremmo in breve la perfezione. Invece ci capita di pensare che, all’inizio del nostro cammino spirituale, eravamo migliori e che la nostra vita era più pura. Il nostro fervore e il nostro beneficio dovrebbero crescere giorno dopo giorno; consideriamo invece una gran cosa l’aver conservato un barlume del fervore iniziale. Se all’inizio il nostro sforzo fosse stato maggiore, ora realizzeremmo tutto con maggiore facilità e con più gioia.

6. Ci costa abbandonare le vecchie abitudini. Ci costa ancora di più andare contro la nostra volontà. Ma se non oltrepassi ostacoli piccoli e leggeri, come supererai quelli più grandi? Se vuoi evitare difficoltà più gravi, resisti dal principio alle cattive inclinazioni e alle cattive abitudini. Oh, se sapessi quanta pace e quanta gioia daresti agli altri vivendo in maniera giusta, sicuramente avresti maggiore cura del tuo progresso spirituale.

Capitolo 12

COME CRESCERE NELLE AVVERSITÀ

1. È bene attraversare talvolta crisi e avversità perché esse ci inducono a riflettere, ci purificano e ci fanno ricordare che la nostra situazione in questo mondo non è mai sicura e che non possiamo riporre totalmente in ciò la nostra speranza. È bene anche incontrare persone che ci criticano, che esprimono giudizi severi e persino ostili su di noi, anche qualora le nostre opere e le nostre intenzioni siano state buone. Tali cose ci aiutano a essere umili e a superare ogni vanagloria. In queste circostanze, disprezzati e screditati, siamo portati a confidare unicamente nella testimonianza interiore di Dio.

2. Pertanto, ci si deve appoggiare con tale forza su Dio da non aver bisogno di mendicare consolazioni da altri. Se una persona ha buone intenzioni, quando è tormentata da cattivi pensieri avverte con più facilità la necessità di Dio. Senza di Lui, in realtà, non potrà fare alcun bene. Allora si intristisce, geme e piange a causa delle tribolazioni che soffre. Avverte il tedio di dover continuare a vivere e desidera la morte per liberarsi da questo mondo e stare con Cristo (cfr 2Cor 1, 8; Fil 1, 23). Comprende allora che qui non può esserci totale sicurezza né pace duratura.

Capitolo 13

COME RESISTERE ALLE TENTAZIONI

1. Finché viviamo in questo mondo, non saremo mai liberi da fatiche e tentazioni. Leggiamo nel libro di Giobbe (7, 1): «È una lotta la vita dell’essere umano sulla terra». Ciascuno deve proteggersi dalle tentazioni vegliando e pregando, per non lasciare spazio agli inganni del demonio che non riposa mai, ma va in giro, cercando chi divorare (1Pt 5, 8). Nessuno è così perfetto e saldo nella santità da non avere a volte tentazioni. Nessuno ne è totalmente immune.

2. Le tentazioni, per quanto moleste e gravi si presentino, sono utilissime perché ci obbligano all’umiltà, alla purificazione e a un processo di apprendimento. Tutte le persone di grande spiritualità sono passate attraverso tentazioni e crisi e con esse sono cresciute. Quelle che non le hanno affrontate hanno fallito e sono state sconfitte. Non esiste situazione, per quanto perfetta possa sembrare, né luogo, per quanto solitario appaia, tali da costituire uno spazio libero da tentazioni e crisi.

3. Nessuno, finché è in vita, è totalmente al riparo dalle tentazioni, perché è in noi stessi la causa che le origina: la situazione di corruzione in cui siamo nati. Non appena una tentazione o una crisi vengono superate, ecco che ne sorgono altre. Siamo sempre costretti ad affrontarle con sofferenza perché abbiamo perso il dono della felicità. Non sono pochi coloro che cercano di sfuggire alle tentazioni. Ma solo per imbattersi in altre. Non basta la fuga per sconfiggerle. È con perseverante pazienza e vera umiltà che diventiamo più forti di tutti i nostri nemici.

4. A nulla vale evitare solamente le occasioni esterne, se non si strappano prima le radici. Senza questo impegno, le tentazioni torneranno rapidamente e renderanno la situazione ancor peggiore. Ma se confidi in Dio, a poco a poco, con pazienza e dedizione, le vincerai più facilmente che utilizzando la violenza o facendo affidamento sui tuoi sforzi. Di fronte alla tentazione, è bene consigliarsi con qualcuno di fiducia e non restare centrati su sé stessi. Né bisogna essere duri con chi è tentato: cerca piuttosto di sostenerlo come vorresti che sostenessero te.

5. L’origine di tutte le tentazioni è l’incostanza di spirito e la scarsa fiducia in Dio. Così come le onde spingono la nave di qua e di là, allo stesso modo le tentazioni assediano la persona imprudente e incostante nel suo proposito. Il fuoco serve a saggiare il ferro (Sir 31, 26) e la tentazione il giusto. Ignoriamo spesso il potere che è in noi. Ma la tentazione rivela ciò che siamo. Dobbiamo mantenerci vigili all’affacciarsi della tentazione; è più facile vincere il nemico se non lo lasciamo entrare nel nostro cuore. Dobbiamo combatterlo non appena bussa alla porta della nostra casa. Per questa ragione è stato detto: «Ripara in principio; troppo tardi si appresta la medicina quando í lunghi indugi hanno dato vigore al male» (Ovidio, Remedia amoris, 91). Per prima cosa affiora un semplice pensiero che alimenta una pericolosa fantasia; poi vengono il piacere e le emozioni; e così a poco a poco veniamo presi totalmente dal nemico perverso, perché non gli abbiamo resistito dall’inizio. Quanto più uno non bada a resistergli, tanto più vulnerabile diventa ogni giorno che passa, mentre il nemico acquista sempre più forza.

6. Alcuni soffrono le più gravi tentazioni all’inizio della loro vita spirituale, altri alla fine; e altri ancora per tutta la vita. Certi, per la misteriosa saggezza della Provvidenza divina, sono tentati in maniera lieve, in ragione di circostanze specifiche e non da ultimo per il loro merito, ma Dio predispone ogni cosa per la salvezza di tutti.

7. Per questo, quando siamo tentati, non ci è permesso disperare; è importante, piuttosto, di fronte a ogni tentazione, chiedere con fervore l’aiuto divino, poiché, stando alle parole di San Paolo, Dio con la tentazione vi darà anche la via d’uscita e la forza per sopportarla (1Cor 10, 13). Pertanto, dinanzi a qualunque tentazione e crisi, poniamoci umilmente nelle mani di Dio perché Egli salverà e farà grandi coloro che saranno stati umili di cuore (cfr 1Pt 5, 6; Sal 33, 19).

8. È dal modo in cui uno affronta le crisi e le avversità che si vedrà se ha progredito o meno. È qui che ci si accorge se c’è o non c’è merito e se risplende la virtù. Non significa granché essere religiosi e devoti quando tutto va bene; ma se, al momento della tentazione e in situazione di crisi, si conserva la pazienza, allora ci si può attendere un grande progresso spirituale. Vi sono coloro che superano le grandi tentazioni ma cadono frequentemente in quelle piccole. Ciò avviene affinché, umiliati, non abbiano di sé grande considerazione, avendo ceduto a cose di così scarsa rilevanza.

Capitolo 14

COME EVITARE IL GIUDIZIO TEMERARIO

1. Presta attenzione a te ed evita di giudicare i comportamenti degli altri. Chi giudica gli altri perde tempo, quasi sempre si inganna e facilmente cade nel peccato; esamina e giudica invece il tuo comportamento e vedrai quanto bene ne trarrai. Comunemente valutiamo le cose seguendo gli impulsi del cuore. L’amore di sé altera facilmente la rettitudine del nostro giudizio. Se Dio fosse sempre il puro oggetto del nostro desiderio, non resteremmo così facilmente turbati dalle resistenze che ci vengono opposte.

2. Esiste spesso dentro o fuori di noi qualcosa che ci affascina e che ci condiziona. Molti, senza accorgersene, cercano segretamente se stessi in tutto ciò che fanno. Sembra persino che vivano una pace perfetta, nella misura in cui le cose scorrono secondo i loro desideri; ma quando questo, per qualche ragione, non avviene, si agitano e si rattristano. Dalla diversità di opinioni e di idee derivano frequentemente discordie tra amici e vicini e persino tra persone devote e religiose.

3. Costa molto cambiare un’abitudine radicata e nessuno rinuncia volentieri al proprio punto di vista. Se confidi più nella tua ragione e nel tuo talento che nella grazia di Nostro Signore Gesù Cristo, solo di rado e tardivamente riceverai l’illuminazione; poiché Dio ci chiede di aprirci totalmente a Lui al di là di tutte le ragioni umane e di accenderci del suo amore.

Capitolo 15

LE OPERE FATTE PER AMORE

1. Per nessuna cosa al mondo, neppure per amore verso una persona, si deve commettere íl male, ma si può, talvolta, a favore di chi ne ha bisogno, rinunciare a fare una cosa buona per farne una migliore. In tal modo, l’opera buona non si perderà e si trasformerà in una ancor più buona. Senza l’amore a nulla vale un’azione esterna; tutto ciò che nasce dall’amore, per insignificante e disprezzabile che sia, produce invece abbondanti frutti. Dio non fa caso tanto all’opera quanto all’intenzione con cui viene realizzata.

2. Fa molto chi molto ama. Fa molto chi fa bene ciò che fa. Opera bene chi serve più il bene comune che il proprio bene particolare. Molte volte sembra amore ciò che è mero attaccamento a sé stessi. Lasciandoci guidare da un’inclinazione naturale distorta, tendiamo a seguire la nostra volontà, il nostro interesse e la nostra speranza di una mera ricompensa.

3. Chi ha un amore autentico non cerca sé stesso, ma desidera che tutto si traduca nella gloria di Dio. Non invidia nessuno perché non tende ad alcuna soddisfazione personale, né cerca la felicità in sé, in quanto, al di là di tutti i beni, trova gioia e felicità in Dio. Il bene che incontra nelle creature lo riconduce a Dio che è la fonte da cui tutto deriva. Ed è il fine ultimo che concede a tutti coloro che coltivano la spiritualità un riposo felice ed eterno. Oh, chi possiede una scintilla di questo amore vero subito comprenderà la relatività di tutti gli altri valori terreni.

Capitolo 16

COME CONVIVERE CON I DIFETTI ALTRUI

1. Ciò che uno non può correggere in sé o negli altri deve sopportarlo pazientemente, finché Dio non disponga in altro modo. Considera che forse è il miglior modo per mettere a prova la tua pazienza, senza la quale i nostri meriti non avrebbero grande valore. Tuttavia, nel mezzo delle difficoltà, conviene chiedere a Dio che ti dia la forza perché tu possa fartene carico con leggerezza.

2. Se qualcuno, dopo uno o due avvertimenti, non si corregge, non rompere con lui; affida tutto a Dio perché sia fatta la sua volontà e sia onorato in tutti i suoi figli e le sue figlie, poiché Egli sa trarre il bene dal male. Convivi con i difetti degli altri, poiché anche tu hai molte cose che gli altri devono sopportare. Se non riesci a cambiare te come vorresti, come pretendi di cambiare gli altri a misura dei tuoi desideri? Vorremmo molto che siano perfetti gli altri, nel momento stesso in cui non correggiamo i difetti che sono nostri.

3. Vogliamo che gli altri vengano corretti in maniera rigorosa e noi non vogliamo neppure essere rimproverati. Troviamo strano che ad altri sia concessa tanta libertà mentre a noi non sta bene che ci venga negato quanto chiediamo. Vogliamo inquadrare gli altri in norme e leggi e non tolleriamo alcun vincolo che ci limiti in qualche modo. È qui che si nota chiaramente quanto di rado trattiamo il prossimo come noi stessi. Non tutti sono perfetti; è per questo che soffriamo, ma dobbiamo farlo per amore di Dio.

4. Ma Dio così ha disposto, in modo che imparassimo a farci carico ciascuno del fardello degli altri (Gal 6, 2); perché non c’è nessuno senza difetto; nessuno senza un peso; nessuno con saggezza tale da bastare a sé stesso; ma è necessario che conviviamo e ci sopportiamo gli uni con gli altri, ci consoliamo, ci aiutiamo, ci istruiamo e ci consigliamo. Quanto più uno è virtuoso tanto più si manifesta tale dinanzi alle difficoltà; non sono le occasioni a rendere deboli; esse rivelano appena ciò che realmente si è.

Capitolo 18

GLI ESEMPI DEGLI ANTICHI MAESTRI SPIRITUALI

1. Contempla i meravigliosi esempi degli antichi maestri spirituali che hanno raggiunto la perfezione: vedrai allora che poco o nulla abbiamo fatto. Cos’è la nostra vita in confronto alla loro? Hanno servito il Signore nella fame e nella sete, nel freddo e nella nudità, nel lavoro e nelle fatiche, nelle veglie e nei digiuni, nelle preghiere e nelle lunghe meditazioni, nelle persecuzioni e nelle offese.

2. Tante e assai gravi avversità hanno sofferto gli apostoli, i martiri, i confessori, le vergini e tutti coloro che si sono posti alla sequela di Cristo. Vivevano nel mondo, ma il loro spirito era sempre rivolto all'eternità. Specialmente i Padri del de-serto, i primi monaci cristiani, vivevano in maniera profondamente austera. Sopportavano ogni genere di tentazioni; venivano tormentati dal nemico della vita. Ma divennero forti pregando Dio con fervore. Si sottoposero a grandi rinunce per amore di Dio. Perseguirono sempre con zelo e ardore la crescita spirituale. Fecero guerra a sé stessi per tenere sotto controllo le passioni. Cercarono sempre Dio con mente pura e intenzione retta. Lavoravano durante il giorno pregando mentalmente e passavano le notti in lunghe orazioni.

3. Impiegavano utilmente tutto il tempo disponibile; ogni ora passata in compagnia di Dio sembrava loro breve. Si dedicavano così profondamente alla meditazione che si dimenticavano di mangiare. Rinunciavano a ogni ricchezza, titolo e onore, ad amici e familiari, nulla riservando per sé. Prendevano l’indispensabile per vivere e rispondevano con sobrietà alle esigenze della natura. In tal modo erano poveri di beni materiali ma assai ricchi di beni spirituali, di virtù e grazia. Esteriormente mancava loro tutto; interiormente, però, possedevano tutto in termini di grazia e di consolazioni divine.

4. Agli occhi del mondo sembravano stravaganti, ma erano amici intimi di Dio. Non avevano grande considerazione di sé e il mondo li guardava con disprezzo, ma erano preziosi e cari agli occhi di Dio. Coltivavano una profonda umiltà, ascoltavano Dio in ogni cosa e vivevano un amore profondo e una grande pazienza; così ogni giorno progredivano spiritualmente ed erano più graditi a Dio. Essi ci sono stati dati da Dio come modelli di vita interiore; ci incoraggiano nel cammino spirituale più della moltitudine di maestri e dottori che vediamo in giro.

5. Oh, quanto fervore questi maestri spirituali mostravano nei primi tempi della vita monastica e quanta devozione nelle loro preghiere; quanta emulazione nelle virtù; quanto severa era allora la disciplina in vigore; che rispetto e attenzione nutrivano dinanzi alle parole di saggezza del superiore. Gli esempi che hanno lasciato testimoniano come cercassero la perfezione e la santità vincendo in una dura lotta le sollecita-zioni del mondo. Oggi, al contrario, si considera già grande chi non trasgredisce la regola della comunità e con pazienza sopporta il peso della vita quotidiana.

6. Oggi notiamo rilassatezza e indolenza nella vita religiosa, un rapido abbandono dell'originario fervore. Questa mollezza e questa negligenza ci deludono. Voglia il cielo che non si raffreddi in te la ricerca della virtù, di fronte a tanti meravigliosi esempi di perfezione.

Capitolo 20

L’AMORE PER LA SOLITUDINE E PER IL SILENZIO

1. Trova il momento adatto per prenderti cura di te e pensa frequentemente alle grazie ricevute da Dio. Rinuncia alla mera curiosità e scegli letture tali che possano ispirarti buoni pensieri più che distrazioni. Se ti astieni da vuote chiacchiere e da inutili giri, come pure dall’ascolto di novità e pettegolezzi, avrai il tempo sufficiente per dedicarti a fruttuose meditazioni. I più grandi santi evitavano, nella misura del possibile, la compagnia non necessaria delle persone; senza smettere di servirle, preferivano ritirarsi per stare con Dio.

2. È stato detto: Ogni volta che sono stato tra gli umani, ne sono tornato meno umano (Seneca, Epist. VII). Facciamo questa esperienza quando parliamo troppo. È meglio tacere che vivere parlando ininterrottamente. È preferibile restare a casa tranquilli che stare per strada senza la necessaria cura. Chi allora intende coltivare la vita interiore e spirituale deve allontanarsi dal trambusto delle strade. Chi ama vivere raccolto, non deve temere i rischi quando appare in pubblico. Sa parlare soltanto chi sa tacere. Nessuno sicuramente comanda se non ha imparato ad ascoltare gli altri. Non può esserci gioia serena senza la testimonianza di una coscienza pura.

3. La sicurezza delle persone di grande spiritualità viene sempre accompagnata dall’amore verso Dio. Risplendendo di eccellenti virtù e di grazia, si prendono cura di sé stesse con grande umiltà. La sicurezza dei malvagi, invece, si fonda sulla superbia e sulla presunzione e finisce per rivelarsi ingannevole. Non bisogna mai considerarsi sicuri in questa vita, per quanto si possa apparire persone spirituali e buoni religiosi.

4. Molte volte coloro che erano ritenuti in generale i migliori hanno corso gravi pericoli a causa dell’eccesso di fiducia. Pertanto, per molti non è del tutto un male avere alcune tentazioni, perché in tal modo sono obbligati a combatterle, evitano di confidare troppo in sé stessi, non si fanno prendere dall’esaltazione e dalla superbia e neppure sono spinti a cercare realizzazioni meramente esteriori. Oh, quale coscienza pura avrebbe chi non si concentrasse su gioie passeggere né rivolgesse la propria attenzione a cose puramente mondane! Quale incrollabile pace e quale profonda gioia godrebbe chi si liberasse di vani pensieri e, riponendo tutta la propria fiducia in Dio, si prendesse davvero cura delle cose realmente importanti per la crescita spirituale!

5. È degno delle consolazioni divine solo chi è in pace con la propria coscienza. Ritirati allora nella tua stanza, lasciati alle spalle tutte le preoccupazioni e fa ciò che è scritto: «Sul vostro giaciglio riflettete e placatevi» (Sal 4, 5). Nella tua stanza troverai ciò che, molte volte, smarrisci fuori di essa. Abituati a vivere serenamente nella tua cella, se non vuoi che ti venga a noia. Se ti ci abitui subito all'inizio del tuo cammino spirituale, sarà poi per te una compagna cara e uno spazio di soddisfazione interiore.

6. Nel silenzio e nella serenità crescerai nella tua dimensione spirituale e arriverai a scoprire i segreti delle Scritture. Vi troverai la fonte di ispirazione che ti conduce più vicino a Dio. E tanto più vicino gli arriverai quanto più ti libererai delle cose che ti creano dipendenze indesiderabili. Questa vicinanza vale più che fare miracoli. Merita un riconoscimento chi, senza abbandonare gli amici e pur essendo osservato dagli altri, si sente anche così vicino a Dio.

7. Evita le sollecitazioni esterne, dal momento che «il mondo passa e pure il suo desiderio» (1Gv 2, 17). L’inclinazione naturale invita a uscite che, spesso, non portano alcuna gioia interiore. Sono molti a partire allegri e a tornare tristi. È buona l’uscita che arricchisce e che, alla fine, lascia la coscienza tranquilla, perché non si è fatto nulla di eccessivo.

8. Cosa potrai vedere in un altro luogo che qui non vedi? Ecco: qui hai a disposizione il cielo, la terra e tutti gli elementi dell'universo di cui sono fatte tutte le cose. Sono parte del disegno divino e appartengono al Regno di Dio. Ricordati, tuttavia, che nulla è stabile sotto il sole ne dura a lungo. Per questo, tali cose non ti potranno soddisfare completamente. Se in esse riponi tutte le tue aspettative, ti accorgerai di aver fatto affidamento su una fantasia. Il contrario avviene se ti elevi a Dio e ti impegni a emendarti dai tuoi difetti e dai tuoi peccati. Solo persone superficiali confidano in cose vane e senza contenuto. Che non sia questo il tuo atteggiamento. Piuttosto, stringiti in un abbraccio a Gesù. In nessun luogo del mondo troverai una pace più grande che con lui, tanto meno nei “si dice” e in altre curiosità che solo turbano il cuore.

Capitolo 21

L’AFFLIZIONE DEL CUORE

1. Se vuoi progredire spiritualmente, coltiva l’amore di Dio e fa buon uso della tua libertà; disciplina le tue passioni e non andare in cerca di facili gioie. Se ti senti il cuore oppresso, ciò ti aiuterà nella tua ricerca di Dio. L’afflizione del cuore per il male commesso ti schiude tesori che in altro modo non avresti mai scoperto. Non potremo mai in questa vita godere di una gioia perfetta perché siamo pellegrini nel mondo ed esposti a rischi e pericoli.

2. A causa della leggerezza del cuore e della mancanza di controllo sui nostri difetti, non ci rendiamo conto dei mali che si aggirano intorno al nostro spirito; spesso ridiamo stupidamente mentre dovremmo piangere. Non c'è vera libertà né perfetta gioia al di fuori dell’amore di Dio e della coscienza pura. Felice chi supera le distrazioni e altri ostacoli e riesce a raccogliersi in sé con cuore pacificato. Felice chi evita tutto ciò che può pesare sulla sua coscienza. Impegnati fermamente a rendere realtà questo detto: l’abitudine si vince con l’abitudine. Una relazione compromessa con l’altro ti fa perdere l’integrità in ciò che fai e la tua opera non sarà perfetta.

3. Non ti intromettere nella vita altrui e non ti coinvolgere nelle questioni dei grandi. Guarda prima di tutto a te e lasciati consigliare dagli amici buoni e affidabili. Non ti addolorare per il mancato riconoscimento da parte degli altri; piuttosto vivi umilmente le virtù che ti rendono una persona spirituale e un buon religioso o una buona religiosa. È più utile e sicuro per la vita spirituale non godere della fama e di un’alta considerazione perché tali cose possono suscitare vanità. Se, tuttavia, non sentiamo Dio, la responsabilità è nostra, perché non abbiamo purificato sufficientemente il nostro cuore o perché abbiamo perseguito scopi meramente esteriori.

4. Riconosci di essere indegno o indegna di sperimentare Dio e di meritare piuttosto tante sofferenze. Quando si scopre il vero senso della vita, si prende atto di quante cose ingannevoli e vane esistono nel mondo. Di ciò che fa soffrire e che fa piangere. Però, che si guardi a sé o ad altri, ci si renderà con-to che nessuno attraversa questa vita senza contraddizioni. E quanto più consideri la tua situazione tanto più profonda sarà la tua desolazione. La quale si trasforma in giusto dolore dinanzi ai nostri peccati e ai nostri vizi; non di rado questi sono talmente radicati in noi che quasi perdiamo la dimensione delle realtà celesti.

5. A poco serve pensare a una lunga vita se non ci poniamo il tema della morte, perché questa ci aiuta a emendarci. Se meditassimo sul nostro destino finale, felice o infelice, sopporteremmo facilmente le contrarietà di questa vita. Ma poi-ché tali questioni non penetrano a fondo nel nostro cuore e ci rendiamo ostaggi dei successi esteriori, restiamo indifferenti e freddi. È a causa della nostra povertà spirituale che il nostro misero corpo geme con tanta superficialità. Chiedi allora umilmente al Signore che non allontani da te queste afflizioni ma che ti dia la forza di spirito per affrontarle e ripeti con il salmista: Tu ci nutri con pane di lacrime, ci fai bere lacrime in abbondanza (Sal 79, 6).

Capitolo 22

CONSIDERAZIONI SULLA MISERIA UMANA

1. Se non ti volgi verso Dio, dovunque tu sia e ovunque tu vada, sarai sempre un essere miserabile. Perché ti affliggi se le cose non vanno come vorresti o come ti piacerebbe che fossero? Chi è che può avere tutto secondo i propri desideri? Non io, non tu, né nessun altro sulla terra. Nessuno in questo mondo è libero da problemi e da angosce, neppure il re o il papa. Chi vive più felicemente? Sicuramente chi sopporta tale situazione alla luce di Dio.

2. Molte persone povere di spiritualità e poco illuminate dicono: guarda che bella vita fa quello; quanto è ricco, gran-de e potente e che posizione alta occupa! Ma, se confrontiamo questi valori terreni, certamente validi per questo mondo, con i valori eterni, ci renderemo subito conto quanto insicuri e insostenibili siano. Queste persone vivono sempre con preoccupazioni e timori rispetto a ciò che possiedono. È illusorio pensare che la felicità risieda nell’abbondanza di beni mondani. Per essere felici è sufficiente averne la giusta misura. La vita sulla terra è accompagnata dalle contraddizioni. Quanto più progrediamo spiritualmente tanto più capaci diventiamo di valutare le cose. I beni terreni valgono in quanto terreni, i beni eterni in quanto eterni. Ma i primi sono subordinati ai secondi. Dobbiamo anche prendere coscienza dei difetti e delle limitazioni dell'esistenza umana. Mangiare, bere, dormire, svegliarsi, riposare, lavorare ed essere soggetti alle necessità biologiche, tutto questo fa parte della condizione umana voluta da Dio. Ma essa non deve legarci a tal punto da farci perdere la direzione che conduce al cielo.

3. È indubbio che ci procura dolore il peso di queste limitazioni della nostra esistenza nello spazio e nel tempo. Ma esse sono anche un'occasione di crescita. Se ne sentiamo eccessivamente il peso, allora supplichiamo come il salmista: Liberami, Signore, dagli affanni (Sal 24, 17). Ma guai a coloro che non riconoscono i propri limiti. E ancor più a coloro che assegnano il valore più grande a questa vita terrena, dimenticando quella eterna. Vi sono alcuni così attaccati ad essa che la farebbero durare per sempre, anche lavorando duramente e persino chiedendo l'elemosina. A questi il Regno di Dio non dice nulla.

4. Vi sono quelli che, insensibili e duri di cuore, stanno così aggrappati a questa vita da voler vivere qui per sempre. In-felici! Arriverà il momento in cui si renderanno conto, amaramente, quanto fugaci siano queste realtà che tanto hanno amato. Un tempo, le persone di grande spiritualità e in odore di santità non si lasciavano illudere da cose luccicanti o tali da causare appena qualche piacere sensibile; al contrario, le assumevano e le orientavano nella direzione dei beni eterni. Sapevano mantenere l'equilibrio tra il visibile e l'invisibile, tra il transitorio e l'eterno nella forza dell'amore di Dio. Non perdere mai, fratello o sorella, la fiducia nella possibilità di progredire spiritualmente. Per questo c'è sempre tempo e ogni occasione è propizia.

5. Perché rimandi sempre questo proposito? Alzati e inizia già adesso a dire a te stesso o a te stessa: è ora il momento di agire, di impegnarmi e di cambiare vita. Il tuo sforzo e i tuoi sacrifici saranno ricompensati. Per giungere alla realizzazione personale e spirituale e a uno stato di benessere devi passa-re attraverso il fuoco e l'acqua (cfr Sal 65, 12). Se non lotte-rai contro di te non vincerai mai le tue cattive inclinazioni. Finché vivremo in questo mondo materiale saremo sempre accompagnati da tentazioni, sofferenze e tedio. Poiché non viviamo più nell'innocenza originaria, non riusciremo a esse-re pienamente felici. Per questa ragione, è importante avere pazienza e riporre la nostra fiducia nella misericordia divina, finché sia passato il pericolo e ciò che è mortale venga assorbito dalla vita (cfr Sal 56, 2; 2Cor 5, 4).

6. Come è vulnerabile la vita umana, con la sua forte pro-pensione al male! Confessiamo oggi i nostri peccati e domani già commettiamo nuovamente ciò di cui ci siamo accusati. Facciamo ora buoni propositi e da qui a un’ora è come se non li avessimo fatti. È per questa ragione che dobbiamo essere umili; non teniamoci in grande considerazione, poiché siamo vulnerabili e incostanti. Se non lo facciamo, perderemo per negligenza ciò che ci è costato tanto conquistare con la grazia divina.

7. Che sarà di noi al termine della nostra vita se già così presto ci mostriamo tanto volubili? In tal modo, invano cerchiamo riposo come se vivessimo in pace e in sicurezza, quando invece non diamo segnali inequivocabili di santità. Sarebbe bene se ricominciassimo tutto di nuovo in cerca di una nuova vita, come buoni novizi; forse così ci sarebbe speranza di con-versione e di un vero progresso spirituale.

Capitolo 23

MEDITAZIONE SULLA MORTE

1.  Molto presto arriverà la tua fine in questo mondo; presta attenzione, allora, al modo in cui ti prepari a questo momento supremo. Oggi siamo vivi e domani non ci siamo più. Appena la persona lascia questa vita, scompare anche la sua memoria. Quanta cecità e insensibilità umana nel prendersi cura solo del presente senza guardare al futuro. Pensa e agisci come se fosse ora il momento di morire. Se la tua coscienza è pura, non hai motivo di temere la morte. Meglio fuggire dal peccato che fuggire dalla morte. Se non siamo preparati oggi, come lo saremo domani? Il domani è incerto e non è certo neppure se saremo ancora qui.

2. Cosa ci serve vivere a lungo se non miglioriamo la nostra vita spirituale? Non sempre una vita lunga significa più spiritualità, perché può significare anche più colpa. Se perlomeno avessimo anche un solo giorno ben vissuto in questo mondo! Molti fanno il conto degli anni successivi alla propria conversione, ma spesso è scarso il frutto del cambiamento. Forse vivere molto può essere più pericoloso che la paura di morire. Felice è chi medita sempre sul momento della morte e a questa si prepara ogni giorno. Se hai già assistito alla morte di qualcuno, considera che passerai per la stessa situazione.

3. Di mattina, pensa che non arriverai alla notte e, di notte, pensa che non arriverai al giorno seguente. Pertanto, sii sempre vigile e vivi in maniera tale che la morte non ti prenda alla sprovvista. Sono molti a morire in modo repentino e inatteso, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà (cfr Mt 24, 44; Lc 12, 40). Quando giungerà l'ora definitiva, inizierai a considerare diversamente tutta la tua vita passata e soffrirai molto per la tua negligenza e per le tue ricadute.

4. Felice e prudente è chi cerca di essere in vita come vorrebbe che morte lo incontrasse. Ciò che promette una morte benedetta è il distacco dalle cose di questa vita, l’ardente desiderio di progredire nel cammino della virtù, l’amore per l’ordine della comunità, la sincerità del pentimento, la prontezza nell'obbedire, la rinuncia a sé stessi e la capacità di soppor-tare pazientemente la sofferenza di fronte a una qualunque avversità per amore di Gesù Cristo. È molto facile praticare il bene quando si è in salute; ma, nella malattia, non so cosa sarà di te. Pochi migliorano quando sono malati; ed è raro anche che crescano spiritualmente quanti si recano spesso in pellegrinaggio.

5. Non riporre eccessiva fiducia nei familiari e negli amici, e non rimandare a dopo la ricerca della tua salvezza, perché più rapidamente di quanto tu possa pensare tutti ti dimenticheranno. È meglio prendere ora provvedimenti e fare qualcosa di buono che dipendere dal soccorso degli altri. Se non ti prendi cura di te nel presente, chi si occuperà di te nel futuro? Il tempo presente è prezioso: Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! (2Cor 6, 2). Perché non approfitti dei mezzi che ti portano a vivere eternamente? Verrà il tempo in cui desidererai avere un giorno, o anche un'ora, per poterti convertire e non sono sicuro che ti verrà concesso.

6. Considera, mio caro o mia cara, i tanti pericoli di cui potresti liberarti e le tante paure a cui potresti sfuggire se tenessi sempre la morte dinanzi agli occhi. Cerca di vivere adesso in modo tale da poter più gioire che temere al momento di morire. Impara ora a distaccarti da tutto, per poter allora volare liberamente verso Cristo. Mantieni il controllo sulle tue passioni perché tu possa confidare realmente su un destino felice.

7. Oh folle, che pensi di vivere a lungo quando non hai la certezza di avere neppure una giornata! Tanti sono stati ingannati e improvvisamente strappati da questo mondo. Quante volte hai sentito raccontare: questo è stato trafitto da una spada; quello è affogato; quest’altro è caduto dall'alto e si è rotto la testa; uno è morto mentre stava mangiando, l'altro mentre giocava. Questi hanno trovato la morte per il fuoco, quelli per il ferro, gli uni per la peste, gli altri per mano di ladri e la morte è la fine di tutti e, rapida come un'ombra, pone termine alla vita umana.

8. Chi si ricorderà di te dopo la morte? E chi pregherà per te? Fa’ già adesso, fratello o sorella, tutto ciò che puoi, perché non sai quando verrà il momento di morire né cosa ti succederà dopo. Finché sei in tempo, accumula ricchezze immortali. Al di sopra di tutto, prenditi cura della tua salvezza e occupati delle cose di Dio. Procurati adesso amici, venerando i santi e le sante di Dio e imitando i loro esempi, affinché, lasciando questa vita, «ti accolgano nelle dimore eterne» (Lc 16, 9).

9. Considera di essere ospite e in pellegrinaggio in questo mondo, distaccandoti dalle cose terrene. Mantieni il tuo cuore libero e rivolto a Dio, perché non hai «stabile dimora» (Eb 13, 14) quaggiù. Rivolgi al cielo le tue preghiere e le tue suppliche, con lacrime quotidiane, cosicché tu possa meritare di passare dalla morte alla vita, cadendo, felice, nelle braccia del tuo Signore. Amen.

Capitolo 24

IL GIUDIZIO DIVINO E LA SORTE DEI PECCATORI

1. In tutte le cose, rivolgi lo sguardo alla fine e a come sarai dinanzi al giusto Giudice, per il quale nulla è nascosto e tutto è trasparente. Egli è giusto e amorevole; non tiene conto delle nostre eventuali scuse, ma valuta i nostri atti buoni e cattivi. Se ti senti un essere peccatore, misero e disprezzabile, senza nulla da dire, e se la tua coscienza ti accusa, sappi che Dio è più grande della tua coscienza; egli sa di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere e la grazia del Signore è da sempre (cfr Sal 103, 14.17). A motivo della sua misericordia, la tua fatica è riconosciuta, le tue lacrime asciugate, i tuoi lamenti ascoltati e il tuo pentimento accolto.

2. Chi è realmente paziente conosce il vero purgatorio: la scuola di purificazione di Dio; se viene ingiuriato, sente più pena per la malvagità altrui che per l’offesa propria; pervaso di buona volontà, prega per i suoi avversari; avendo buon cuore, perdona le offese ricevute; umile, non tarda a chiedere perdo-no; prova più facilmente compassione che fastidio; combatte costantemente i propri impulsi; piega le passioni agli imperativi dello spirito. Questi allora è stato purificato da Dio. È meglio pentirsi dei propri peccati e sradicare i propri vizi mentre si è in vita che rimandare tutto a dopo. Effettivamente, inganniamo noi stessi attraverso l’attaccamento disordinato al nostro ego.

3. Questo fuoco divino ti purificherà dai tuoi peccati. Quanto più ti risparmi ora e segui i tuoi impulsi tanto più sarà arduo il processo di sradicamento delle tue cattive abitudini, aggiungendo così altra legna al falò delle tue vanità. Quanto più profondi sono i tuoi vizi tanto più dovrai lavorare per liberartene; così í pigri si sentiranno come fossero incalzati da pungoli; i golosi come chi è tormentato violentemente dalla fame e dalla sete; i lussuriosi e gli amanti dei piaceri come fossero coperti di pece ardente e fetido zolfo e gli invidiosi come cani furiosi che ululano di dolore. Se cercherai subito di controllare le tue inclinazioni al male, eviterai tutte queste pene.

4. Ogni vizio da sradicare richiede che sia pagato un costo. Così gli orgogliosi saranno tormentati da un profondo sconforto e gli avari oppressi da estrema penuria; così, passare un’ora alla clinica purificatrice di Dio è un supplizio maggiore di cento anni della più rigorosa penitenza; in questo modo, coloro che vi sono internati aneleranno al riposo e alla consolazione, provando nostalgia del tempo in cui lasciavano il lavoro e si distraevano con gli amici. Per questo, pentiti già ora, fino alle lacrime, dei tuoi peccati, in maniera da avere la certezza, nel momento supremo, di stare tra gli eletti di Dio. Allora «il giusto starà con grande fiducia di fronte a quanti lo hanno oppresso e a quanti han disprezzato le sue sofferenze» (Sap 5, 1). Chi umilmente si è sottomesso al giudizio degli altri sarà adesso chi giudicherà. Il povero e l'umile possono avere fiducia, mentre l'orgoglioso si riempirà di paura e di timore.

5. Allora si vedrà che chi si è fatto stolto e disprezzabile in questo mondo per amore di Cristo sarà ritenuto saggio. Allora le tribolazioni sopportate con pazienza saranno motivo di gioia e «ogni iniquo chiuderà la sua bocca» (Sal 106, 42). Allora tutte le persone pie saranno soddisfatte e quelle malvage oppresse. Allora carne e spirito smetteranno di combattersi e raggiungeranno l’armonia. Le vesti rozze splenderanno come abiti preziosi. La costanza incrollabile vale più dei poteri di questo mondo. L'umile obbedienza sarà esaltata più di tutta l'astuzia del mondo.

6. Produce maggiore soddisfazione interiore la coscienza pura e buona che la dotta filosofia. E distacco dalle ricchezze vale più di tutti i tesori della terra. Ti provoca più gioia spirituale il ricordo di un buon momento di preghiera che quello di innumerevoli banchetti. Sentirai più piacere per aver man-tenuto il silenzio che per aver parlato molto. Valgono più le buone azioni che le belle parole. Una vita equilibrata e ricca di senso è più preziosa di tanti piaceri mondani. Impara ora a sopportare certe sofferenze così da sentirti in futuro più capace di affrontare quelle più gravi. Inizia adesso a fare questa esperienza. Così sarai in grado di tollerare pesi più grandi e non ti sentirai infelice e a disagio. I piaceri che avrai in questo mondo sono un anticipo di quelli eterni e allora regnerai felice con Cristo.

7. Se dovessi morire ora nulla porteresti degli onori e dei piaceri che avresti eventualmente accumulato. Tutto è relati-vo, eccetto l’amore e il servizio a Dio. Chi ama Dio con tutto il cuore non teme né la morte, né il castigo, né il giudizio, né l'inferno, poiché chi ha amore incondizionato ha tutto e ha accesso a Dio. Ma chi porta avanti una vita di peccato e in questo trova il suo piacere deve temere a ragione la morte e il giudizio amorevole ma giusto di Dio. Bisogna amare Dio in sé stesso e non per timore della condanna eterna. Chi però non coltiva l’amore per Dio difficilmente potrà perseverare nel bene e presto cadrà ostaggio della malvagità.

Capitolo 25

LA PERMANENTE CONVERSIONE DELLA NOSTRA VITA

1. Sii vigile e perseverante nell’amore e nel servizio a Dio e chiediti spesso perché sei qui e perché hai lasciato la vita mondana. Lo scopo non è forse vivere per Dio e coltivare una vita spirituale? Percorri appassionatamente, allora, il cammino della perfezione perché presto riceverai il premio per i tuoi sforzi; da lì in avanti sarai immune a timori e dolori. Adesso dovrai svolgere del lavoro, ma poi troverai profonda pace e grande gioia. Se conservi fedeltà e dedizione al suo servizio, anche Dio, senza dubbio, sarà fedele e generoso nel premio. Mantieni salda la speranza di raggiungere la vittoria, ma non ti fidare troppo di te per non incorrere nella rilassatezza o nella presunzione.

2. Ascolta questo racconto: un uomo, pieno di angoscia, vacillava spesso tra il timore e la speranza. Sentendosi oppresso, entrò un giorno in una chiesa e, prostrato in preghiera dinanzi all'altare, disse a sé stesso: Oh, se sapessi di poter perseverare nel giusto cammino! E subito udì, dentro di sé, la divina risposta: se lo sapessi, che faresti? Fa’ già ora ciò che faresti e sarai al sicuro. Consolato e confortato, si abbandonò alla divina volontà e immediatamente superò ogni angoscia e dilemma. Abbandonò i tentativi di scoprire qualcosa del suo futuro e si impegnò a conoscere la volontà di Dio e ciò che gli sarebbe stato gradito in tutto ciò che avesse fatto.

3. «Confida nel Signore e fa’ il bene, dice il profeta, abita la terra e vivi con fede» (Sai 36, 3). C’è una cosa che in molti raffredda l’entusiasmo per la crescita spirituale e l'impegno della conversione: l’orrore delle difficoltà e il peso dello sforzo. Di certo, crescono più degli altri nelle virtù coloro che più duramente si impegnano a vincere sé stessi in ciò che causa loro più difficoltà e pone i maggiori ostacoli. Tanto più progredisce spiritualmente e più grazia merita chi supera sé stesso e pone sotto controllo le proprie passioni.

4. Non tutti vincono sé stessi e controllano le proprie inclinazioni con la stessa facilità. Tuttavia, chi si impegna ed è disposto a lottare, anche qualora sia tormentato dalle passioni, farà più progressi di un altro di indole migliore ma meno dedito ad acquisire virtù. Sono principalmente due i mezzi che si rivelano di grande aiuto: allontanarsi coraggiosamente dalle cose a cui si sta aggrappati in maniera erronea e lottare con ardore per conquistare il bene di cui si sente più necessità. Sforzati, allo stesso modo, di superare e vincere ciò che più ti dispiace negli altri.

5. Cerca di trarre profitto da tutto: se vedi o ascolti buoni esempi, impegnati subito a imitarli, ma se noti qualcosa di criticabile fa’ attenzione a non lasciartene contaminare; e, se per caso cadi nello stesso difetto, cerca subito di liberartene. Così come osservi gli altri, anche gli altri osserveranno te. È moti-vo di gioia e di soddisfazione vedere fratelli e sorelle pieni di fervore e di devozione, integri e modesti. Suscita tristezza e afflizione, invece, vederli disorientati e pigri nella ricerca della perfezione. È dannoso tralasciare i doveri del proprio stato e occuparsi di cose che Dio non richiede.

6. Ricordati del proposito che hai espresso e poni dinanzi a te l’immagine del Gesù crocifisso. Sicuramente proverai vergogna, nel meditare sulla vita di Gesù Cristo, avendo finora cercato così poco di seguirne l’esempio pur percorrendo da tanto tempo il cammino di Dio. Il religioso e la religiosa che con intensità e ardore contemplino la vita e la passione del Signore vi troveranno, in abbondanza, tutto ciò che è per loro utile e necessario e si rifiuteranno di cercare qualcosa di meglio al di fuori di Gesù. Oh, se Gesù crocifisso entrasse nel nostro cuore ne saremmo di certo istruiti rapidamente e perfettamente.

7. Il religioso e la religiosa sopportano tutto di buon grado e con fervore nel fare ciò che viene loro comandato. I negligenti e gli indifferenti, invece, passano di tribolazione in tribolazione, vivendo nell’angoscia, perché manca loro la consolazione interiore ne possono cercarla all’esterno. Il religioso e la religiosa che non osservano le regole della comunità finiscono per rovinarsi la vita. Coloro che inseguono una vita comoda e sregolata vivranno sempre nell'angoscia, perché ci sarà sempre qualcosa che risulterà loro sgradita.

8. Cosa fanno tanti altri religiosi e religiose che osservano l’austera disciplina del convento? Escono raramente, vivono nel raccoglimento, mangiano con moderazione, vestono in maniera sobria, lavorano duramente, parlano poco, restano svegli fino a tardi, si svegliano presto, pregano molto, leggono spesso e osservano strettamente le regole. Guarda i certosini, i cistercensi, i monaci e le monache dei diversi ordini e delle diverse congregazioni: si alzano tutte le notti per lodare il Signore. Sarebbe allora vergognoso se tu fossi indolente in opere tanto raccomandabili quando una tale moltitudine di religiosi e religiose intona i salmi.

9. Oh, se tu potessi più a lungo dedicarti alla lode di Dio Nostro Signore con il cuore e con la voce! Lodalo mentre mangi e mentre dormi, lodalo sempre in tutti i luoghi e in tutte le circostanze! Saresti allora molto più felice di adesso, malgrado i condizionamenti del corpo. Magari tali necessità non ci impedissero di godere di questo alimento divino!

10. Quando uno arriva al punto di distaccarsi radicalmente dai beni superflui di questo mondo e di concentrarsi totalmente su Dio, comincia ad assaporare Dio con tale pienezza da essere sempre felice qualunque cosa accada. Non gioirà allora dell'abbondanza né si affliggerà per la carenza, ma con-fiderà interamente e fedelmente in Dio che è tutto in tutte le cose, attraverso cui tutte le cose vivono e al cui cenno obbediscono con prontezza.

11. Ricordati sempre della fine, perché il tempo perduto non può tornare. Senza impegno e dedizione, non raggiungerai mai la virtù. Se inizi a perdere convinzione, subito ti tormenterai. Se, però, ti applicherai con determinazione, con la grazia di Dio e l'amore per la virtù troverai una profonda pace e sentirai la fatica più lieve. Chi si impegna con fervore è pronto a tutto. È più penoso resistere ai vizi e alle tentazioni che faticare in lavori fisici. Chi non evita i piccoli difetti a poco a poco incorrerà in quelli grandi. Rallegrati sempre, la notte, se avrai impiegato bene la giornata. Veglia su di te, fatti coraggio e non mancare di rimproverarti; gli altri vivano pure come credono, tu, però, prenditi sempre cura di te. Tanto più crescerai quanto più impegno metterai in tutte le cose che svolgi. Amen.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Libro secondo

CONSIGLI PER LA VITA INTERIORE

Capitolo 1

COS’È LA VITA INTERIORE

1. «Il regno di Dio è in mezzo a voi», dice il Signore (Lc 17, 21). Convertiti a Dio con tutto il cuore, non aggrapparti a questo mondo transitorio e il tuo spirito troverà la pace. Impara a dare meno valore alle cose esteriori e ad attribuirne di più a quelle interiori e vedrai giungere a te il Regno di Dio. Poiché il regno di Dio è «pace e gioia nello Spirito Santo» (Rm 14, 17), e verrà dato a quanti coltivano una vita spirituale. Se preparerai dentro di te una degna dimora, Cristo verrà a te e ti riempirà di consolazioni. È in particolare nel mondo interiore che risiede ogni gloria e bellezza ed è di questo che il Signore si compiace. Quante volte Egli visita chi si dedica alla vita interiore, in dolce intrattenimento, soave consolazione, pace profonda e intima familiarità!

2. Risvegliati, anima fedele: predisponi il tuo cuore a questo Sposo affinché si degni di venire ad abitare presso di te. Poiché così Egli dice: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23). Prima di qualunque altra cosa, allora, fa’ spazio a Cristo e solo a partire da qui apriti alle altre creature. Se possiedi Cristo, sarai una persona ricca e realizzata. Egli si prenderà cura di te e ti proteggerà da tutto, meglio di qualunque altro essere umano. Perché questo è volubile e poco affidabile, mentre «Cristo rimane in eterno» (Gv 12, 34) e con certezza ci accompagna fino alla fine.

3. Per quanto ci sia caro e sia degno di amore, non bisogna confidare ciecamente nell’essere umano perché è fragile e mortale; né dobbiamo infastidirci troppo se talvolta qualcuno ci disturba con le sue parole e i suoi atteggiamenti. Quelli che oggi sono con te domani, chissà, ti verranno contro e viceversa, poiché tanti sono mutevoli come il vento. Riponi la tua fiducia in Dio e sia Lui l’oggetto del tuo amore e della tua adorazione. Egli si prenderà cura di te e lo farà nel modo che risulterà migliore. Non tenere quaggiù la tua dimora stabile (Eb 13, 14); dovunque tu stia, sarai sempre uno straniero e un pellegrino; né troverai vera pace al di fuori dell’intima comunione con Cristo.

4. Perché ti dedichi con tanta determinazione alle cose intorno a te se non è questo il luogo della tua pace duratura? È il cielo la tua vera dimora ed è in questa prospettiva che tutte le cose devono essere viste. Tutte passano e tu passi con loro allo stesso modo; per questo attraversale senza aggrappartici, in maniera che non ti rendano schiavo e non finiscano per condannarti. Eleva sempre il tuo pensiero all’Altissimo e rivolgi a Cristo suppliche incessanti. Se non riesci a contemplare cose alte e sublimi, concentrati sulla passione di Cristo, a cominciare dalle sue piaghe e dalle sue sacre ferite. Vi troverai allora grande conforto nelle tue sofferenze, non ti lascerai turbare dal cattivo giudizio delle persone né soffrirai per le loro maldicenze.

5. Anche Cristo in questo mondo fu disprezzato e passò per momenti di estremo bisogno; nell'ignominia, i suoi conoscenti e amici lo abbandonarono. Egli ha voluto soffrire e subire il disprezzo e tu osi lamentarti di qualcuno? Egli ha avuto conflitti e detrattori e tu vuoi che tutti siano amici e benefattori? Come potrà essere coronata la tua pazienza se non ti imbatti in nessuna avversità? Se ti rifiuti di affrontare una qualunque contrarietà, come potrai essere amico di Cristo? Sopporta con Cristo e per Cristo, se con Cristo vuoi trionfare.

6. Se, anche solo un’unica volta, tu riuscissi a penetrare profondamente nel cuore di Gesù e a sperimentare un po’ del suo amore ardente, non attribuiresti tanta importanza al successo o all’insuccesso; al contrario, ti rallegreresti anche delle offese; perché l’amore di Gesù insegna a non amare troppo se stessi. Chi ama Gesù e la verità ed è interiormente libero da passioni disordinate, potrà facilmente volgersi a Dio, liberato, elevandosi in spirito al di là di se stesso e godendo di una pace perenne.

7. Chi apprezza le cose per quello che sono, e non per quello che gli altri immaginano e pensano che siano, possiede la vera saggezza ed è istruito più da Dio che dalla semplice sapienza umana. Chi sa preservare il silenzio interiore e non si lascia turbare eccessivamente dalle circostanze non ha bisogno di scegliere un luogo determinato né di attendere un’ora adatta per dedicarsi alla meditazione e alla devozione. La persona spirituale si raccoglie velocemente in sé e non si dedica mai totalmente alle cose esteriori. Non si lascia distrarre da fatiche e occupazioni esterne, non di rado necessarie, ma, al loro apparire, si adatta alle circostanze. Chi possiede una vita interiore salda e ordinata non si preoccupa degli atti meschini e malvagi degli esseri umani. Quanto più uno si perde in cose esteriori tanto più crea per sé difficoltà e distrazioni.

8. Se ti comporterai in modo retto e puro, tutto fluirà facilmente e il risultato sarà per te positivo. Ma poiché nutri ancora troppo attaccamento a te e agli interessi terreni, sono molte le cose che ti vengono a noia e ti turbano. Nulla distrae e ostacola tanto il cuore quanto l’amore disordinato per le persone e le cose. Nella misura in cui imparerai a rinunciare alle consolazioni superficiali potrai godere dei beni celesti e sperimentare una grande gioia interiore.

Capitolo 2

L’AFFIDAMENTO TOTALE

1. Non dare troppo importanza al fatto di sapere chi è con te o contro di te; piuttosto, cerca di fare in modo che Dio sia con te in tutto ciò che fai. Coltiva una buona coscienza e Dio ti difenderà, poiché non c'è malvagità che possa toccare chi viene soccorso da Dio. Se saprai tacere e soffrire, sentirai, sen-za alcun dubbio, l'aiuto del Signore. Egli conosce il momento e il modo di liberarti; pertanto, affidati totalmente a Lui. È Dio che ci alleggerisce il peso o ci libera da ogni confusione. A volte è molto utile che gli altri conoscano i nostri difetti e ce li rimproverino; in tal modo conserveremo meglio l’umiltà.

2. Quando uno si umilia a causa dei propri difetti, più facilmente riesce a calmare gli altri e con più leggerezza placa quanti sono adirati contro di lui. All’umile Dio dà protezione e salvezza, all’umile dà amore e consolazione, verso l’umile si china, a lui concede grazia abbondante e, dinanzi alla sua prostrazione, lo innalza alla gloria. All’umile rivela i suoi segreti e con dolcezza lo attrae e lo invita a sé. L’umile, nel sopportare qualche scompiglio, conserva la sua pace, perché confida in Dio e non nelle soluzioni umane. Non ritenere di aver fatto alcun progresso finché non ti riconoscerai inferiore a tutti.

Capitolo 3

CHI È BUONO E PACIFICO

1. Per prima cosa, preserva la tua pace; solo così potrai por-tare pace agli altri. La persona dominata dalla passione trasforma anche il bene in male e facilmente fa affidamento sul male; la persona buona e pacifica, al contrario, opera in modo che tutto si trasformi in bene. Chi è in pace non diffida di nessuno; la persona scontenta e inquieta, invece, è presa da vari sospetti, non riesce a stare tranquilla né lascia che gli altri lo siano. Dice molte volte ciò che non dovrebbe dire ed evita di fare quel che sarebbe più conveniente. Rivolge l'attenzione ai doveri altrui e trascura i propri. Preoccupati invece prima di te e solo dopo avrai il diritto di preoccuparti del tuo prossimo.

2. Sai discolparti molto bene coprendo le tue mancanze e non vuoi accettare le scuse degli altri! Sarebbe più giusto che accusassi te e scusassi il tuo fratello e la tua sorella. Sopporta gli altri se vuoi che essi sopportino te. Valuta quanto lontano tu sia ancora dal vero amore e dall’umiltà, quando dovresti irritarti e indignarti contro di te. È facile convivere con persone buone e miti ed è naturale che ciò faccia piacere a tutti; ognuno vuole vivere in pace e ama chi la pensa allo stesso modo. Ma vivere con persone rozze, cattive e maleducate che ci creano disagio è una grazia profonda e un atteggiamento lodevole e coraggioso.

3. Vi sono persone che vivono in pace con sé stesse e con gli altri; altre invece non hanno pace né permettono ad altri di averla; si rendono insopportabili agli altri e ancora di più a sé stesse. E ve ne sono altre ancora che sono in pace con sé stesse e che la cercano per gli altri. Ma tutta la nostra pace, in questa vita fugace, consiste più nel rassegnarsi umilmente che nel ritenere insopportabili le avversità. Chi più ha imparato a soffrire, maggiormente godrà della pace. Avrà vinto sé stesso e sarà signore del mondo, amico di Cristo ed erede del cielo.

Capitolo 4

MENTE APERTA E INTENZIONE PURA

1. Due cose portano a elevarsi al di sopra di sé stessi e del mondo: la semplicità e la purezza. La semplicità è nell’intenzione e la purezza nel sentimento. La semplicità cerca Dio e la purezza lo abbraccia e gode della sua intimità. Se sarai libero da ogni eccessivo attaccamento, nulla ti sarà di ostacolo. Se vuoi e persegui l’approvazione di Dio e il bene del prossimo, disporrai di libertà interiore. Se il tuo cuore sarà retto, ogni creatura ti apparirà uno specchio di vita e un libro di sagge dottrine. Non c’è creatura, per quanto piccola e insignificante, che non rifletta la bontà di Dio.

2. Se in te ci fosse bontà e purezza, capiresti subito tutto senza difficoltà e avresti una comprensione esatta delle cose. Il cuore puro penetra il cielo e anche l'inferno. Ciascuno giudica secondo ciò che è dentro di sé. Se c’è gioia in questo mondo è il cuore puro che ne gode; se ci sono tribolazioni e angosce è la cattiva coscienza che le sperimenta. Come il ferro messo nel fuoco perde la ruggine e diventa incandescente, così la persona che si affida interiormente a Dio si libera dall'indifferenza e si trasforma in una nuova creatura.

3. Quando uno inizia a perdere l’entusiasmo, subito rifugge la minima fatica e cerca soddisfazioni nel mondo esterno. Quando, invece, comincia a lottare con sé stesso e a percorrere con coraggio il cammino di Dio, le cose che prima considerava onerose gli appaiono ora lievi e sopportabili.

Capitolo 5

AUTOCRITICA

1. Non possiamo confidare molto in noi stessi perché ci fanno frequentemente difetto la grazia e la capacita di valutare. C’è in noi poca luce e questa, per negligenza, la perdiamo con facilita. Normalmente neppure consideriamo la portata della nostra cecità interiore. Molte volte ci comportiamo male e, quel che e peggio, troviamo scuse. A volte ci muove la passione e pensiamo che sia zelo. Rimproveriamo gli altri per lievi mancanze e non ci curiamo delle nostre che sono ben pin gravi. Prontamente sentiamo le sofferenze che ci causano gli altri e non ci importa di ciò che gli altri soffrono a causa nostra. Chi valuta rettamente i propri comportamenti non si mette a giudicare con rigore gli altri.

2. Chi coltiva la vita interiore pone la cura di se dinanzi a tutte le altre preoccupazioni e chi si occupa risolutamente di se con pin facilita smette di parlare degli altri. Non sarai mai una persona spirituale e devota se parli degli altri quando e di te che dovresti occuparti attentamente. Se ti curi di te e di Dio, le cose esteriori non ti toccheranno. Dove sei quando non sei presente a te stesso o a te stessa? E dopo aver fatto tutto ciò che dovevi fare cosa hai guadagnato se hai trascurato te? Se vuoi avere la pace e una vera tranquillità, dimentica, per un momento, ogni cosa e concentrati su di te.

3. Farai pertanto grandi progressi se ti distaccherai dalle preoccupazioni mondane, perché tale attaccamento rallenterà la tua vita. Solo Dio e tutto ciò che a Lui si riferisce è veramente grande, nobile, accettabile e gradito. Le soddisfazioni provenienti dalle creature sono relative. Chi ama Dio gli sottomette tutto. Soltanto Dio, l’eterno e immenso che tutto riempie, è la consolazione dello spirito e la vera gioia del cuore.

Capitolo 6

LA GIOIA DELLA BUONA COSCIENZA

1. La gloria della persona virtuosa e la testimonianza di una buona coscienza. Conserva pura la coscienza e godrai sempre della gioia. La buona coscienza può sopportare molto e mantenersi allegra, anche nelle avversità. La cattiva coscienza produce sempre paura e inquietudine. Se il tuo cuore non ti accusa di nulla, godrai di una soave tranquillità. Non accontentarti finché non avrai compiuto del bene. I cattivi non provano mai una vera gioia ne avvertono la pace interiore, poiché non c’e pace per gli empi, dice il Signore (Is 48, 22; 57, 21). E se dicessero: viviamo in pace, non c’e male che possa accaderci (Mic 3, 11), chi oserà nuocerci? Non dare loro credito, perché, all’improvviso, potrà irrompere l’ira di Dio e allora le loro opere saranno ridotte a nulla e i loro tentativi frustrati (Sal 145, 4).

2. Chi ama non ha difficolta a trovare la propria gloria nella tribolazione, perché così facendo la si incontra nella croce del Signore. La gloria che diamo e riceviamo e di breve durata. La gloria del mondo e sempre accompagnata dalla tristezza. La gloria dei buoni risiede nella propria coscienza e non nelle parole delle persone. La gioia dei giusti e di Dio e riposa in Dio, in quanto procede dalla verità. Chi aspira alla gloria vera ed eterna non si perde in quella materiale. E se persegue la gloria mondana vuol dire che questa gli appare pia importante di quella celeste. Di una grande tranquillità del cuore gode chi fa poco caso agli elogi e alle offese.

3. E facile essere contenti e tranquilli quando si ha la co-scienza pura. Non sei pia santo o pia santa per il fatto che ti lodano né lo sei di meno perché ti criticano. Sei ciò che sei; gli elogi non possono renderti più grande di quello che sei agli occhi di Dio. Se valuti come sei nel profondo di te, non farai caso a ciò che dicono di te gli altri. Noi vediamo il volto, Dio il cuore. Noi valutiamo gli atti, Dio soppesa le intenzioni. Procedere sempre nel bene e avere di sé poca considerazione è segno di un’anima umile. Relativizzare ogni gratificazione delle creature è segno di grande purezza e di fiducia interiore.

4. Chi non aspira all’approvazione degli altri mostra di essere totalmente concentrato su Dio. Perché, come dice San Paolo, non colui che si raccomanda da sé viene approvato, ma colui che il Signore raccomanda (2Cor 10, 18). È proprio della persona spirituale non sentirsi prigioniera di alcun legame umano procedendo interiormente alla presenza di Dio.

Capitolo 7

L’AMORE DI GESÙ AL DI SOPRA DI TUTTE LE COSE

1. Beato chi comprende cosa sia amare Gesù al di sopra di tutte le cose e solamente dopo amare sé stessi. Qualunque altro amore deve essere ordinato a questo, poiché Gesù merita di essere amato al di sopra di tutto. L’amore per le creature può essere, a volte, ingannevole e incostante, l’amore per Gesù è fedele e incrollabile. Se ti limiti unicamente ad amare le creature, cadrai con esse; abbracciando Gesù sarai perseverante fino alla fine. Rivolgi il tuo amore e il tuo sguardo a Gesù come all'amico che non ti abbandonerà quando tutti lo faranno né permetterà che tu abbia a perire nell’ora suprema. Un giorno dovrai separarti da tutti, che tu lo voglia o no.

2. Stringiti a Gesù nella vita e nella morte; abbandonati alla sua fedeltà, poiché solo Lui può soccorrerti quanto tutti ti verranno a mancare. Il tuo Amato è tale che nessuno può competere con Lui. Egli vuole stare nel più profondo del tuo cuore e da lì regnare come fa un re dal suo trono. Puoi amare le creature, ma devi amare Gesù più di tutte loro; solo in quest’ordine. Egli si rallegrerà nel dimorare presso di te. Se confidi solamente sugli altri a spese di Gesù, ti perderai. Non riporre la tua fiducia e non cercare il tuo sostegno nella canna che si agita nel vento poiché tutti i mortali sono come l’erba e ogni loro splendore è come fiore d’erba (1Pt 1, 24).

3. Se noti appena l’apparenza delle persone, cadrai facilmente nell’inganno. Se cerchi consolazione e vantaggi esclusivamente negli altri, te ne verrà quasi sempre un danno. Cerca Gesù in tutte le cose e lo troverai. Chi cerca solo sé stesso, troverà sé stesso, ma non gli servirà a nulla. Chi non guarda a Gesù come al proprio centro reca danno a sé stesso, come se tutti i nemici gli si rivoltassero contro.

Capitolo 8

L’INTIMA FAMILIARITÀ CON GESÙ

1. Quando Gesù è presente, tutto è lieve e nulla sembra difficile; invece, quando non c'è, tutto diventa penoso. Quando Gesù non parla al cuore, non c’è soddisfazione che valga; ma basta che Gesù dica anche solo una parola e subito proviamo sollievo. Non si è forse risollevata subito Maria Maddalena dal luogo in cui stava piangendo quando Maria le ha detto: Il Maestro è qui e ti chiama (Gv 11, 28)? Benedetto sarà il momento in cui Gesù ti richiamerà dal pianto alla gioia dello spirito! Senza Gesù, il tuo animo è arido e duro. Quale segno di stoltezza e di vacuità sarebbe porre qualcos’altro al posto di Gesù! Sarebbe peggio che perdere il mondo intero.

2. Cos’è che può darti il mondo di definitivo senza Gesù? Stare senza Gesù è come stare all’inferno; stare con Gesù è come stare in cielo. Se Gesù stesse con te, nessun nemico potrebbe danneggiarti. Chi trova Gesù, trova un tesoro prezioso, o, meglio, il bene superiore a ogni bene; chi perde Gesù, perde più che se perdesse tutto il mondo. Misero è chi vive senza Gesù, pieno di ricchezze è chi sta con Lui.

3. Grande capacità è quella di sapersi intrattenere con Gesù e grande prudenza è quella di mantenerlo con sé. Sii umile e mite e Gesù sarà con te; sii fedele e in pace e Gesù rimarrà con te. Lo manderai via subito perdendo la sua grazia, se collocherai altre cose al suo posto; se lo allontani o lo perdi, dove andrai e di chi cercherai l'amicizia? Senza un amico non puoi vivere e, se non sarà Gesù il tuo grande amico, sentirai tristezza e frustrazione. Ti comporti stoltamente, pertanto, se confidi e cerchi soddisfazione solo negli altri lasciando da parte Gesù. È meglio avere tutto il mondo contro che offendere Gesù. Ama dunque Gesù in maniera speciale e al di sopra di tutti i tuoi amici.

4. Bisogna essere liberi e puri nel profondo di sé stessi senza aggrapparsi eccessivamente ad alcuna creatura. È necessario coltivare un grande distacco per offrire a Dio un cuore puro e così sperimentare la pace e sentire quanto soave sia il Signore. In effetti, non raggiungerai mai questa pace se non ti preparerai e non ti lascerai attrarre dalla grazia. Solo attraverso un profondo distacco raggiungerai l’unione con Lui. Di tutto è capace chi è assistito dalla grazia di Dio; ma, quando viene meno, subito diventa povero e vulnerabile, in certo modo abbandonato a sé stesso. Anche così non devi scoraggiarti né disperare; piuttosto, affidati interamente alla volontà di Dio e sopporta tutto ciò che ti accade, in lode di Gesù, perché all’inverno segue l’estate, dopo la notte ritorna il giorno e alla tempesta subentra il cielo sereno.

Capitolo 9

LA PERDITA DI OGNI CONFORTO

1. Non è difficile rinunciare alle gratificazioni umane quando godiamo di quelle divine. Ma è un compito difficile e assai meritorio vivere nell’assenza di conforto sia divino che umano, soffrendo con gaiezza questa ferita nel cuore, senza commiserarsi e senza badare ai propri meriti. Quale meraviglia vivere nella gioia e nella devozione quando ci si sente assistiti dalla grazia! Questo è il momento desiderato da tutti. È lieve camminare con l'aiuto della grazia di Dio. Che meraviglia non sentire la fatica quando si è sostenuti dall'Onnipotente e accompagnati dalla Guida suprema.

2. Ci teniamo ad avere qualche soddisfazione è per qualcuno è sempre difficile rinunciare a sé stesso. Il glorioso martire San Lorenzo ha vinto il mondo con l’orientamento del suo padre spirituale. Si è lasciato dietro tutte le seduzioni terrene e ha sofferto pazientemente, per amore di Cristo, la separazione dal Sommo Pontefice San Sisto, che lui tanto amava. Cosicché, grazie all’amore per Dio, superò le attrattive delle creature, preferendo alla consolazione umana il favore di Dio. Puoi trarne una lezione: per amore di Dio a volte dobbiamo rinunciare a una relazione con un familiare e all’amore di un amico caro. Non soffrire se qualche amico ti abbandona; sii consapevole che, alla fine, tutti noi dovremo separarci gli uni dagli altri.

3. Solo con un lungo e serrato combattimento interiore si apprende a dominare pienamente se stessi e a riporre in Dio tutto il proprio cuore. Quando uno confida solamente in sé, facilmente scivola verso i piaceri mondani. Ma il vero amico di Cristo, che segue con fervore i suoi passi e imita le sue vir-tù, non cede alla leggera ai piaceri né aspira ansiosamente alle dolcezze dei sensi; piuttosto, accetta privazioni e si dispone anche a soffrire per Cristo assumendo lavori faticosi.

4. Quando, allora, Dio ti inonderà di gioia spirituale, ricevila con gratitudine, non dimenticando mai che si tratta di un dono divino e non di un merito tuo. Quando questo avviene, non vantartene e non abbandonarti a una gioia eccessiva e alla vana presunzione; sii piuttosto, profondamente umile dinanzi al dono ricevuto e più prudente nelle tue azioni, poiché, passato quel momento, tornerà la tentazione. Quando questa gioia interiore ti verrà sottratta, non disperare; attendi, al contrario, con umiltà e pazienza la visita celeste, poiché Dio è abbastanza potente da restituirti la grazia e la gioia spirituale, e in quantità anche superiore. E questa non è una novità né una stranezza per coloro che hanno esperienza del cammino di Dio, perché nelle grandi figure di santi e di sante e negli antichi profeti vi sono stati spesso simili alti e bassi.

5. Per questo, uno di loro, avvertendo la presenza della grazia, esclama: «Nella mia prosperità ho detto: “Nulla mi farà vacillare!”» (Sal 29, 7). Ma, sentendo la grazia venire meno, aggiunge: «Quando hai nascosto il tuo volto, io sono stato turbato» (Sal 29, 8). Tuttavia, non dispera, ma prega con maggiore insistenza il Signore dicendo: «A te grido, Signore, chiedo aiuto al mio Dio» (Sal 29, 9). E infine raccoglie il frutto della sua preghiera, proclamando di essere stato esaudito: «Il Signore mi ha udito e ha avuto misericordia di me; il Signore si è fatto mio protettore» (Sai 29, 11). Ma in cosa? «Hai mutato il mio lamento in danza, la mia veste di sacco in abito di gioia» (Sal 29, 12). Se questo è successo ai grandi santi e sante, neppure noi, deboli e poveri come siamo, dobbiamo disperare per il fatto di sentirci, frequentemente, ora pieni di fervore e ora tiepidi, in quanto lo Spirito di Dio va e viene a suo piacimento. È per questo che Giobbe, il giusto, dice: «Lo scruti ogni mattina e ad ogni istante lo metti alla prova» (Gb 7, 18).

6. In cosa posso dunque sperare o in cosa devo confidare se non nella grande misericordia di Dio e nella speranza della grazia celeste? Persone giuste, fratelli e sorelle pieni di fervore, dotti trattati o cantici e inni melodiosi: nulla di tutto questo mi aiuta davvero, ne può rallegrarmi, quando mi sento abbandonato dalla grazia e in balia della mia miseria. Il miglior rimedio è Dio stesso.

7. Non ho mai incontrato nessuno che fosse a tal punto devoto e pieno di zelo religioso da non soffrire a volte il venir meno della grazia e da non avvertire il raffreddarsi dell’iniziale fervore. Non c’è santo o santa per quanto impetuosi e illuminati che, presto o tardi, non abbiano subito una tentazione. Perché non è degno dell’alta contemplazione di Dio chi per Dio non ha sofferto qualche pena. La tentazione viene solitamente per prima, come anticipazione della futura gioia spirituale; perché a quanti sono provati dalla tentazione viene promessa la consolazione celeste. Al vincitore, dice il Signore, darò da mangiare dell’albero della vita (Ap 2, 7).

8. Dio dona la forza interiore per rendere più saldo chi lotta contro le avversità. Ma poi si affaccia la tentazione, perché non ci si senta sicuri della felicità. Il demonio non dorme e la carne non è ancora morta; per questo, non smettere mai di predisporti alla battaglia, perché alla tua destra e alla tua sinistra ci sono i tuoi nemici, che non riposano mai.

Capitolo 10

LA GRATITUDINE PER LA GRAZIA DI DIO

1. Perché aspirare al riposo se si è nati per la fatica? Disponiti più alla pazienza che alle consolazioni, più a portare la croce che ad assaporare la felicità. Chi tra quanti vivono nel mondo non accetterebbe di buon grado la consolazione e la gioia spirituale se potesse disporne in qualsiasi momento? La consolazione interiore supera di gran lunga tutte le dolcezze del mondo e i piaceri della carne. Poiché tutte le delizie del mondo sono transitorie e di scarso valore, mentre quelle dello spirito sono soavi ed oneste, nate come sono dalla virtù e infuse da Dio nei cuori puri. Ma nessuno può disporre di questa divina consolazione a suo piacimento, perché la guerra contro le tentazioni non ci dà tregua.

2. Un grande ostacolo alle visite divine proviene dalla falsa libertà dello spirito e dall'eccessiva fiducia in sé stessi. Dio ci fa del bene dandoci la grazia della consolazione interiore; ma noi facciamo del male non attribuendola con gratitudine a Dio. E se i doni divini non ci sono dati gratuitamente, è perché non siamo grati all’Autore che è la fonte originaria di tutto. Poiché Dio concede sempre la grazia a chi si mostra degnamente grato e nega al superbo ciò che è solito dare all'umile.

3. Non voglio la consolazione che mi liberi dal dolore, né aspiro alla contemplazione che mi induca alla vanità; perché non tutto ciò che è sublime è anche santo, non tutto ciò che è gradevole è buono, né è puro ogni desiderio, né tutto ciò che ci rallegra è anche gradito a Dio. Volentieri accetto la grazia che mi rende umile e misurato e mi dispone meglio alla rinuncia a me stesso. Chi è istruito dalla grazia e sa cosa significa quando gli viene sottratta non attribuisce a sé il bene che compie ma riconosce piuttosto la propria miseria e la propria piccolezza. Dai a Dio ciò che è di Dio e attribuisci a te ciò che è tuo; in altre parole, sii riconoscente a Dio per la grazia e per il bene che Egli ti concede di fare, ma non dimenticare di attribuirti le colpe e le pene corrispondenti. 4. Scegli sempre l'ultimo posto e ti verrà dato il primo, per-ché il primo non esiste senza l'ultimo. I santi e le sante più grandi dinanzi a Dio sono coloro che si considerano più piccoli e tanta più gloria hanno quanto più umilmente si comportano. In quanto pieni di verità e di gloria celeste, non aspirano a glorie mondane. Concentrati e saldi in Dio, non c’è nulla che li induca alla vanità. Attribuendo, in ultima istanza, a Dio tutto il bene che ricevono, non mirano a ricevere la gloria gli uni dagli altri; preferiscono la gloria che deriva da Dio. Il loro fine supremo e il loro costante anelito risiede nel fatto che Egli sia lodato in loro e in tutti i santi e le sante al di sopra di qualunque cosa.

5. Sii riconoscente, allora, per i più piccoli benefici e ne meriterai di più grandi. Il molto è come il poco; considera il minimo dono come un regalo straordinario. Dinanzi alla grandezza del benefattore, non esiste dono piccolo o di scarso valore; perché non può essere piccolo un regalo che viene dal sovrano Signore di tutte le cose. Anche quando ci manda pene e sofferenze dobbiamo mostrarci grati, perché è sempre per il nostro bene. Se desideri la grazia di Dio, sii riconoscente quando la ricevi e paziente quanto ti è tolta. Prega che essa torni, procedi con attenzione e umiltà per non doverla perde-re di nuovo.

Capitolo 11

AMARE DISINTERESSATAMENTE LA CROCE DI GESÙ

1. Sono molti coloro che amano il Regno di Dio predicato da Gesù, ma sono pochi quelli disposti a portare la croce di cui lui si è fatto carico. Sono molti ad accogliere le consola-zioni interiori, ma pochi ad accettare anche le tribolazioni; molti coloro che siedono alla mensa, ma pochi quelli disposti a digiunare. Molti aspirano a gioire con Lui, ma pochi a soffrire per Lui. Molti seguono Gesù fino allo spezzare il pane, ma pochi fino a bere il calice della passione. Molti ammirano i suoi miracoli, ma pochi abbracciano l'ignominia della croce. Molti amano Gesù finché non incontrano avversità. Molti lo lodano e lo benedicono, finché ne ricevono consolazione; se, però, Gesù scompare e per un po' li abbandona, subito si lamentano e si lasciano andare a un eccessivo sconforto.

2. Coloro, però, che amano Gesù disinteressatamente e non per qualche altro interesse, gli rendono lode tanto nelle tribolazioni e nelle angosce, quanto nella gioia e nella consolazione. Se, per qualunque ignota ragione, non venisse loro concessa la gioia interiore, gli renderebbero comunque lode e proverebbero ugualmente gratitudine.

3. Oh, quanto è potente l’amore puro per Gesù, non mescolato a interessi di sorta né all’amore di sé! Non sono forse dei mercenari quelli che vanno sempre in cerca di autosoddisfazioni? Non amano più se stessi che Cristo quelli che non fanno altro che perseguire il meglio per sé stessi e per i propri interessi? Dove si troverà chi voglia servire disinteressatamente Dio?

4. È raro trovare qualcuno con una spiritualità talmente pro-fonda da essersi realmente spogliato di tutto. Il vero povero di spirito, distaccato da tutte le cose, chi lo scoprirà? «Un prezioso tesoro che occorre cercare ai confini del mondo» (Prov 31, 10). Se uno si spogliasse di tutti i suoi beni, non sarebbe ancora nulla (Ct 8, 7). E se pure facesse grandi penitenze, sarebbe ancora poco. Anche qualora possedesse tutte le scienze, si troverebbe ancora lontano. E se potesse vantare grandi virtù e un’ardente devozione, molto ancora dovrebbe fare: qualcosa di estremamente necessario. Cosa? Che, lasciando tutto, rinunci a sé stesso uscendo totalmente da sé, senza alcun interesse personale, e, dopo aver fatto tutto ciò che ha potuto, riconosca di non aver fatto niente. Non bisogna tenere in gran conto il poco che possa venir definito grande: piuttosto, confessare sinceramente di essere servi inutili, come ci insegna la Verità. «Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17, 10). Allora, sì, uno potrà veramente definirsi povero di spirito e dire con il profeta: «Sono povero e solo in questo mondo» (Sal 24, 16). Nessuno è più potente, nessuno più libero di chi sa rinunciare a sé stesso e a tutte le cose e scegliere l'ultimo posto.

Capitolo 12

LA STRADA MAESTRA DELLA SANTA CROCE

1. Per molti queste sono parole dure: «Rinnega te stesso, prendi la tua croce e segui Gesù Cristo» (Mt 16, 24). Ancora più arduo è ascoltare questo giudizio inappellabile: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno» (Mt 25, 41). Ma quelli che ora docilmente ascoltano e accolgono la parola della croce non dovranno aver paura della sentenza di eterna condanna. Quando il Signore verrà per giudicare, il segno della croce comparirà in cielo. Allora tutti coloro che si porranno sotto la croce e che in vita hanno seguito il Crocifisso si avvicineranno al Cristo-giudice con grande fiducia.

2. Perché temi, dunque, di abbracciare la croce se è questa la via verso il Regno dei cieli? Nella croce c’è la salvezza; nella croce la vita; nella croce la protezione contro i nemici; nella croce l'abbondanza della bontà divina; nella croce la fermezza del cuore; nella croce il compendio di tutte le virtù; nella croce la perfezione della santità. Non c'è salvezza né speranza di vita eterna se non nella croce. Prendi, allora, la tua croce, segui Gesù ed entrerai nella vita eterna. Gesù ti ha preceduto portando la croce su di sé e morendo sulla croce per amor tuo, affinché anche tu portassi la tua croce e desiderassi mori-re come lui. Poiché, se con Lui morirai, allo stesso modo con Lui vivrai. E se sarai solidale con Lui nella sofferenza, lo sarai anche nella gloria.

 3. Effettivamente, tutto dipende dalla croce e tutto passa per la rinuncia a sé stessi; non c'è altro cammino per la vita e per la vera pace interiore che la strada della santa croce e della perseverante rinuncia. Dovunque tu vada e qualunque cosa tu voglia, non troverai, in alto come in basso, cammino più sublime e più sicuro di quello della santa croce. Organizza e ordina tutto secondo il tuo desiderio e il tuo pensiero e vedrai che incontrerai problemi, che tu lo voglia o no; in altre parole, sempre la croce troverai. Soffrirai o dolori nel corpo o tribolazioni nello spirito.

4. Ora sentirai l’abbandono di Dio, ora la persecuzione del prossimo e, quel che è peggio, non di rado ti sentirai disprezzabile ai tuoi occhi. E non ci sarà rimedio né conforto che possa liberarti o alleggerirti il peso; è necessario che tu soffra per il tempo che Dio vorrà. Perché Dio vuole insegnarti a sopportare la tribolazione senza conforto, affinché tu possa abbandonarti totalmente a Lui e diventare più umile attraverso il dolore. Nessuno sente così vivamente la passione di Cristo come chi è passato per tale sofferenza. La croce, dunque, è sempre pronta; ti sta aspettando dappertutto. Non puoi sfuggirle; ovunque tu ti volga, in qualunque luogo tu vada, la porterai con te e sempre troverai te stesso/a. Volgiti verso l'alto o verso il basso, volgiti verso l’esterno o verso l'interno, in ogni caso dovrai portarla; ed è necessario che tu sia sempre paziente se vuoi raggiungere la pace interiore e meritare il premio eterno.

5. Se porti la croce volentieri, essa porterà te e ti condurrà alla meta desiderata, dove ha termine ogni dolore, diversa-mente da quanto avviene in questo mondo. Se la porti malvolentieri, ne accrescerai il peso, e un fardello maggiore ti verrà imposto; in ogni caso sarai costretto a portarla. Se rifiuti una croce, ne troverai senza dubbio un'altra, magari anche più pe-sante.

6. Pensi forse di sfuggire a ciò da cui nessun mortale può essere dispensato? C'è mai stato un santo o una santa che non abbia sopportato tribolazioni? Neppure Gesù Cristo, nostro Signore, è sfuggito a questa sorte, neanche per un’ora in tutta la sua vita, poiché anche lui ha sofferto dolori e angosce. Era necessario, ha detto, che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria (Lc 24, 26; 46). Come puoi tu, allora, cercare un cammino che non sia la strada maestra della santa croce?

7. Gran parte della vita di Cristo è stata croce e martirio; e tu insegui tranquillità e piacere? Percorri una strada sbagliata, decisamente sbagliata, se cerchi un'altra cosa, sfuggendo alle sofferenze e alle tribolazioni; poiché tutta questa vita mortale è piena di miserie e segnata da croci. E quanto più uno avanza nella vita spirituale, tante più croci incontra, perché molte volte l'amore gli rende l'esilio quasi insopportabile.

8. Malgrado le tante afflizioni, tuttavia, nessuno resta senza il sollievo della consolazione, perché il seguace di Cristo sente che dalla sofferenza della croce nasce un grande frutto. Tutto il peso della tribolazione, infatti, quando uno la prende di buon grado su di sé, si trasforma in fiducia nella consolazione divina. E quanto più la vita terrena è crocifissa dal dolore, tanto più l'esistenza spirituale si rafforza attraverso la grazia interiore. E, a volte, si diventa ancora più forti quando si sopportano con amore le asprezze della vita assumendo la croce di Cristo; per questo stesso amore uno sarebbe capace di sopportare ancora più sofferenze, risultando così gradito a Dio. Realizzare tutto ciò non è virtù umana ma grazia di Cristo; malgrado la fragilità umana, lo spirito, impregnato di Cristo, può amare e abbracciare ciò che per natura respingerebbe o che lo porterebbe a fuggire.

9. La nostra inclinazione naturale non ci porta a farci cari-co della croce, ad amare la croce, a esercitare il controllo sugli impulsi del corpo, a rifuggire gli onori, ad accettare le offese, a rinunciare a noi stessi, a voler restare dietro, a sopportare sofferenze e disgrazie e a non mirare alla prosperità. Tutto questo ripugna alla nostra natura umana. Se ti guardi dentro, ti rendi conto di quanto sia difficile realizzare tutto ciò. Ma, se confidi in Dio, ti sarà concessa dal cielo la forza e tu sottometterai a te il mondo e le cose terrene. Se procedi con lo scudo della fede e l'arma della croce di Cristo non dovrai temere il nemico diabolico.

10. Pertanto, come seguace fedele di Cristo, disponiti a prendere su di te la croce del tuo Signore che è stato croci-fisso. Ciò ti darà la forza per affrontare contrattempi e disagi, considerando che, ovunque tu stia o ti nasconda, sempre li incontrerai. Così è la vita e non c'è altro rimedio contro la sofferenza e la tribolazione che accoglierle e sopportarle pazientemente. Bevi, generosamente, il calice del Signore se vuoi seguirlo e partecipare del suo destino. Apriti a Dio affinché possa consolarti così come riterrà giusto. Tu, però, disponiti a sopportare tali afflizioni e considerale come visite preziose di Dio, perché sappiamo che, anche qualora tu solo dovessi sopportarle tutte, le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura (Rm 8, 18) che dobbiamo meritare.

11. Quando arriverai al punto tale che la sofferenza ti apparirà dolce e amabile a causa dell'amore per Cristo, allora potrai considerarti felice perché avrai trovato il paradiso sulla terra. Finché non assumerai í patimenti e tenterai di fuggirli, la paura ti inseguirà da ogni parte.

12. Se sarai disponibile ad accettare le sofferenze e persino la morte, allora ti sentirai migliore e troverai la vera pace. Anche se si venisse rapiti come San Paolo fino al terzo cielo, non per questo ci si libererebbe dalla sofferenza. Io, dice Gesù, «gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome» (At 9,16). Non puoi sottrarti al dolore se vuoi amare per sempre Gesù e seguirlo.

13. Considera un onore soffrire per il nome di Gesù. Quale gloria risulterebbe per te, quale gioia per i santi e le sante e quale esempio daresti agli altri! Poiché tutti raccomandano la pazienza, ma pochi sono disposti a esercitarla. A ragione dovresti patire di buon grado per amore di Cristo, quando sappiamo che nel mondo c'è chi soffre incomparabilmente di più.

14. Sappi chiaramente che la tua vita deve essere una morte continua e che quanto più ciascuno muore a sé stesso tanto più comincia a vivere per Dio. È in grado di comprendere le cose del cielo solo chi si dispone per Cristo ad assumere tutte le avversità. Nulla in questo mondo è più gradito a Dio né più vantaggioso per te che accogliere tutto di buon grado, tristezza e gioia, salute e malattia, per amore di Cristo. Se per ipotesi potessi scegliere tra sopportare tutto dinanzi a Dio o sfruttare semplicemente le occasioni di piacere di questo mondo, dovresti optare per il primo termine dell'alternativa, perché ti porrebbe sul cammino di Cristo e dei santi e delle sante. I nostri meriti e il nostro progresso spirituale si misurano realmente in base alla nostra capacità di affrontare coraggiosamente le angosce e le tribolazioni della condizione umana.

15. Se ci fosse un migliore e più facile cammino di salvezza che non sia quello di vivere e soffrire con Cristo, lui stesso lo avrebbe sicuramente insegnato con parole ed esempi. Ma egli mette in guardia chiaramente i suoi discepoli e quanti vogliono seguirlo fino alla croce, dicendo: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16, 24). Sia questo, dunque, il risultato finale di tutte le lezioni e di tutti gli studi: «È necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio» (At 14, 22).

 

 

 

 

 

 

 

Libro terzo

LA CONSOLAZIONE INTERIORE

Capitolo 1

L’INTIMA COMUNIONE DI CRISTO CON IL SUO FEDELE DISCEPOLO

1. «Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore» (Sal 84, 9). Felice chi sente dentro di sé la voce del Signore e riceve parole di conforto! Beate le orecchie che colgono il divino sussurro senza lasciarsi turbare dalle suggestioni del mondo esteriore. Beate, sì, le orecchie che non si lasciano catturare dalle voci che risuonano dal di fuori ma prestano attenzione alla Verità che ammaestra dal di dentro. Beati gli occhi che sono aperti non solo sulle cose esteriori ma soprattutto su quelle interiori! Beati coloro che penetrano in profondità nel mondo interiore e si impegnano, attraverso continui esercizi di preghiera e di meditazione, a comprendere in misura sempre maggiore i mi-steri divini! Beati coloro che si affidano con gioia a Dio al di là degli impegni del mondo.

2. Prendi sul serio tutto ciò, anima mia, e vigila alle porte dei sensi affinché tu possa lasciar entrare le parole che il Signore Dio tuo vuole interiormente comunicarti. Ecco ciò che ti dice il tuo Beneamato: «Io sono la tua salvezza» (Sal 34, 3), la tua pace e la tua vita; resta con me e troverai la pace; dimentica, per un momento, tutte le cose transitorie, pur senza disprezzarle, e vai alla ricerca di quelle eterne. In tutto ciò che è mondano non è assente l’inganno e la seduzione; a che ti servono tutte le creature se il Creatore ti abbandona? Per questo, non lasciarti illudere ma affidati docilmente e fedelmente al tuo Creatore per raggiungere la vera felicità.

Capitolo 2

LA VERITÀ CI PARLA SENZA LO STREPITO DELLE PAROLE

1. «Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta» (1Sam 3, 10); Io sono tuo servo, fammi comprendere e conoscerò i tuoi insegnamenti» (Sal 118, 125); apri il mio cuore alle parole della tua bocca; il tuo discorso penetri come rugiada. Dicevano un tempo a Mosè i figli e le figlie di Israele: «Parla tu a noi e noi ascolteremo, ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo!» (Es 20, 19). Non così, Signore, non così ti prego io; piuttosto, come il profeta Samuele, umile e anelante, ti supplico: «Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta» (1Sam 3,10). Non parli Mosè, né alcuno dei profeti, parlami tu stesso, Signore mio Dio, che hai ispirato e illuminato i profeti, perché Tu puoi, senza di loro, insegnarmi in maniera perfetta, mentre loro, senza di Te, non mi sarebbero di aiuto.

2. Essi possono proferire parole buone e belle, ma non possono dar loro lo spirito; parlano con eleganza, ma, se Tu taci, non infiammano il cuore. Insegnano la lettera, ma sei Tu a rivelarne il significato. Presentano i misteri, ma sei Tu a decifrare il senso delle immagini. Proclamano i comandamenti, ma sei Tu che aiuti a compierli. Mostrano il cammino, ma sei Tu a dare la forza di percorrerlo. Irrigano in superficie, ma sei Tu a donare la fecondità. Esortano con le parole, ma sei Tu che permetti di comprenderle.

3. Non mi parli, dunque, Mosè, ma parlami Tu, Signore mio Dio, Verità eterna: che io non debba morire senza aver prodotto frutto, ricevendo esortazioni dall’esterno ma senza fuoco interiore; che la mia condanna non sia la parola ascoltata e non praticata, conosciuta e non amata, creduta e non osservata. «Parla, perché il tuo servo ti ascolta» (1 Sam 3, 10); perché «Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6, 68). Parlami per conso-lare la mia anima e purificare la mia vita, e a te sia lode, gloria e onore perpetuo.

Capitolo 3

ASCOLTARE CON UMILTÀ LE PAROLE DI DIO ANCHE SE MOLTI NON LE LASCIANO RISUONARE INTERIORMENTE

1. Ascolta figlio, ascolta figlia amata: le mie parole sono soavi, superiori a tutti gli argomenti dei filosofi e dei sapienti di questo mondo. «Le parole che vi ho detto: sono spirito e vita» (Gv 6, 63) e non devono essere interpretate secondo criteri meramente umani. Non si prestano a vuote divagazioni ma devono essere ascoltate in silenzio, con la massima attenzione e il più grande amore. E io ho risposto: «Beato l’uomo che tu istruisci, Signore, e che ammaestri nella tua legge, per dargli riposo nei giorni di sventura (Sal 93, 12.13), non negargli consolazione sulla terra.

2. Io, dice il Signore, fin dall’inizio ho insegnato ai profeti e ancora non manco di parlare a tutti; ma molti sono insensibili e sordi al mio richiamo. Non sono pochi a preferire la voce del mondo a quella di Dio; a seguire più facilmente i richiami dei sensi che il precetto divino. Il mondo promette solo cose terrene e fugaci e queste sono accolte con grande entusiasmo; io invece prometto beni sublimi ed eterni eppure incontro freddezza nel cuore di tanti. Esiste qualcuno che mi ascolti attentamente e segua in tutto le mie indicazioni con lo stesso impegno con cui accompagna le cose del mondo e si pone al servizio di chi lo comanda? «Vergognati, Sidòne, ha parlato il mare» (Is 23, 4). E se vuoi sapere il motivo, ascolta: per una misera retribuzione intraprendono grandi viaggi e per la vita eterna molti non muovono neppure un passo. Si insegue il vile profitto; per pochi centesimi si scatenano a volte liti violente; per una cosa insignificante e per promesse meschine non si teme di faticare giorno e notte. Ma - quale vergogna! - per il bene eterno, per il premio inestimabile, per l’onore supremo e per la gloria senza fine, ci stanca il minimo sforzo. Vergognati, tu che sei indolente e non fai che mormorare, perché coloro che vivono nel mondo sono più impegnati a inseguire ciò che li condanna di quanto lo sia tu a perseguire ciò che ti salva. Essi cercano con più zelo ciò che è vano di quanto lo faccia tu rispetto alla verità. Non di rado, però, le loro speranze vengono deluse, mentre la mia promessa non tradisce mai e quanti confidano in me non escono mai a mani vuote. Darò ciò che ho promesso, compirò ciò che ho detto, purché tu sia fedele nel perseverare nel mio amore fino alla fine. Io sono colui che premia tutti i buoni e sottopone a dure prove quanti mi seguono.

4. Fissa le mie parole nel tuo cuore e meditale attentamente, perché nell’ora della tentazione ti risulteranno necessarie. Cose che ora leggi senza capire le comprenderai quando ti farò visita. In due modi sono solito visitare i miei eletti: attraverso la tentazione e attraverso la consolazione. E due lezioni offro loro ogni giorno: in una li rimprovero per i vizi e nell’altra li esorto a crescere nella virtù. Chi ascolta la mia parola e non la segue su di essa sarà giudicato nell’ultimo giorno (cfr Gv 12, 48).

Preghiera per implorare la grazia della devozione

5. Mio Signore e mio Dio! Tu sei tutto il mio bene. E chi sono io per osare rivolgerti la parola? Io sono il tuo miserabile servo, un vile vermiciattolo, molto più misero e disprezzabile di ciò che posso e oso dire. Ricordati, Signore, che sei buono, giusto e santo. Tutto puoi, tutto dai, tutto colmi e solo il peccatore lasci a mani vuote. «Ricordati della tua misericordia» (Sal 24, 6) e riempi il mio cuore della tua grazia, poiché non vuoi che le tue opere restino senza frutto.

6. Come potrei io, in questa vita tanto limitata, sopportare me stesso senza il sostegno della tua grazia e della tua misericordia? Non distogliere da me il tuo volto, non ritardare la tua visita, non mi sottrarre la tua consolazione, in maniera che non resti «il mio spirito dinanzi a te come terra riarsa» (Sal 142, 6); «insegnami, Signore, a compiere il tuo volere» (Sal 142, 10), insegnami a stare alla tua presenza, degnamente e umilmente, perché Tu sei la mia saggezza, Tu che mi conosci veramente da prima che l’universo fosse da te creato e da prima che io nascessi e venissi al mondo.

Capitolo 4

ANDARE DI FRONTE A DIO IN VERITÀ E UMILTÀ

1. Figlio mio/figlia amata, cammina di fronte a me nella verità e cercami sempre con semplicità di cuore. Chi cammina alla mia presenza nella verità sarà protetto dalle incursioni maligne e la verità lo libererà dalle seduzioni e dalle maldicenze dei malvagi. Se la verità ti libererà, non avrai più catene e non farai caso alle futili parole degli altri. Ciò che dici, Signore, è assolutamente vero; ti chiedo che con me sia così. Che la tua verità mi ammaestri, mi difenda e mi conservi fino al mio felice epilogo. Essa mi liberi da ogni attaccamento eccessivo e da ogni amore disordinato, così da poter camminare con te, con la massima libertà di spirito.

2. Io ti mostrerò, dice la Verità, ciò che è giusto e gradito ai miei occhi. Ripensa ai tuoi peccati con dolore e rammarico profondi e non inorgoglirti per le tue buone opere. Sei, in realtà, un essere peccatore, soggetto alle passioni e preso nei loro lacci. Ti volgi sempre in direzione del nulla, rapidamente cadi, subito ti arrendi e sprofondi nella confusione e nello sconforto. Non hai nulla di cui ti possa vantare; al contrario, hai molto per cui umiliarti, poiché sei molto più fragile di quanto tu possa immaginare.

3. Di ciò che fai, dunque, non giudicare nulla grande, nulla prezioso e ammirevole, nulla degno di apprezzamento, nulla nobile, nulla veramente lodevole e desiderabile; e questa tua estrema vulnerabilità provochi in te tristezza. Non temere nulla, non criticare nulla e rifuggi vizi e peccati, e questi ti addolorino più di qualsiasi danno materiale. Alcuni non camminano alla mia presenza con semplicità, ma, curiosi e arroganti, pretendono di conoscere i miei segreti e di comprendere i sublimi misteri di Dio, trascurando sé stessi e la propria salvezza. Essi, a causa della loro superbia e della loro curiosità, non di rado incorrono in grandi tentazioni e peccati, e io mi allontano da loro. Prendi sul serio il giudizio di Dio ed evita l’ira dell’Onnipotente.

4. Non soppesare le azioni dell’Altissimo; esamina piuttosto le tue iniquità, i mali che hai commesso, e il bene che per negligenza hai mancato di fare. Alcuni ripongono tutta la loro attenzione ai libri, altri alle immagini, altri ai segnali e agli atti esteriori. Alcuni mi portano sulla bocca ma molto poco nel cuore. Ma ve ne sono altri che, illuminati nella mente e purificati nel cuore, anelano sempre ai beni eterni; non si soffermano, più di quanto sia conveniente, nella considerazione delle cose terrene e accettano di soddisfare ciò che non possono evitare, vale a dire le esigenze della natura; questi prestano ascolto a ciò che dice loro lo Spirito di Verità, che insegna a considerare transitorie le cose terrene e ad amare di più quelle celesti; senza negare il mondo, aspirano giorno e notte al cielo.

Capitolo 5

I MIRABILI EFFETTI DELL’AMORE DIVINO

1. Ti benedico, Padre celeste, Padre del mio Signore Gesù Cristo, per esserti degnato di ricordarti di me, malgrado la mia miseria. «Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione» (2Cor 1, 3), ti rendo grazie per allietarmi, a volte, con la tua consolazione, nonostante la mia indegnità. Nei secoli dei secoli, sempre tu sia benedetto e glorificato insieme al tuo Figlio unigenito e allo Spirito di consolazione. Signore mio Dio, amico santo della mia anima: ogni volta che penetri nel mio cuore, esulta di gioia tutto il mio spirito. «In te è la mia gloria» (Sal 118, 111); «in te è la mia difesa e il mio rifugio nel giorno del pericolo» (Sal 58, 17).

2. Essendo io ancora fragile nell’amore e imperfetto nella virtù, ho bisogno del tuo sostegno e del tuo conforto. Per questo fammi più volte visita e istruiscimi con sante indicazioni. Liberami dalle passioni disordinate e cura il mio cuore da tutti gli attaccamenti eccessivi, in maniera che io, sanato e purificato interiormente, sia capace di amare, saldo nell’affrontare le sofferenze, forte nel perseverare.

3. Grande cosa è l’amore. È un bene realmente inestimabile che già di suo rende soave ciò che è gravoso e sopporta serenamente ogni avversità. Perché porta il carico senza sentirne il peso, rende l’amaro dolce e gustoso. L’amore di Gesù è generoso e ispira grandi iniziative e ci spinge sempre alla più alta perfezione. L’amore tende sempre verso l’alto e non si lascia catturare dalle cose che trascinano in basso. L’amore vuole essere libero e senza quegli intralci che gli impediscano di amare integralmente. Nulla è più dolce dell’amore, nulla più forte, nulla più sublime, nulla più profondo, nulla più delizioso, nulla così perfetto e buono in cielo e sulla terra; perché l’amore proviene da Dio e in Dio riposa al di là di tutto ciò che possano offrire le creature.

4. Chi ama vola, corre, vive con gioia, si sente libero da ogni catena. Dà tutto a tutti e possiede tutto in tutte le cose, perché, al di là di tutte le cose, riposa nel Sommo Bene, da cui derivano e procedono tutti i beni. Non guarda ai doni, ma si eleva al di sopra di tutti i beni fino a Colui che li concede. L’amore spesso non conosce limiti, poiché il suo fuoco interiore supera ogni misura. L’amore non sente il peso, non bada alla fatica e anela a fare più di ciò che può, non prende a pretesto l’impossibile poiché tutto gli appare lecito e realizzabile. Per questo è capace di tutto e opera cose che chi non ama non può comprendere; chi non ama si indebolisce e finisce per cadere. L’amore vigila sempre e addirittura dorme senza dormire. Nessuna fatica lo stanca, nessuna angoscia lo affligge, nessun timore lo spaventa, ma, come fiamma viva, la fiaccola ardente erompe verso l’alto e prosegue sicura il suo corso.

5. Solo chi ama comprende cos'è l'amore. Ben alta risuona alle orecchie di Dio la passione dell'anima che dice: Mio Dio, mio amore! Tu sei tutto mio e io tutta tua!

6. Dilata il mio amore perché io possa, dal fondo del cuore, gustare quanto amare sia dolce: nell’amore sciogliermi e nuotare. Che l’amore mi catturi e mi sollevi al di sopra di me stesso in un trasporto impetuoso e senza limiti. Che io canti il canto dell'amore, e ti segua nelle altezze, mio Amato; la mia anima vada in estasi nella tua lode, nel giubilo dell'amore. Voglio amarti più di me stesso e amare me solo per Te e in Te tutti coloro che veramente ti amano, secondo la legge dell’amore che da Te emana.

7. L’amore è sollecito, sincero, potente, gioioso e amabile; forte e paziente, fedele, prudente, ponderato, vigoroso e mai centrato su di sé. Poiché, non appena uno cerca sé stesso, perde l’amore. L’amore è accorto, umile e retto; non vacilla, non è vacuo, non si cura di ciò che è futile; è sobrio, casto, costante, sereno, sobrio in tutti i suoi sensi. L’amore obbedisce ai superiori e li rispetta, non tiene sé stesso in grande considerazione, è devoto e grato a Dio, confida e ripone sempre la sua speranza in Lui, anche nella desolazione, perché nell'amore non si vive senza dolore.

8. Chi non è pronto a sopportare tutto e a fare la volontà dell’Amato non è degno dell’amore. Chi ama accoglie di buon grado tutto ciò che è arduo e amaro per amore del suo Diletto e non se ne allontana, qualunque avversità si trovi ad affrontare.

Capitolo 6

LE VICISSITUDINI DI CHI VERAMENTE AMA

1. Figlio amato/figlia amata, non sei ancora sufficientemente forte e prudente nell’amore. Perché, Signore? Perché dinanzi a qualunque ostacolo abbandoni ciò che hai cominciato e vai ansiosamente in cerca di consolazione. Chi è forte nell’amore rimane saldo di fronte alle tentazioni e non presta ascolto alle seduzioni del nemico. Come gli sono gradito nella prosperità, così non gli risulto molesto nella sofferenza.

2. Chi ama con prudenza non considera tanto il dono quanto l’amore di chi dona. Apprezza più l'intenzione che il valore del regalo, ma tutti i regali non valgono ciò che vale l’Amato. Chi ama nobilmente non è preso dal dono, ma dall’Amato al di sopra di tutti i doni. Non tutto è perduto se a volte senti verso di me e verso i santi e le sante meno devozione di ciò che vorresti. Quel sentimento tenero e dolce che talvolta sperimenti è effetto della presenza della grazia, una specie di anticipo della patria celeste. Ma non farci troppo affidamento perché viene e va.

3. Lottare contro i cattivi impulsi del cuore e respingere le seduzioni del demonio è segno di virtù e di grande merito. Non ti creino turbamento, allora, fantasie estranee nate non si sa dove. Mantieni saldo il tuo proposito e retta la tua intenzione, radicata in Dio. Non è illusorio essere condotti subitamente all’estasi per poi immediatamente dopo ricadere nuovamente nelle infantili abitudini del cuore. Le subisci contro la tua volontà, perché non ne sei tu la causa, ma non cedi ad esse; le respingi, anzi, in maniera che siano per te motivo di merito e non di perdizione.

4. Sappi che l’antico nemico tenta in tutti i modi di ostacolare il tuo desiderio del bene e di distoglierti da tutti gli atti di devozione, in particolare dalla venerazione dei santi e delle sante, dal devoto ricordo della mia passione, dalla salutare memoria dei peccati, dalla vigilanza sul tuo cuore e dal saldo proposito di avanzare sulla via della virtù. Egli insinua in te molti pensieri cattivi per provocarti tedio e disgusto e allontanarti dalla preghiera e dalla lettura spirituale. Molto lo disturba l’umile confessione dei tuoi peccati; se potesse, ti farebbe abbandonare la comunione eucaristica. Non prestargli ascolto, non badargli, perché molto spesso ti tende insidiose trappole. È a lui che si devono i pensieri malvagi e le disoneste aspirazioni. Digli: Vattene, spirito immondo, miserabile e senza vergogna; quanto perverso devi essere per insinuare in me queste cose! Vattene, malvagio seduttore, perché non ti cederò alcuna cosa, dal momento che Gesù sarà con me come invincibile combattente e tu sarai messo in scacco. Preferisco morire e sopportare tutti i tormenti piuttosto che fare la tua volontà; taci, ammutolisci; per quanto tu voglia tormentarmi, io non ti ascolterò più. «Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura?» (Sai 26, 1). «Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme» (Sal 26, 3); Il Signore è mia rupe e mio redentore» (Sal 18, 15).

5. Combatti come un soldato valoroso e, se qualche volta cadrai per la tua debolezza, acquisterai una forza maggiore; di certo riceverai una grazia copiosa; ma guardati dall'autocompiacimento e dalla superbia. È a causa della mancata vigilanza che molti sono tratti in inganno e cadono a volte in una incurabile cecità. La rovina di questi superbi che esaltano sé stessi in maniera folle ti serva da avvertimento e ti rafforzi nella virtù dell’umiltà.

Capitolo 7

RICOPRIRE LA GRAZIA CON IL MANTO DELL’UMILTÀ

1. Figlio amato/figlia amata, è bene ed è anche utile non far percepire la grazia della devozione; così non te ne vanterai né ti preoccuperai di essa. Conviene di più non darsi troppa importanza; il tuo timore sia piuttosto di non essere all’altezza della grazia ricevuta. È importante non essere troppo attaccati a tali sentimenti, i quali assai rapidamente possono trasformarsi nel loro contrario. Alla presenza della grazia, rifletti quanto piccoli e poveri siamo senza di essa. Il progresso nella vita spirituale non consiste tanto nell’avere la grazia della consolazione quanto nel sopportare con umiltà, abnegazione e pazienza di esserne privati; non tralasciare la preghiera e non abbandonare del tutto le altre buone opere che hai l’abitudine di compiere. Piuttosto, fa’ tutto di buon grado, come meglio puoi e come riesci a comprendere e non trascurarti malgrado l’aridità e l’inquietudine della mente.

2. Vi sono molti che si lasciano prendere dall’impazienza e dallo sconforto non appena le cose non vanno come vorrebbero. Non sempre, però, il nostro cammino è nelle nostre mani, ma spetta a Dio consolare e concedere la grazia quando vuole, quanto vuole e a chi vuole, tutto a suo piacimento, né più né meno. Alcune persone imprudenti si sono perse nella ricerca della grazia della devozione, perché hanno voluto fare più di ciò che potevano, non tenendo conto della propria debolezza e seguendo più l’impulso del cuore che i precetti della ragione. Essendo presuntuosi, hanno perso assai rapidamente la grazia. Coloro che intendevano porre il loro nido nel cielo, sono caduti nella miseria e nello sconforto più profondamente di quanto Dio avesse determinato; in tal modo, umiliati e impoveriti, hanno imparato a non alimentare la pretesa di vo-lare solo con le proprie ali senza mettersi all’ombra delle ali di Dio. I principianti e gli inesperti nel cammino del Signore possono ingannarsi e perdersi nel caso non vengano consigliati da persone dotate di esperienza.

3. Questi mettono gravemente a repentaglio la propria salvezza se preferiscono seguire le proprie idee piuttosto che confidare nel consiglio di persone esperte e, ancor peggio, se si ostinano a restare aggrappati alla propria opinione. Coloro che si ritengono saggi raramente si lasciano guidare dagli altri. E preferibile sapere e comprendere poco conservando l’umiltà che possedere tesori di scienza e incorrere nella presunzione. È meglio per te avere meno che di più, se con di più cadi nella superbia. Non è abbastanza prudente chi si lascia andare completamente alla gioia, dimenticando l'antica miseria e il casto timore di Dio e non badando al rischio di perdere la grazia ricevuta. Né dà prova di grande virtù chi, nei momenti di difficoltà e dinanzi a un qualunque ostacolo, cede facilmente allo sconforto, senza riporre in Dio la necessaria fiducia.

4. Chi, in tempo di pace, si ritiene al sicuro, spesso, in guerra, si rivela timoroso e codardo. Non cadrai tanto rapidamente nella tentazione e nel peccato se saprai conservarti sempre semplice e umile nella considerazione che hai di te e saprai orientare il tuo spirito con moderazione.

5. Quando avverti il fervore spirituale, è consigliabile meditare su cosa sarà di te quando ti verrà tolta questa grazia. E quando ciò avverrà, pensa che la luce può tornare, poiché te l'ho sottratta solo per qualche momento, per la tua sicurezza e per la mia gloria. Tale prova, molto spesso, ti è più utile che se tutto accadesse secondo i tuoi desideri. Non si devono valutare i meriti di qualcuno in base alle visioni e alle consolazioni che riceve, né in base alla conoscenza della Scrittura e neppure per il posto che occupa. Piuttosto, per conoscere il valore di ciascuno, considera se è radicato nella vera umiltà e se vive nella pienezza dell’amore di Dio; se cerca sempre di rendere gloria a Dio con pura e retta intenzione; se non innalza se stesso né si attribuisce eccessiva importanza e se preferisce essere ignorato e trascurato piuttosto che esaltato e lodato dagli altri.

Capitolo 8

NON AVERE GRANDE CONSIDERAZIONE DI SÉ AGLI OCCHI DI DIO

1.  «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere» (Gn 18, 27). Se mi tengo in grande considera-zione, ecco che tu ti sollevi contro di me indicandomi i miei peccati e io non potrò controbattere. Ma se ho una bassa opinione di me, consapevole di essere venuto dal nulla, e se mi lascio alle spalle tutto il mio orgoglio e penso di essere polvere, perché dalla polvere provengo, allora la tua grazia scenderà splendente su di me e la tua luce inonderà il mio cuore; e allora ogni sentimento egoistico, per minimo che sia, sprofonderà nell'abisso del nulla e scomparirà per sempre. È così che mi fai conoscere ciò che realmente sono, ciò che sono stato, a che punto sono arrivato; perché io sono niente e non lo sapevo. Abbandonato a me stesso, non sono altro che nulla, sono la debolezza stessa. Ma se lanci uno sguardo su di me, subito mi sento forte e pieno di nuova gioia. Che meraviglia sentire che all'improvviso mi sollevi e amorevolmente mi abbracci, quando invece il mio stesso peso mi spinge verso l'abisso.

2. Ma questa è l’opera del tuo amore, che mi protegge gratuitamente, soccorrendomi in mille necessità, mettendomi al riparo da innumerevoli mali. Mi sono perso amandomi disordinatamente, ma, cercando Te prima di tutto e amando di un amore puro, ho ritrovato me stesso e anche te; e questo amore mi ha fatto sentire ancor più in profondità il mio nulla. Eppure Te, dolcissimo Signore, ti adoperi per me più di quanto merito e oltre ciò che oso sperare o chiedere.

3. Benedetto sia tu, mio Dio, perché, sebbene io non sia degno di tutto il bene, la tua gratuità e la tua infinita bontà non smettono di beneficiare neppure gli ingrati e quanti camminano lontano da Te. Riportaci a Te, così da essere grati, umili e devoti, poiché Tu sei la nostra salvezza, la nostra forza e il nostro baluardo.

Capitolo 9

DIO, IL RIFERIMENTO ULTIMO DI TUTTO

1. Figlio/figlia, se vuoi essere veramente felice, dovrò essere io il tuo supremo e ultimo fine. Questa intenzione purificherà il tuo cuore, tante volte smarrito nell’inseguire te e le cose mondane. Se per avventura cerchi te stesso o te stessa, subito ti indebolisci e ti scoraggi. Riconduci allora tutto a me, principalmente, perché io sono colui che ti ha dato tutto. Considera ogni bene come proveniente dal Sommo Bene e in tal modo riferisci tutto a me come sua origine.

2. Il piccolo e il grande, il povero e il ricco attingono da me acqua viva, poiché io sono la fonte della vita; e quanti mi servono spontaneamente e liberamente riceveranno grazia su grazia. Ma chi, al di fuori di me, vorrà promuovere sé stesso o cercare la propria soddisfazione, non sperimenterà mai la vera gioia né gli si dilaterà mai il cuore, ma sarà sempre pieno di preoccupazione e preso da mille angosce. Nulla del bene che esiste in te devi attribuirlo a te stesso. Nessun’altra persona attribuisca a te la virtù. Piuttosto, riconduci tutto a Dio, senza il quale l’essere umano non ha nulla. Io ho dato tutto e voglio in tutto essere ricambiato, e lo esigo gelosamente e mi attendo gratitudine.

3. È questa verità che non lascia spazio alla vanagloria. E se entreranno nel tuo cuore la grazia celeste e il vero amore, non sentirai più nessuna invidia, non ti si stringerà più il cuore né ci sarà più spazio per l'egoismo. Perché l'amore divino vince tutto e moltiplica le energie interiori. Se sei veramente saggio, riponi in Dio la tua gioia e la tua fiducia al di sopra di qualsiasi cosa, perché «nessuno è buono, se non uno solo, Dio» (Lc 18, 19). È Lui che deve essere lodato e benedetto in ogni cosa e al di sopra di tutto.

Capitolo 10

COM’È DOLCE, IN MEZZO AL MONDO, SERVIRE DIO

1. Ti parlerò ancora, Signore, e non tacerò. Dirò all’orecchio del Mio Dio, mio Signore e mio Re, nell’alto dei cieli: «Quanto è grande la tua bontà, Signore! La riservi per coloro che ti temono» (Sal 30, 20). Cosa avverrà a coloro che ti amano e ti servono con tutto il cuore? Veramente ineffabile è la dolcezza della contemplazione che concedi a coloro che ti amano. In ciò mi hai specialmente mostrato la soavità del tuo amore: non esistevo, e mi hai creato; ero distante da te, perduto nel mio errore, e mi hai ricondotto a Te per servirti, e mi hai co-mandato di amarti.

 2. Oh, fonte perenne di amore! Che dirò di te? Come potrei dimenticarmi che ti sei ricordato di me, anche quando ero perso nell’abiezione? Oltre ogni speranza, hai usato misericordia con il tuo servo, e, al di là di ogni merito, mi hai offerto la tua grazia e la tua amicizia. Come potrò ricambiare tanta grazia? Perché non a tutti è dato abbandonare tutto, rinunciare alle cose terrene e abbracciare un cammino spirituale. È forse un merito che io ti serva, quando ogni creatura ha il dovere di farlo? Non mi sembra di aver fatto chissà quale cosa a servirti; piuttosto, devo sentirmi onorato, povero e indegno come sono, per il fatto che ti sei degnato di ricevermi al tuo servizio e di unirmi ai tuoi servi prediletti.

3. È tuo, Signore, tutto ciò che possiedo e con cui ti servo; eppure, tu servi me più di quanto faccia io con te. Ecco il cielo e la terra che hai creato perché ce ne prendessimo cura; sono attenti a ogni tuo cenno per fare, ogni giorno, ciò che comandi loro. Non solo, gli angeli stessi hai destinato al nostro servizio. Ma, al di là di tutte queste cose, tu stesso ti sei degnato di servire l’essere umano, promettendogli in dono te stesso.

4. E cosa ti darò io per questa bontà senza fine? Ah, se potessi servirti tutti i giorni della mia vita! Se potessi prestarti un degno servizio anche fosse solo per un giorno! Realmente sei degno di ogni riguardo, di tutto l'onore e di gloria eterna. Tu sei veramente il mio Signore e io il tuo infimo servo, chiamato a compiacerti con tutte le mie forze, senza mai stancarmi di renderti lode. Questo è ciò che voglio, questo è ciò che desidero; degnati, Signore, di supplire alle mie mancanze.

5. Grande onore e grande gloria è servirti al di là di qualunque altro amore. Coloro che liberamente sceglieranno di mettersi al tuo santissimo servizio otterranno grazia in abbondanza. Coloro che non si lasceranno catturare dai piaceri del mondo troveranno la dolcissima consolazione dello Spirito Santo. Coloro che per il tuo nome passeranno per la via stretta e non saranno ostaggio delle preoccupazioni umane raggiungeranno una grande libertà di spirito.

6. Dolce e amabile servitù di Dio che rende la persona veramente libera e santa! Sacra servitù della vita spirituale che ci rende uguali agli angeli, graditi a Dio, nemici dei demoni e un esempio da seguire per tutti i fedeli. Felice e mai abbastanza desiderato servizio, che ci promette il Sommo Bene e ci assicura una felicità senza limiti e senza fine.

Capitolo 11

ESAMINARE E INTEGRARE I DESIDERI DEL CUORE

1. Figlio/figlia, molte cose devi apprendere che ancora non conosci bene. Quali cose, Signore? Che tu orienti il tuo desiderio in modo che aderisca perfettamente al mio volere; più che amare te, segui attentamente la mia volontà. Molto spesso i tuoi desideri ti infiammano e ti prendono con forza; valuta, però, ciò che più ti muove, se il mio onore o il tuo stesso interesse. Se ciò che ti muove sono io, sarai felice qualunque cosa tu intraprenda; ma se ti muove qualche interesse nascosto ed egoistico, ecco che subito ti confonderai e ti affliggerai.

2. Guardati dai desideri impulsivi e provvedi prima a consultarmi, in maniera che tu non abbia a pentirtene e che non passi a disgustarti ciò che prima ti era gradito e a cui ansiosamente anelavi come la cosa migliore. Non qualsiasi desiderio che appare buono deve essere subito assecondato, come neppure ogni sentimento contrario deve essere immediatamente allontanato. Conviene, a volte, porre un freno a iniziative e desideri buoni, in maniera che le preoccupazioni non distraggano il tuo spirito; che tu non dia scandalo per mancanza di discrezione; infine, che, a causa dell’opposizione degli altri, non abbia a scoraggiarti.

3. Altre volte, al contrario, è necessario usare una certa violenza e affrontare coraggiosamente gli appetiti dei sensi, senza badare a ciò che la carne voglia o non voglia, ma lavorando per subordinarla allo spirito, per quanto si ribelli. Fa’ in modo di tenerla sotto controllo e imporle limiti in modo tale che sia disposta ad accontentarsi di poco e a gioire con semplicità, senza lamentarsi di qualunque inconveniente.

Capitolo 12

LA SCUOLA DELLA PAZIENZA E LA LOTTA CONTRO LE PASSIONI

1. Signore mio Dio, per ciò che io vedo, la pazienza mi è grandemente necessaria, poiché sono molte le contrarietà di questa vita. Per quanto io cerchi la pace, non c’è vita senza lotta e senza dolore. È così, figlio mio/figlia mia, e non voglio che si cerchi una pace senza tentazioni e senza ostacoli. Sforzati di perseguire la pace in mezzo alle ingiurie, alle tribolazioni e alle prove che ti troverai di fronte.

2. Se dici di non riuscire a sostenere tanta sofferenza, come sopporterai allora il fuoco del purgatorio? Tra due mali si deve sempre scegliere il minore. Per liberarti dalle sofferenze future, sopporta pazientemente i mali del presente per amore di Dio. Pensi forse che soffrano poco o nulla le persone che vivono nel mondo? Non è così neppure tra quanti sono più favoriti. Dirai forse che essi hanno molti piaceri, che fanno quello che vogliono e che, per questo, danno poco peso alle tribolazioni. Supponiamo che sia così e che essi abbiano tutto ciò che desiderano, ma quanto tempo pensi che questa situazione possa durare?

3. «Ecco che i benestanti di questo mondo tutti come fumo svaniranno» (Sal 36, 20), né resterà memoria dei loro piaceri passati. E neppure sono liberi, nel corso della loro vita, da amarezze, da noia e da timore. Perché, spesso, il dolore che li punisce deriva dall’oggetto stesso dei loro piaceri. La giustizia si realizza attraverso la pena e il turbamento provocati dai loro svaghi, che essi hanno coltivato in maniera egoista e disordinata.

4. Brevi e illusori si mostrano i piaceri del mondo, se li si insegue disordinatamente. Ma chi da questi si lascia stordire e accecare spiritualmente non lo comprende e anzi, dimostrando scarsa intelligenza, corre il rischio di condannare a morte la propria anima per un minuto di godimento in questa vita. Tu, allora, figlio mio/figlia mia, «non seguire le passioni; poni un freno ai tuoi desideri» (Sir 18, 30); «cerca la gioia del Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore» (Sal 36, 4).

5. Se dunque vuoi provare autentica gioia e ricevere da me consolazioni abbondanti, poni in secondo piano le cose del mondo e i meri piaceri della carne e, per ricompensa, avrai copiosa consolazione. Quanto più ridimensionati saranno i pia-ceri che incontrerai in questo mondo tanto più saranno soavi e sicure le consolazioni che troverai in me. All'inizio non ce la farai senza qualche sacrificio e fatica; l'abitudine inveterata farà resistenza ma verrà soppiantata da un’altra migliore. La carne mostrerà i suoi desideri, ma il fervore dello spirito porrà loro un freno. L'antico serpente ti tenterà, ma tu lo caccerai con la preghiera e lo sforzo operoso gli chiuderà l'ingresso principale.

Capitolo 13

L’OBBEDIENZA E L’UMILE ACCETTAZIONE, SULL’ESEMPIO DI GESÙ CRISTO

1. Figlio/figlia, chi cerca di sottrarti lo spirito di obbedienza ti allontana anche dalla grazia; chi insegue beni individuali perde quelli comunitari. Chi non segue gli orientamenti del suo superiore con prontezza e cuore aperto mostra di non essere ancora padrone di sé stesso e spesso si ribella e si lamenta. Impara allora ad ascoltare attentamente il tuo superiore per controllare più facilmente i tuoi impulsi, poiché più agevolmente si evitano le difficoltà esterne se è stato rafforzato il mondo interiore. Quando non rispondi ai richiami dello spirito, ti trasformi nel peggiore nemico di te stesso. Se vuoi vincere davvero le passioni sviate non devi in alcun modo metterti al centro di tutto. È perché ti ami in maniera disordinata che provi ripugnanza ad accogliere gli orientamenti degli altri.

2. Che pensi di aver fatto, tu, che sei polvere e nulla, sottomettendoti a un essere umano per amore di Dio, quando io, l’Onnipotente e l’Altissimo, che ho creato dal nulla tutte le cose, mi sono sottomesso umilmente all’essere umano per amor tuo? Mi sono fatto il più umile e il più piccolo di tutti affinché tu vinca la tua superbia con la mia umiltà. Impara, tu che sei polvere, ad accogliere il disegno di Dio; impara, tu che sei terra e fango, a umiliarti e a inchinarti ai piedi di tutti. Impara a padroneggiare la tua volontà per poter servire tutti in tutto.

3. Esercita l’autocritica; supera ogni vanità personale e apriti umilmente agli altri così che essi ti facciano sentire allo stesso livello di tutti: sul duro terreno della vita. Accogli le critiche, tu che hai miseramente peccato e che tante e tante volte hai offeso Dio e meritato l’esclusione eterna. Ma i miei occhi ti hanno risparmiato, perché sei qualcosa di prezioso al mio sguardo, in maniera che tu possa sperimentare il mio amore e mostrare gratitudine per le grazie ricevute, dedicandoti all’ascolto vero e umile di Dio pur soffrendo l'incomprensione degli altri.

Capitolo 14

SOTTOMETTITI AI SEGRETI DISEGNI DI DIO PER NON INSUPERBIRTI DEI TUOI SUCCESSI

1. Al tuo cospetto, Signore, temono e tremano le mie ossa dolenti e il mio spirito è pietrificato. Mi rendo conto allora che neppure i cieli sono puri dinanzi a te. Se esiste malvagità tra gli stessi angeli e non l’hai perdonata, come potrà essere diverso con me? Chi sono io rispetto alle stelle che cadono dal cielo, se non polvere? Coloro le cui opere sembravano degne di lode sono stati precipitati nell’abisso. E ho visto quelli che mangiavano il pane degli angeli accontentarsi del cibo dei maiali.

2. Se togli la tua mano, Signore, scompare la santità. Sen-za la tua saggezza, nulla può essere governato con giustizia. Se non la sostieni di continuo, non c'è forza che possa bastare. Se non ci proteggi, a poco vale la nostra vigilanza. Senza difese, subito affondiamo e moriamo. Ma, sostenuti da te, ci risolleviamo e viviamo. Siamo, in realtà, incostanti, ma tu ci rendi determinati; siamo senza entusiasmo, ma tu ci riempi di energia.

3. Oh! Devo formarmi di me un'opinione umile e giusta. Non devo vantarmi del bene che possa esserci in me. È importante accogliere nel profondo, Signore, i tuoi misteriosi disegni, poiché, in verità, senza di te sono nulla, puro nulla. Oh peso immenso! Sono un mare invalicabile; se tu non mi sostenessi ogni momento, non troverei in me altra cosa che il nulla. Qui finisce ogni superbia e ogni vanto di virtù personali. Dinanzi alla profondità dei tuoi disegni su di me, è vana ogni autoglorificazione.

4. Che ne è della nostra condizione umana dinanzi a te? Non abbiamo motivo di inorgoglirci poiché siamo come creta, la quale non può reclamare contro chi l’ha plasmata. Neppure il mondo intero può condurre alla superbia chi ha un cuore pieno di Dio. Chi ha riposto tutta la sua speranza in Dio non potrà essere sedotto neanche da tutti gli adulatori messi insieme. Al cospetto di Dio coloro che parlano non sono nulla e il suono delle loro parole scompare, mentre «la fedeltà del Signore dura per sempre» (Sal 116, 2).

Capitolo 15

COME ACCOGLIERE E INTEGRARE I PROPRI DESIDERI

1. Figlio/figlia, dì questo in tutte le cose: Signore, se è di tuo gradimento, così si faccia. Signore, se è per la tua gloria, che ciò avvenga nel tuo nome. Signore, se risponde al tuo disegno e la tal cosa è per me utile e vantaggiosa, allora mi sia concessa affinché con essa possa renderti onore e gloria, ma se sai che essa non sarebbe buona per me né utile per la mia salvezza, allora allontana da me tale aspirazione, perché non ogni aspirazione deriva dallo Spirito Santo, per quanto a me possa apparire buona e giusta. Non è facile discernere se questo o quel desiderio sia mosso da uno spirito buono o cattivo, o se sia frutto solo della propria volontà. Molti che all'inizio sembravano guidati dalla migliore delle intenzioni alla fine si sono sentiti ingannati.

2. Pertanto, qualunque cosa ti si presenti desiderabile, devi sempre volerla e chiederla a Dio con amore e con umiltà di cuore. In particolare, devi rivolgerti a me in tutto con sincero abbandono, dicendo: Tu sai, Signore, cosa è meglio per me; così si faccia secondo la tua volontà. Dammi ciò che vuoi, quanto e quando vuoi. Disponi di me come credi, come più ti piace e per maggior tua gloria. Mettimi dove vuoi e disponi di me liberamente in tutto, sono nel palmo della tua mano, gi-rami e rigirami secondo il tuo disegno. Eccomi qui al tuo ser-vizio, disponibile a tutto; poiché non voglio vivere per me ma per te. Voglia il cielo in maniera dignitosa e perfetta.

Preghiera Se faccio tutto correttamente, Dio lo completerà

3. Concedimi, amorevolissimo Gesù, che la tua grazia sia con me, in me operi e con me resti fino alla fine. Fa che io desideri e che voglia sempre ciò che ti risulta più accettabile e gradito. La tua volontà sia la mia volontà e la mia volontà accompagni sempre la tua e si conformi in tutto ad essa. Che io abbia il tuo stesso volere e disvolere, di modo che io non possa desiderare o non desiderare se non ciò che tu desideri o non desideri.

4. Fa che io ti preferisca a tutto ciò che c’è nel mondo. Affinché tu sia conosciuto e amato, accetto anche di essere disprezzato e dimenticato. Che il mio cuore riposi in te al di là di qualunque bene desiderabile. Tu, la vera pace del cuore; Tu, l’unico riposo; al di fuori di te, tutto è difficile e fonte di preoccupazione. In questa vera pace che sei tu, sommo ed eterno Bene, voglio dormire e riposare (Sal 4,9). Amen.

Capitolo 16

LA VERA CONSOLAZIONE SI TROVA SOLO IN DIO

1. Tutto ciò che io possa desiderare o cercare per mia consolazione lo incontrerò nella vita futura che già si annuncia in maniera embrionale in questa vita. Se anche godessi di tutte le consolazioni e sperimentassi tutte le gioie di questo mondo, di certo non durerebbero molto. Ne consegue, anima mia, che non potrai trovare consolazione piena e gioia perfetta se non in Dio che consola i poveri e accoglie gli umili. Attendi un poco, anima mia, attendi la divina promessa e in cielo avrai tutti i beni in abbondanza. Se desideri in maniera disordinata i beni presenti, corri il rischio di perdere quelli eterni e celesti. Disponi delle cose terrene senza dimenticare quelle eterne. Nessun bene materiale ti può soddisfare pienamente perché sei stata creata per godere di cose più sublimi.

2. Se anche possedessi tutti i beni creati, non potresti esse-re felice e contenta, poiché senza Dio, creatore di tutto, non esistono beatitudine e piena felicità. E se non pensano così coloro che amano solo questo mondo, ad attenderle sono invece i buoni servitori di Cristo, e a volte le persone spirituali e pure di cuore ne godono in anticipo poiché la nostra patria è nei cieli» (Fil 3, 20). La consolazione umana è breve e fragile; ma benedetta e autentica è quella consolazione che la Verità ci consente di sentire interiormente. Chi vive spiritualmente porta ovunque il suo consolatore Gesù e così lo supplica: Assistimi, Signore Gesù, in ogni luogo e in ogni tempo. Sia dunque questa la mia consolazione: nel lasciare in secondo piano e volontariamente la consolazione umana per essere felice con la tua. E se verrà meno anche questa, l’accetto come frutto della tua volontà, che mi mette giustamente alla prova in vista della suprema consolazione. Perché «non dura per sempre la tua collera e le tue minacce non sono eterne» (Sal 102, 9).

Capitolo 17

AFFIDARE OGNI TUA CURA A DIO

1. Figlio/figlia, lasciami fare di te ciò che voglio; io lo so cosa è bene per te. Tu pensi come un essere terreno e giudichi su molte cose sotto l’effetto del tuo sentimento umano.

2. Signore, è vero ciò che dici. La tua sollecitudine nei miei confronti è più grande di tutta la cura che io possa avere di me. Chi non affida a Dio tutte le proprie preoccupazioni, corre il grande pericolo di cadere. Fa di me, Signore, tutto ciò che vuoi, purché la mia volontà rimanga in te retta e salda. Perché non può non essere un bene tutto ciò che fai di me. Se vuoi che io sia nell’oscurità, che tu sia benedetto e se vuoi che io sia nella luce, che tu sia ugualmente benedetto. Se vuoi che io riceva consolazione, che tu sia benedetto e se vuoi che io sia nell’afflizione, che tu sia comunque per sempre benedetto.

3. Figlio/figlia, è questo che devi pensare se vuoi camminare con me. Bisogna essere pronti alla sofferenza come alla gioia, alla povertà e all’indigenza come alla ricchezza e all’abbondanza.

4. Per te, Signore, soffrirò di buon grado tutto ciò che vuoi che mi accada. Dalla tua mano voglio accettare, indifferente-mente, il bene e il male, le gioie e i dispiaceri, le allegrie e le tristezze e spero di esprimerti gratitudine per tutto ciò che mi succederà. Liberami da ogni peccato e non temerò né la morte né l’inferno. Purché tu non mi respinga eternamente, nessuna angoscia che mi capiterà di vivere potrà farmi male.

Capitolo 18

SULL’ESEMPIO DI CRISTO SOPPORTARE SERENAMENTE LE MISERIE DEL MONDO

1. Figlio/figlia, sono sceso dal cielo per la tua salvezza; ho assunto le tue miserie non per necessità, ma per amore, per insegnarti a essere paziente e a sopportare con rassegnazione le miserie del mondo. Perché, dal momento della mia nascita fino alla morte in croce, la sofferenza non mi è mai mancata. Ho patito una grande penuria di beni terreni; ho ascoltato tante volte maldicenze contro di me; ho subito con dolcezza ingiustizie e offese; ho ricevuto, per i benefici, ingratitudine; per i miracoli, blasfemie; per il mio insegnamento, accuse.

2. Signore, poiché hai sopportato tanto durante la tua vita, compiendo sempre la volontà del Padre, è giusto che anch’io, povero essere peccatore, soffra pazientemente secondo la tua volontà e sopporti per la mia salvezza il peso di questa vita mortale. Per quanto la vita presente sia un peso, diventa tuttavia, con la tua grazia, motivo di grandi meriti e, con il tuo esempio e con quello dei santi e delle sante, si fa più sopportabile e lieve. Questa vita presente, inoltre, è fonte di speranza molto più che nel passato, al tempo della legge antica, quando la porta del cielo non era ancora pienamente aperta, il cammino per giungervi appariva più oscuro e non tutti cercavano il Regno dei cieli. Neppure ai giusti, prima della tua passione e della tua santa morte, era dato entrare nel regno celeste.

3. Oh, quante grazie devo renderti per esserti degnato di mostrare a me e a tutti il cammino dritto e sicuro per il tuo regno eterno. La tua vita è la nostra vita; con santa pazienza camminiamo verso di te, che sei la nostra corona di gloria. Se tu non ci avessi preceduto e indicato la via, chi si prenderebbe cura di seguirti? Ah, quanti rimarrebbero indietro, e a quale distanza, se non avessero conosciuto i tuoi luminosi esempi! E se procediamo senza coraggio malgrado tanti prodigi e in-segnamenti, cosa sarebbe di noi se per seguirti non avessimo tanta luce?

Capitolo 19

TOLLERARE LE INGIURIE E DAR PROVA DI VERA PAZIENZA

1. Figlio/figlia, cos’è che stai dicendo? Smetti di lamentar-ti e tieni in mente la mia passione e le sofferenze dei santi e delle sante. «Non hai ancora resistito fino al sangue» (Eb 12, 4). Poco è ciò che soffri in confronto a quanto hanno patito loro in mezzo a così grandi tentazioni, a così gravi afflizioni, a così diverse prove e angosce. È conveniente che tu faccia memoria delle pesanti fatiche degli altri, affinché più facilmente possa sopportare le tue che sono più lievi. E se non ti sembrano tanto leggere, guarda che ciò non derivi dalla tua impazienza. Tuttavia, che siano piccole o grandi, cerca di sopportarle tutte pazientemente.

2. Quanto più ti aprirai alla sofferenza e quanto più paziente sarai nelle tue azioni tanto più grandi saranno i meriti che accumulerai; se la sopporti pazientemente e praticamente, la sofferenza diventerà anche più lieve. Non dire: non posso tollerare ciò da quella persona né intendo sopportare tali cose, poiché mi ha gravemente offeso accusandomi di cose che non ho mai immaginato; da qualcun’altro le tollererei facilmente, o sopporterei ciò che ritenessi giusto soffrire. È da stolti pensare così, perché tale modo di ragionare non tiene conto della virtù della pazienza né di colui che deve premiarla, ma rimane ostaggio delle persone che hanno offeso e delle ingiurie ricevute.

3. Non soffre veramente chi vuole soffrire solo quel tanto che ritiene ragionevole. Chi è disposto realmente a soffrire tiene anche in considerazione la pazienza che esige dagli altri, se dal suo superiore o da un pari grado, se da qualcuno buono e santo o da qualcuno malvagio e perverso. Ma, senza fare discriminazione tra persone, ogni qualvolta si trova di fronte a una difficoltà, l’accetta di buon grado come venuta da Dio e la considera una grande occasione di crescita spirituale. Agli occhi di Dio, qualunque cosa, per insignificante che sia, se viene da noi sopportata per amor suo, avrà il giusto premio.

4. Preparati dunque alla lotta, se vuoi la vittoria. Senza lotta non puoi arrivare a meritarla. Se non vuoi soffrire, rinuncia allora al premio, ma se vuoi ottenerlo, lotta con coraggio e soffri con pazienza. Senza fatica non si raggiunge il riposo e senza lotta non si conquista la vittoria.

5. Signore, rendimi possibile per la grazia ciò che mi appare impossibile per la natura. Tu sai bene quanto poco sia capace di sopportare e come subito mi scoraggi dinanzi a ogni minima difficoltà. Per amor tuo, qualsiasi prova e qualsiasi afflizione diventano amabili e desiderabili, perché soffrire e penare per te è di estrema importanza per la mia anima.

Capitolo 20

RICONOSCERE LA PROPRIA DEBOLEZZA E LE LIMITAZIONI DI QUESTA VITA

1. «Confesserò al Signore le mie colpe» (Sai 31, 5); riconosco, Signore, la mia fragilità. Spesso la minima cosa basta ad abbattermi e a tediarmi. Mi propongo di agire con determinazione ma appena sopravviene una piccola tentazione mi trovo in grande difficoltà. A volte cose senza importanza generano in me grande afflizione. E se per un po’ di tempo mi sento sicuro, quando meno me lo aspetto mi vedo non di rado vinto da un semplice soffio.

2. «Guarda, Signore, la mia miseria» (Sal 24, 18) e la mia fragilità, che tu conosci alla perfezione. Abbi pietà di me e «salvami dal fango, che io non affondi» (Sal 68, 15) restando colpito per sempre. È questo che spesso mi tormenta e mi confonde dinanzi a te: che io sia così esposto alle cadute e così debole a resistere alle passioni. Per quanto esse non abbiano il mio pieno consenso, molto mi tormentano e mi affliggono i loro assalti e mi disturba grandemente vivere sempre in questa lotta senza gloria. Riconosco la mia debolezza nel fatto che queste spregevoli fantasie arrivano più rapidamente di quanto impieghino ad andarsene.

3. Voglia il cielo, potentissimo Dio di Israele, custode degli spiriti fedeli, che tu possa guardare alle fatiche e alle sofferenze del tuo servo e assisterlo in tutte le sue opere. Confortami con la forza divina, affinché non vinca e non mi domini il vecchio che c’è in me né la debolezza della carne, contro la quale, pur quando soggetta alle indicazioni dello spirito, sarà necessario combattere finché sarò in questa vita mortale. Ahimè, che vita è mai questa in cui non mancano mai afflizioni e miserie, in cui tutto è pieno di nemici e di trappole! Non fa in tempo a sparire una difficoltà o una tentazione che subito ne compare un’altra e, prima ancora di concludere una battaglia, subito se ne annunciano molte altre impreviste.

4. Come si può amare una vita tanto piena di amarezze, soggetta a così tante calamità e miserie? Come si può chiamare vita ciò che genera così tante morti e disgrazie? Eppure, malgrado ciò, molti la amano e ne gioiscono. Molti accusano il mondo di essere ingannevole e vano e ciononostante fanno fatica ad abbandonarlo perché si lasciano dominare dagli appetiti della carne, dalla concupiscenza degli occhi e dalla superbia della vita (cfr 1Gv 2, 16); ma le pene e le miserie che ne derivano finiscono per generare odio e disgusto del mondo.

5. Purtroppo, íl piacere fugace soggioga la mente terrena che ritiene una gioia stare in mezzo alle spine (cfr Gb 30, 7), perché non ha mai visto né sperimentato la dolcezza di Dio né l’intima soavità della virtù. Ma coloro che pongono in secondo piano le cose del mondo e cercano di vivere per Dio, con sincerità e fedeltà, fanno esperienza della dolcezza divina promessa a quanti hanno dato prova di reale abnegazione e conoscono più lucidamente i gravi errori del mondo e le sue molte mancanze.

Capitolo 21

RIPOSARE IN DIO VALE PIÙ DI TUTTI I BENI E DI TUTTI I DONI

1. Anima mia, in tutto e al di sopra di tutto riposa sempre nel Signore, perché in Lui è l’eterno riposo dei santi e delle sante. Fa che io riposi in te, dolcissimo e amorevolissimo Gesù, più che in qualsiasi altra creatura; più che nella salute e nella bellezza; più che nella gloria e nell’onore, nel potere e nella dignità; più che nella scienza e nell’ingegno; più che in tutte le ricchezze e le arti; più che nella gioia e nel diletto; più che nella fama e nella lode; più che nelle dolcezze e nelle consolazioni, nelle speranze e nelle promesse, nei desideri e nei meriti; più che in tutti i doni e i favori che possa concedermi e infondermi; più che in ogni piacere e in ogni gioia che la mia anima possa cogliere e provare; e infine più che negli angeli e negli arcangeli e in tutta la schiera celeste; al di sopra di tutto ciò che è visibile, al di sopra di tutto ciò che non sia tu, mio Dio.

2. Perché tu, mio Dio, sei il bene sommo, al di sopra di tutte le cose: tu solo sei l’altissimo e onnipotente, tu solo l’assoluta pienezza, la massima dolcezza e la vera consolazione, tu solo il vertice della bellezza e dell’amorevolezza, tu solo nobilissimo e gloriosissimo al di sopra di tutto, in te solo si contemplano compiutamente tutti i beni passati, presenti e futuri. Per questo mi appare insignificante e limitato tutto ciò che al di fuori di te stesso, mi dai, mi riveli e mi prometti, senza che io ti veda e ti possieda interamente, perché il mio cuore non può riposare veramente, né provare totale appagamento, se non in te, al di sopra di tutti i doni e di tutte le creature.

3. Gesù mio, sposo amatissimo, amore purissimo, signore assoluto di tutta la creazione, chi mi darà le ali della vera libertà per volare e riposare in te? Oh, quando mi sarà concesso di restare totalmente con te e di sperimentare la tua soavità, Signore mio Dio? Quando sarò così perfettamente centrato in te da dimenticarmi di me stesso per amor tuo e sentire solo te, al di là di ogni sentimento e di ogni misura, in un modo che non a tutti è dato conoscere? Ora, però, non smetto di gemere, portando, pieno di dolore, il peso della mia infelicità, poiché in questo mondo hanno luogo tanti mali, i quali molte volte mi turbano, mi addolorano e rannuvolano lo spirito e altre volte mi agitano, mi distraggono, mi seducono e mi confondono, per negarmi l'accesso a te e privarmi delle dolci carezze di cui godono sempre gli spiriti beati!

4. Lasciati commuovere dai miei sospiri e dalle tante ama-rezze che soffro su questa terra. Gesù, splendore della gloria eterna, consolazione dell'anima in esilio, dinanzi a te la mia bocca resta senza voce e il mio silenzio ti parla. Fino a quando tarderai, mio Signore? Vieni da questo tuo povero servo; portagli gioia. Tendigli la mano e liberalo, lui così misero, da ogni angoscia. Vieni, vieni perché senza di te non potrò avere neppure un giorno, neppure un'ora felice, perché tu sei la mia gioia e senza di te il mio cuore è vuoto. Misero, io sono, come rinchiuso in carcere e coperto di catene, finché tu non mi abbia rallegrato con la luce della tua presenza e mi abbia dato la libertà: mostrami un volto benevolo.

5. Cerchino pure gli altri quello che vogliono invece di te, a me nessuna cosa deve mai più piacermi se non te, Dio mio, mia speranza e salvezza eterna. Non tacerò né smetterò di pregare, finché la tua grazia non faccia ritorno e la tua parola non risuoni dentro di me.

6. Eccomi qui, ecco che vengo a te perché mi hai chiamato. Mi hanno commosso le tue lacrime e i desideri della tua anima: la tua umiliazione e la contrizione del tuo cuore mi hanno condotto a te.

7. Ho detto: ti ho chiamato, Signore, e ho desiderato sentire la tua soave presenza, disposto a lasciare tutto alle mie spalle per amore di te che per primo mi hai mosso a cercarti. Che tu sia benedetto, Signore, per la bontà che hai usato nei confronti del tuo servo, secondo la tua infinita misericordia. Che altro può fare il tuo servo in tua presenza se non inchinarsi profondamente dinanzi a te e ricordarsi sempre della sua malvagità e piccolezza? Poiché nulla c’è di simile a te tra tutte le meraviglie del cielo e della terra. Le tue opere sono piene di perfezione, i tuoi pensieri sono veri e la tua provvidenza governa tutte le cose. Lode e gloria a te, o Sapienza del Padre; la mia bocca ti esalta e ti benedice; la mia anima ti magnifica insieme a tutte le creature.

Capitolo 22

RICORDARE GLI INNUMEREVOLI BENEFICI DIVINI

1. Apri, Signore, il mio cuore alla tua volontà e insegnami a camminare secondo i tuoi comandamenti. Aiutami a comprendere il tuo disegno e a ricordare con profonda riverenza e attenta considerazione i tuoi benefici, generali e particolari, in maniera che per essi io possa renderti grazie. So bene e riconosco che neppure per il più piccolo beneficio posso renderti lode e ringraziarti in maniera adeguata. Ammetto la mia piccolezza di fronte ai beni che mi hai concesso e nel considerare la tua maestà il mio animo si piega sotto il peso della tua grandezza.

2. Tutto ciò che abbiamo, nello spirito e nel corpo, tutti i beni che possediamo, interiori ed esteriori, naturali e soprannaturali, sono tutti doni tuoi e altrettante dimostrazioni della tua bontà, della tua magnanimità e della tua generosità. E se anche uno riceve di più e un altro meno, tutto appartiene a te e senza di te nessuno può raggiungere la benché minima cosa. E chi ha ricevuto di più non può gloriarsi dei suoi meriti, né elevarsi al di sopra degli altri, né disprezzare chi è più piccolo; perché il più grande e il migliore è chi attribuisce meno meriti a sé stesso ed è più umile e più disposto a renderti grazie. E chi si considera più piccolo e si giudica indegno è il più grande di tutti e il più adatto a ricevere i doni migliori.

3. Chi, però, ha ricevuto meno non deve intristirsi, né lamentarsi, né provare invidia per chi è stato più beneficiato; al contrario, guarderà a te e loderà la tua bontà; tu che con tanta abbondanza e generosità distribuisci i tuoi doni senza guardare alle persone. Da te ci vengono tutte le cose; e per tutte, allora, devi essere lodato. Tu sai cosa è conveniente dare a ciascuno e non compete a noi chiedere perché uno abbia meno e un altro più; solo tu puoi valutare i meriti di ognuno.

4. Per questo, Signore mio Dio, considero un grande beneficio essere sprovvisto di molte di quelle cose da cui deriva-no gloria esteriore e umani elogi. Pertanto, nessuno, a motivo della povertà e dell'insignificanza della sua persona, deve pro-vare per questo dispiacere, tristezza o sconforto, bensì gioia e consolazione, perché tu, Dio mio, hai scelto come tuoi speciali e intimi amici i poveri, gli umili e i disprezzati di questo mondo. Ne sono testimoni i tuoi apostoli, che hai costituito come «capi della terra» (Sal 44, 17). E che sono vissuti in questo mondo senza un lamento, con tale umiltà e semplicità d’animo e così liberi da malizia e da inganno da rallegrarsi delle offese ricevute in tuo nome (cfr At 5, 41) e da abbracciare amorevolmente ciò che il mondo ha in orrore.

5. Nulla deve quindi allietare chi ti ama e riconosce i tuoi doni tanto quanto vedere realizzata in sé la tua volontà e il favore delle tue eterne disposizioni. Chi accetta di buon grado di essere il più piccolo deve provare gioia e soddisfazione con la stessa intensità con cui un altro desidererebbe essere il più grande; e tranquillo e lieto deve essere all'ultimo posto quanto al primo; soddisfatto di essere lasciato dietro, ignorato e non considerato tanto come se fosse il più onorato e stimato del mondo. Perché la tua volontà e l’amore per la tua gloria devono venire sempre al primo posto e devono essere per il tuo servo fonte di consolazione e di gioia più di tutti i doni presenti o futuri.

Capitolo 23

LE QUATTRO COSE CHE PRODUCONO FELICITA

1. Figlio/figlia, ti insegnerò ora il cammino della pace e della vera libertà.

2. Fa, Signore, come tu dici e sarò felice di ascoltarti.

3. Figlio/figlia, disponiti a fare la volontà degli altri prima della tua. Scegli sempre di aver meno invece che più. Cerca sempre l'ultimo posto e mantieni l’apertura verso tutti. Desidera sempre che sia fatta la volontà di Dio e chiedi che si compia perfettamente nella tua vita. Chi procede in tal modo farà ingresso nel regno della pace e del riposo.

4. Signore, il tuo discorso è breve, ma racchiude la più grande perfezione. Poche parole, ma ricche di sapienza e in grado di generare molto frutto. Se io le ponessi in pratica fedelmente, non mi lascerei turbare con tanta facilità. Poiché tutte le volte che provo inquietudine e afflizione mi rendo conto di aver trascurato questi consigli. Tu, però, che puoi tutto e sempre desideri il progresso spirituale, accresci in me la grazia perché possa custodire i tuoi insegnamenti e portare a compimento la mia salvezza.

Preghiera contro i cattivi pensieri

5. «O Dio, non stare lontano: Dio mio, vieni presto ad aiutarmi» (Sai 70, 12). Poiché vari pensieri mi invadono e grandi timori tormentano il mio spirito. Come ne uscirò illeso? Come potrò superarli?

6. Davanti a te, sono le tue parole, comparirò e umilierò i potenti della terra (Is 14, 1). Ti aprirò le porte della prigione e ti rivelerò misteri nascosti.

7. Fa, Signore, come dici e possa la tua presenza dissipare tutti i cattivi pensieri. Questa è la mia unica speranza, questo il mio conforto: ricorrere a te in ogni afflizione; in te confidare, invocarti dal più profondo di me e attendere pazientemente la tua consolazione.

Preghiera per ottenere l'illuminazione dello spirito

8. Illuminami, buon Gesù, con la chiarezza della luce interiore e dissipa tutte le tenebre che regnano nel mio cuore. Frena gli impulsi nocivi e contieni le tentazioni che mi fanno violenza. Lotta valorosamente per me e metti in fuga le bestie feroci, queste passioni traditrici, affinché, «grazie alla tua forza, regnino pace e abbondanza» (Sal 121, 7) e risuoni una lode pe-renne in quel tempio santo che è la coscienza pura. Domina i venti e le tempeste; di' al mare di placarsi e alla bufera di non soffiare; e vi sarà allora grande bonaccia (cfr Mt 8, 26).

9. «Manda la tua verità e la tua luce» (Sal 42, 3) affinché risplendano sulla terra; perché, finché non mi illumini, sono terra sterile e riarsa. Effondi su di me la tua grazia e bagna il mio cuore di rugiada celeste; dischiudi le fonti della devozione perché ne venga irrigata la faccia della terra, in maniera che produca frutti buoni e perfetti. Innalza il mio spirito piegato dal peso dei peccati e rivolgi i miei desideri alle cose del cielo, affinché, pregustando la dolcezza della suprema felicità, non mi distragga con pensieri orientati verso le cose terrene.

10. Separami e liberami da ogni transitoria consolazione delle creature, poiché nulla di ciò che è creato può consolarmi pienamente o soddisfare i miei desideri. Uniscimi a te con vincolo indissolubile d’amore, poiché tu solo basti a chi davvero ti ama e senza di te tutto il resto è vano.

Capitolo 24

NON SI DEVE INDAGARE SULLA VITA ALTRUI

1. Figlio/figlia, non cedere alla curiosità e a inutili preoccupazioni. «Che ti importa di questo o di quello? Tu seguimi» (Gv 21, 22). Che ti importa di sapere se quello è così o cosà o se quell’altro agisce e parla in questo o in quest’altro modo? Tu non sei responsabile per gli altri, ma devi dar conto di te; perché ti intrometti in queste cose? Io conosco tutti e vedo tutto ciò che accade sotto il sole; so come ciascuno procede, cosa pensa e vuole e dove rivolge la sua intenzione. Lascia allora tutto alla mia cura, conservati nella santa pace e lascia l’inquieto ad agitarsi quanto vorrà. Su di lui ricadrà tutto ciò che farà o dirà, perché non mi può ingannare.

2. Non preoccuparti dell'ombra di un grande nome, né della familiarità di molti, né dell'amicizia particolare tra le persone. Poiché tutto ciò porta distrazioni e grande turbamento al cuore. Io non esiterò a parlarti e a rivelarti i miei segreti, se attenderai con attenzione la mia venuta e mi aprirai la porta del tuo cuore. Sii prudente, vigila nella preghiera e coltiva «l’umiltà in tutte le cose» (Sir 3, 20).

Capitolo 25

L’INCROLLABILE PACE DEL CUORE E IL VERO PROGRESSO SPIRITUALE

1. Figlio/figlia, ho detto ai miei discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14, 27). Tutti desiderano la pace, ma non tutti perseguono le cose che producono una pace vera. La mia pace è con gli umili e i puri di cuore. Troverai la tua pace nella mia pazienza. Se mí ascolti e segui la mia voce, potrai godere di grande pace. Signore, che farò dunque? In ogni cosa fa ben attenzione a ciò che fai e dici e rivolgi tutta la tua intenzione in primo luogo a me e solo dopo desidera e cerca altri beni. Non esprimere giudizi azzardati riguardo alle parole e alle azioni degli altri e non intrometterti in cose che non ti riguardano; in tal modo ti capiterà poco o raramente di sentire turbamento.

2. Non provare mai inquietudine né soffrire qualche male del corpo o qualche turbamento dello spirito non fa parte della vita presente ma dello stato di eterno riposo. Se non provi alcuna afflizione non pensare di aver trovato la vera pace; e non pensare che vada tutto bene solo perché non hai avversari o tutto scorre perfettamente e secondo la tua volontà. Non pensare neppure di essere grande né che Dio ti ami particolarmente per il fatto di sentire molta devozione e di avvertirne la soavità, poiché non sono questi i segni da cui si riconosce il vero amante della virtù, né consistono in questo il progresso e la perfezione spirituale dell'essere umano.

3. In cosa consistono, allora, Signore? Nell'affidarti con tutto il tuo cuore alla divina volontà, senza cercare il tuo interesse né nelle cose piccole né in quelle grandi, né nel tempo né nell’eternità, di modo che, con animo inalterato, tu renda grazie a Dio nella felicità e nella disgrazia, pesando tutto sulla stessa bilancia. Sii forte e costante nella speranza; disponi il tuo cuore alle più gravose prove pur in assenza di ogni consolazione interiore; non cercare scuse, come se non dovessi subire tante sofferenze; piuttosto, rendi lode alla santità e alla giustizia in tutti i miei disegni; camminerai allora sul vero e retto cammino della pace e potrai avere la certissima speranza di contemplare nuovamente il mio volto con gioia suprema. E se arriverai a spogliarti totalmente di te, sappi che godrai allora di pace in abbondanza secondo le tue possibilità.

Capitolo 26

SI RAGGIUNGA L’ECCELLENZA DELLA LIBERTÀ INTERIORE NE CON L’UMILE PREGHIERA CHE CON LE LETTURE

1. Signore, è compito di chi è spiritualmente maturo non perdere di vista le cose celesti e passare tra le mille preoccupazioni come se non ci fossero, non per pigrizia ma come privilegio di uno spirito libero che non si aggrappa in maniera disordinata ad alcuna creatura.

2. Chiedo a te, mio Dio amorevolissimo, di preservarmi dal-le preoccupazioni di questa vita, in maniera da non lasciarmene eccessivamente coinvolgere; di preservarmi dalle molte necessità del corpo, affinché non diventi schiavo dei sensi, e da tutti i turbamenti dello spirito, perché non abbia a scoraggiarmi sotto il peso delle difficoltà. Non parlo delle cose che la vanità umana insegue in maniera folle, ma delle miserie che, per il peso dell'umana condizione mortale, opprimono penosa-mente lo spirito del tuo servo e gli impediscono di elevarsi, se così desidera, fino al regno della libertà perfetta dello spirito.

3. Dio mio, dolcezza ineffabile! Che il piacere della carne non mi separi dall'amore per le cose celesti, giacché potrei la-sciarmi catturare dall’incanto di un piacere momentaneo. Che la carne e il sangue non prevalgano, mio Dio; che la gloria passeggera del mondo non mi seduca, che io non diventi ostaggio delle astuzie del maligno. Dammi forza per resistere, pazienza per sopportare, costanza per perseverare. Dammi, in cambio di tutte le consolazioni di questo mondo, la soavissima unzione del tuo spirito e infondi in me, al di là dell'amore per le cose terrene, l’amore per il tuo nome.

4. Non permettere che il mangiare, il bere, il vestire e altri beni necessari al benessere del corpo si trasformino in un peso per la mia vita spirituale. Concedimi di usare con moderazione tali risorse, senza attaccarmi ad esse in maniera eccessiva. Non è lecito rifiutare tali cose poiché dobbiamo dare sostentamento alla natura; dobbiamo invece evitare quelle superflue e la ricerca del piacere in sé stesso, come stabilisce la legge santa, poiché si corre il rischio che la carne si ribelli allo spirito. Che la tua mano, Signore, mi guidi e mi insegni a evi-tare ogni tipo di eccesso.

Capitolo 27

L’AMORE DI SÉ È CIÒ CHE PIÙ ALLONTANA DAL SOMMO BENE

1. Figlio/figlia, è necessario che tu dia tutto per tutto, senza riservare niente a te. Prendi coscienza che l’amore di sé danneggia più di qualsiasi altra cosa al mondo. Ogni oggetto ti afferra, ora più ora meno, a seconda dell'amore e dell'attaccamento che gli dimostri. Se il tuo amore è puro, semplice e rivolto al bene, non subirai la schiavitù di cosa alcuna. Non ambire a ciò che non ti è lecito possedere e non possedere al-cuna cosa che ti ostacoli o ti sottragga la libertà interiore. Mi meraviglio che tu non ti affidi a me, dal profondo del tuo cuo-re, con tutto ciò che tu possa desiderare o avere.

2. Perché ti consumi in una vana tristezza? Perché poni tanti sforzi in preoccupazioni superflue? Conformati alla mia volontà e non soffrirai alcun danno. Se cercherai questo o quello, se desidererai stare qui o lì per tua comodità o tuo capriccio, non conoscerai mai la tranquillità, né la libertà dalle preoccupazioni, poiché in tutte le cose c’è qualche difetto e in ogni luogo ci sarà qualcuno che ti si opporrà.

3. A nulla ti serve, allora, acquistare o accumulare beni esteriori, mentre ti aiuterà molto spiritualmente metterli in secondo piano e mantenere il distacco nel tuo cuore. Ciò non riguarda solo il denaro e le ricchezze, ma vale anche per la sete di onori e per il desiderio di facili riconoscimenti, poiché tutto passa come passa il mondo. Nulla si raggiungerà senza lo spirito di preghiera; una pace cercata all’esterno non durerà a lungo se manca al tuo cuore il vero fondamento, se cioè non si appoggerà a me. Tu puoi cambiare ma non migliorare, per-ché, se apparirà l'occasione e l'accoglierai, troverai di nuovo ciò da cui fuggivi e altro ancora.

Preghiera per ottenere la purezza del cuore e la saggezza celeste

4. Consolami, Signore, con la grazia dello Spirito Santo. Rafforza il mio spirito e libera il mio cuore da ogni vana preoccupazione e da ogni ansia, affinché io non mi lasci inganna-re dai tanti desideri di beni terreni, irrilevanti o preziosi che siano, ricordando che sono tutti passeggeri e che, come loro, sono passeggero io stesso. Poiché «nulla c’è di stabile sotto il sole, dove tutto è vanità e affligge lo spirito» (Qo 1, 14). Quanto è saggio chi ragiona in questo modo.

5. Dammi, Signore, la celeste sapienza, perché impari a cercarti e a trovarti, sopra ogni cosa, a gustarti e ad amarti più di tutto e a comprendere le cose così come sono, in base a ciò che prescrive la tua sapienza. Donami la prudenza per allontanarmi da ciò che mi lusinga e la pazienza per sopportare ciò che mi ostacola. Dà prova di grande saggezza chi non si lascia scuotere da ogni vana parola né presta ascolto agli ingannevoli canti della sirena, poiché solo così lo spirito prosegue in maniera sicura il cammino già intrapreso.

Capitolo 28

CONTRO LE MALELINGUE

1. Figlio/figlia, non ti affliggere se qualcuno esprimerà su di te un cattivo giudizio o dirà cose che non ti piacerebbe ascoltare. In realtà, ed è peggio, sei tu che devi giudicarti e considerarti la più imperfetta delle persone. Se coltiverai la tua vita interiore, poca importanza darai alle parole vane. Si dimostra grande prudenza a tacere nelle ore dell'afflizione e a rivolgersi interiormente a me senza lasciarsi turbare dai giudizi umani.

2. Non far dipendere la tua pace dalle parole degli altri; perché, che ti giudichino bene o ti giudichino male, non sarai differente per questo. Dove stanno la vera pace e la vera gloria? Non sono per caso in me? Di una grande pace gode chi non cerca di piacere agli altri né teme di dispiacere loro. L’inquietudine del cuore e l'instabilità dei sentimenti derivano da un amore disordinato e da un timore senza fondamento.

Capitolo 29

INVOCARE E BENEDIRE DIO NELL’AFFLIZIONE

1. «Signore, sia sempre benedetto il tuo nome» (Tb 3, 23), poiché hai fatto ín modo che mi trovassi di fronte a questa tentazione e a questa difficoltà. Non posso fuggire da questa situazione, ma ho necessità di ricorrere a te, perché tu possa aiutarmi e convertire tutto nel mio progresso spirituale. Eccomi, Signore, tormentato e con il cuore afflitto, sconvolto da questa sofferenza. Che dirò ora, Padre amorevolissimo? Sono oppresso da queste angosce. Salvami da quest’ora; sono giunto a questo momento solo perché, profondamente abbattuto e liberato grazie a te, Tu ne fossi glorificato (cfr Gv 12, 17). «Degnati, Signore, di liberarmi» (Sal 39, 14); poiché, nella mia miseria, cosa farei e dove andrei senza di Te? Dammi, Signore, la pazienza anche per questa volta. Vieni in mio soccorso, Dio mio, e non temerò, per quanti tormenti io possa soffrire.

2. E che dirò di fronte a tanta urgenza? «Signore, sia fatta la tua volontà» (Mt 26, 42). Di certo merito queste afflizioni e queste angosce. Non è un male che io soffra e voglia il cielo che lo faccia pazientemente, finché non passi la tempesta e torni il sereno. La tua mano onnipotente può ben allontanare da me questa tentazione o attenuarne la violenza, affinché non abbia a soccombere totalmente, così come già tante volte hai fatto con me, «mio Dio e mia misericordia» (Sal 58, 18). Quanto più difficile sarà per me, tanto più facile sarà il cambiamento della destra dell’Altissimo (Sal 76, 11).

Capitolo 30

CHIEDERE L’AIUTO DIVINO E CONFIDARE NELL’AZIONE DELLA GRAZIA

1. Figlio/figlia, «io sono il Signore che ti conforta nel giorno della tribolazione» (Na 1, 7). Vieni a me quando ti sentirai infelice. Ciò che più ti impedisce di ricevere consolazione è il tuo ritardo nel ricorrere alla preghiera. Invece di pregare con attenzione, cerchi sollievo nelle distrazioni esteriori. Per questo trai poco vantaggio da tutto e andrà avanti così finché non riconoscerai che sono io a salvare dal pericolo coloro che ripongono in me la speranza e che senza di me non c’è aiuto realmente valido, né consiglio utile o rimedio efficace. Ma una volta che avrai ripreso coraggio dopo la tempesta, cerca di acquistare forze alla luce della mia misericordia; poiché sono vicino, dice il Signore, per restaurare tutto, non solo integralmente, ma copiosamente.

2. C'è forse qualcosa che possa risultarmi difficile o posso assomigliare io a coloro che dicono e non fanno? Dov’è la tua fede? Dà prova di solidità e di sicurezza! Dimostra coraggio e magnanimità e verrà il momento della tua consolazione. Aspettami, aspetta! Verrò e ti risanerò. È la tentazione che ti tormenta, è il vano timore che ti sconvolge. Cosa ci guadagni dalla preoccupazione di un futuro incerto, se non che tu aggiunga tristezza a tristezza? «Ad ogni giorno basta la sua pena» (Mt 6,34). È vano e inutile rattristarsi o gioire per cose future che forse non avverranno mai.

3. È umano lasciarsi illudere da tali fantasie, ma è segno di scarso coraggio cedere tanto facilmente alle sollecitazioni del nemico. A lui poco importa di sedurti e ingannarti con mezzi veri o falsi, se a sconfiggerti è l’amore per le cose presenti o il timore dei mali futuri. «Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Gv 14, 27). Credi in me e riponi la tua fiducia nella mia misericordia. È quando pensi di essere molto distane da me che, non di rado, ti sono più vicino. È quando ritieni che sia quasi tutto perduto che molto spesso è più a portata di mano l’occasione di ottenere un merito più grande. Non giudicare in base all’impressione del momento, e non affliggerti dinanzi a qualunque difficoltà, da qualunque parte venga, come se non ci fosse speranza di un rimedio.

4. Non sentirti in un completo abbandono, neppure quando, di tanto in tanto, ti mando qualche afflizione o ti privo di una consolazione desiderata; perché è questo il cammino più spedito verso il Regno dei cieli. Senza dubbio, per te e per tutti i miei seguaci, è di maggiore aiuto essere provati nelle avversità che veder tutto procedere secondo il proprio desiderio. Io conosco i pensieri nascosti e so quanto è importante per la tua salvezza perdere a volte ogni consolazione spirituale, in maniera da non inorgoglirti per i tuoi progressi e non vantarti per ciò che non sei. Ciò che ho dato posso toglierlo e darlo di nuovo, secondo la mia volontà.

5. È sempre mio ciò che ti do; e quando tolgo non prendo nulla di tuo, «poiché da me procede ogni bene donato e ogni dono è perfetto» (cfr Gc 1, 17). Se da me ti verrà una qualunque difficoltà o avversità, non si ribelli né si sgomenti il tuo cuore; io posso in un attimo risollevarti e trasformare la tua tristezza in gioia. Anche quanto agisco in tal modo con te sono giusto e degno di lode.

6. Se pensi correttamente e giudichi le cose secondo verità, non devi turbarti dinanzi alle avversità, né scoraggiarti, ma, al contrario, rallegrarti e rendere grazie. Devi arrivare al punto di gioire anche del fatto che io ti sottoponga a sofferenze, senza risparmiarti. «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi» (Gv 15, 19), ho detto ai miei amati discepoli; eppure non li ho inviati alle gioie del mondo ma a dure lotte; non agli onori ma alla persecuzione; non alle distrazioni, ma alle fatiche; non al riposo ma alla produzione paziente di frutti copiosi. Figlio mio/figlia mia, ricordati bene di queste parole.

Capitolo 31

INCONTRARE IL CREATORE ATTRAVERSO LE CREATURE

1. Signore, molta grazia mi è ancora necessaria per arrivare al punto che non possa turbarmi nessuno né alcuna cosa creata. Poiché, mentre mi perdo dietro a una cosa qualsiasi, non posso volare liberamente da te. Aspirava a questa libertà il salmista quando esclamava: «Chi mi darà ali come di colomba, per volare e trovare riposo?» (Sal 54,7). Cosa c'è di più commovente di un semplice sguardo sereno? Chi è più libero di colui che nulla desidera su questa terra? Per questo devi andare oltre le creature e spogliarti totalmente di te, perseverare in quel rapimento dell'anima e comprendere che l’Autore di tutte le cose non può essere confuso con le sue creature. E chi non percorrerà questa strada non potrà liberamente lasciarsi penetrare dalle realtà divine. Per questa ragione sono così pochi i contemplativi, perché sono rari coloro che sanno spogliarsi di tutte le cose accidentali.

2. Per questo è necessaria una grazia potente che sollevi lo spirito al di sopra di sé stesso. Finché uno non sarà eleva-to in spirito e non si sentirà libero dinanzi a tutte le creature, unendosi totalmente a Dio, servirà a poco quanto sa e quanto possiede. Chi non considera il Bene come unico, immenso ed eterno, rimarrà a lungo imperfetto e aggrappato alla terra. Perché tutto ciò che non è Dio è relativo e venuto dal nulla. C’è grande differenza tra la saggezza di una persona illuminata e devota e la scienza di uno studioso erudito. È assai più no-bile la sapienza che viene dal cielo per ispirazione divina che ciò che l'ingegno umano conquista con grande fatica.

3. Molti aspirano alla vita contemplativa ma non cercano di esercitarsi in ciò che essa esige. Il grande ostacolo è fermarsi appena ai segni e alle realtà sensibili, badando poco alla per-fetta disciplina. Non so di che si tratti, né che spirito ci muove, né a cosa aspiriamo noi che passiamo per esseri spirituali mentre investiamo tante energie e tante attenzioni in ciò che è accidentale e transitorio e di rado ci concentriamo interamente sulla considerazione del nostro mondo interiore.

4. Frequentemente, dopo un breve raccoglimento, subito ci disperdiamo, senza un rigoroso esame di coscienza sui nostri atti. Non prestiamo attenzione a dove ci conducono i no-stri sentimenti né deploriamo le nostre imperfezioni interiori. È per il fatto che «tutta l’umanità ha pervertito la sua condotta» (Gn 6, 12) che è sopraggiunto il grande diluvio. Essendo dunque corrotto il nostro mondo interiore, sarà corrotta necessariamente anche l‘azione che ne deriva, rivelando la nostra debolezza interiore. Solo da un cuore puro procede il buon frutto della vita.

5. Alcuni si chiedono quanti sforzi uno abbia fatto, ma pochi si preoccupano delle virtù che lo hanno guidato. Vogliono tanto sapere se uno è forte, ricco, bello, abile, se è un bravo scrittore, se canta bene, se è un buon artista, ma non fanno caso a quanto sia povero in spirito, paziente, mite, devoto e spirituale. La natura mostra appena l‘esterno ma la grazia rivela l’interiorità. Quella spesso sbaglia, mentre questa confida in Dio per non essere tratta in inganno.

Capitolo 32

RINUNCIARE A SE STESSI E LIBERARSI DA OGNI AVIDITÀ

1. Figlio/figlia, non potrai godere di una perfetta libertà finché non supererai il tuo egoismo. Nella schiavitù vivono tutti i ricchi, gli egocentrici, gli avidi, i curiosi a cui piace vagare di qua e di là, sempre in cerca di soddisfazioni personali anziché dell'incontro con Gesù Cristo; solo a questo pensano, senza capire quanto ciò sia fugace. In effetti, tutto ciò che non viene da Dio perirà. Conserva nel tuo cuore questo breve e profondo consiglio: lascia tutto e tutto troverai; liberati dall’avidità e avrai pace. Rifletti in profondità su questo e, quando lo avrai messo in pratica, comprenderai tutto.

2. Signore, non si tratta della fatica di un giorno, né di un gioco da ragazzi; piuttosto, in questo breve consiglio si riassume tutta la perfezione religiosa e spirituale.

3. Figlio/figlia, non devi temere né devi subito scoraggiarti sentendo parlare del cammino dei perfetti; impegnati invece in uno studio più accurato o perlomeno desideralo ardentemente. Volesse il cielo che così fosse per te, che tu arrivassi a superare l’amore per te e ad abbandonarti interamente alla mia volontà e a chi ti ho dato come guida. Ciò mi sarebbe molto gradito e tu passeresti l'intera vita nella pace e nella gioia. A tale scopo dovrai distaccarti da molte cose e, se vorrai raggiungere quanto mi chiedi, dovrai affidarle totalmente a me. «Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco» (Ap 3, 18), vale a dire per avere la sapienza ce-leste che oltrepassa tutti i beni terreni. Non ti aggrappare alla saggezza terrena, alla felicità umana e all’autosoddisfazione.

4. Già ti ho detto che devi fare questo sacrificio: invece delle cose sublimi e preziose cerca ciò che, rispetto aí valori di questo mondo, è piccolo e senza importanza. Perché piccola, irrilevante e quasi dimenticata sembra essere la vera sapienza celeste. Nessuno la tiene in conto o cerca di glorificarla sulla terra. Molti la lodano con la bocca, ma se ne allontanano nella vita. Tuttavia, è questa la perla preziosa nota a pochi.

Capitolo 33

IL CUORE È INSTABILE MA L'INTENZIONE ULTIMA DEVE ESSERE RIVOLTA A DIO

1. Figlio/figlia, non fidarti dei tuoi sentimenti attuali, che presto diventeranno altro. Finché vivrai, andrai incontro a cambiamenti, che tu lo voglia o no; ora proverai gioia e ora tristezza, ora tranquillità e ora inquietudine, talvolta sentirai fervore e talaltra tiepidezza, un momento darai prova di diligenza e un momento dopo di pigrizia, un istante mostrerai serietà e quello successivo leggerezza. Il saggio, però esperto della vita spirituale, è al di sopra di tale incostanza, non badando ai suoi sentimenti né alla direzione in cui soffia il vento dell'instabilità, ma concentrando tutto lo sforzo del suo spirito sul fine dovuto e desiderato. Potrai così mantenere un'in-crollabile costanza, rivolgendo ininterrottamente a me l’oggetto della tua intenzione, in mezzo a tutte le difficoltà che tu possa incontrare.

2. Quanto più pura sarà la tua intenzione, tanto più costante ti mostrerai durante le tempeste. In molti si offusca l'occhio puro dell'intenzione, perché la si rivolge rapidamente a qualunque altro oggetto di piacere che possa presentarsi. Poche persone sono interamente libere dal difetto dell'egoismo. Così i giudei andarono un giorno a Betania in casa di Marta e Maria «non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro» (Gv 12, 9). Occorre allora purificare l’intenzione perché sia semplice e retta e si rivolga a me senza lasciarsi deviare da ciò che possa frapporsi.

Capitolo 34

CHI AMA ASSAPORA DIO AL DI SOPRA DI TUTTE LE COSE E IN TUTTE LE COSE

1. Tu sei il mio Dio e il mio tutto! Cos'altro posso volere, quale maggiore felicità posso desiderare? Oh, parola soave e deliziosa! Parola, però, che è tale solo per chi ama Dio e non lo scambierebbe mai con il mondo e con nessuno dei suoi beni. Mio Dio e mio tutto! Per chi la intende, questa parola basta, e per chi ama è una gioia ripeterla continuamente. Perché, quando sei presente, tutto diventa piacevole, ma, se ti assenti, tutto perde il suo incanto. Tu riempi il cuore di tranquillità, di pace profonda e di calda allegria. Tu ci conduci a giudicare bene tutti e a benedirti in tutto; senza di te nessuna cosa può allietarci a lungo; perché sia gradita e amabile, è necessario che la tua grazia sia presente e che vi sia il condimento della tua saggezza.

2. Tu la assapori questa grazia? E lo fai rettamente? Chi in te non trova gioia cosa mai potrebbe trovare piacevole? Dinanzi alla tua saggezza scompaiono i sapienti del mondo e coloro che seguono la carne, perché in quelli si incontra grande vanità, in questi la morte; veramente saggi sono coloro che tí seguono senza farsi catturare dalle cose del mondo e sapendo controllare i propri istinti, perché rinunciano alla vanità per la verità e alla carne per lo spirito. Questi trovano gusto nel-le cose di Dio e tutto ciò che di buono trovano nelle creature lo riconducono alla tua gloria come Creatore. Diverso, però, molto diverso, è il gusto che si trova in Dio da quello che si trova nelle creature, quello dell'eternità da quello del tempo, quello della luce increata da quello della luce creata.

3. Oh, luce perpetua che trascende ogni luce creata, lascia cadere dall'alto un raggio che penetri interamente nella profondità del mio cuore. Purifica, rallegra, illumina e vivifica la mia anima con tutte le sue facoltà, perché a te si unisca in un rapimento gioioso. Oh, quando verrà quel momento felice ed atteso in cui mi sazierai della tua presenza e sarai per me tutto in tutte le cose? Fino a quando ciò non mi verrà concesso, la mia gioia non sarà perfetta. Ma ahimè, ancora vive in me l'essere umano vecchio, non del tutto convertito né intera-mente trasfigurato. Ancora si ribella con forza contra lo spirito, muove guerre interiori e non permette che la tranquillità regni nell’anima mia.

4. Ma Tu, che «domini l’orgoglio del mare e plachi il tumulto dei suoi flutti» (Sal 88, 10), levati in mio soccorso (cfr Sai 43, 26), «disperdi i popoli che amano la guerra» (Sal 67, 31); dominali con la tua forza (cfr Sal 58, 12). Manifesta, Signore, le tue meraviglie e sia glorificato il potere del tuo amore, poiché non trovo altro rifugio se non in te, mio Signore e mio Dio!

Capitolo 35

IN QUESTA VITA NON C’È ALCUNA SICUREZZA CONTRO LA TENTAZIONE

1. Figlio/figlia, non sarai mai al sicuro in questa vita, ma, finché vivrai, avrai necessità di armi spirituali. Procedi sotto l’assedio di nemici che ti attaccano da ogni parte. Se non ti armi da tutti i lati con lo scudo della pazienza, non resterai a lungo senza ferite. Inoltre, se non riponi in me il tuo cuore, con sincera volontà di sacrificare tutto per amor mio, non potrai sopportare un così serrato combattimento, né conquistare la palma dei beati. Hai bisogno, allora, di camminare con animo forte, attraversando tutte le difficoltà. Poiché «al vincitore sarà data la manna» (Ap 2, 17) e attende il codardo grande miseria.

2. Se cerchi riposo in questa vita, come potrai arrivare al riposo eterno? Non inseguire la tranquillità, ma la pazienza. Persegui la vera pace prima in cielo che sulla terra, prima in Dio che nelle persone e nelle cose create. Devi allora, per amore di Dio, accettare tutto di buon grado, fatiche e pene, tentazioni e umiliazioni, angosce e malattie, ingiurie, maldicenze, rimproveri, emarginazione, affronti, correzioni e disprezzo. Tutto ciò ti fa progredire nella virtù, ti mette alla prova come fedele seguace di Cristo e prepara alla vittoria celeste. Per una breve fatica ti darò un premio eterno e per un turbamento passeggero una gloria infinita.

3. Pensi di poter sempre avere consolazioni spirituali a tuo piacimento? Non le hanno avute sempre nemmeno i santi e le sante, che, al contrario, hanno attraversato tante pene, varie tentazioni e grandi angosce; ma hanno sopportato tutto con pazienza, confidando in Dio più che in sé stessi, perché sapevano che «le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura» (Rm 8, 18) che avranno come ricompensa. Vuoi ottenere subito ciò che in tanti hanno raggiunto solo dopo copiose lacrime e grandi fatiche? «Spera nel Signore, sii forte» e saldo (Sal 26, 14); non scoraggiarti, non indietreggiare, ma impegnati generosamente, anima e corpo, a servizio della gloria di Dio. Io ti ricompenserò pienamente e sarò con te in ogni afflizione.

Capitolo 36

CONTRO I VANI GIUDIZI DELLE PERSONE

1. Figlio/figlia, riponi fermamente la tua fiducia nel Signore; e non temere ciò che pensano gli altri, se la tua coscienza ti dà testimonianza della tua sincerità e della tua innocenza. È una cosa buona e salutare soffrire in questo modo, né ciò risulterà penoso al cuore umile, che confida più in Dio che in sé stesso. Molti parlano troppo, per questo non si deve dar loro molto credito. D'altro lato, non è possibile far contenti tutti. Per quanto Paolo si impegnasse a piacere a tutti nel Signore, «facendosi tutto per tutti» (1Cor 9, 22), non prestò tuttavia molta attenzione al giudizio del tribunale umano (cfr 1Cor 4,3).

2. Nella misura in cui dipendeva da lui, fece tutto il possi-bile per l'edificazione e la salvezza degli altri e ciononostante non poté evitare di essere giudicato e disprezzato da qualcuno; per questo pose tutto nelle mani di Dio che tutto conosce e si difese con pazienza e umiltà, contro i maldicenti che in-ventavano calunnie e menzogne e le diffondevano a loro pia-cimento. Di tanto in tanto però rispondeva, perché il suo silenzio non fosse causa di scandalo per i deboli.

3. Chi sei tu per temere un essere mortale (cfr Is 15, 12)? Oggi c’è e domani scompare. Temi Dio e non temerai le minacce altrui. Che male ti potrà fare con parole e oltraggi? Danneggia più sé stesso che te e, chiunque sia, non potrà sfuggire al giudizio di Dio. Volgi gli occhi a Dio, ed «evita le vane discussioni» (2Tim 2, 14). Se ora ti sembra di soccombere e di ricevere un'offesa non meritata, non restare contrariato e non ridurre il tuo premio con l'impazienza; piuttosto, alza gli occhi al cielo, verso di me, che ho il potere di liberarti da ogni confusione e offesa e di dare a ciascuno secondo le sue opere (cfr Mt 26, 17; Rm 2, 16).

Capitolo 37

LA RINUNCIA PURA E COMPLETA PER CONQUISTARE LA LIBERTÀ INTERIORE

1. Figlio/figlia, dimenticati di te e mi troverai. Spogliati del-la tua volontà e dell'amore che nutri per te e ne trarrai sempre un vantaggio. Perché, non appena ti affiderai a me senza riserve, crescerà in te la grazia.

 2. Signore, quante volte devo rinunciare e in cosa?

3. Sempre e in ogni momento, sia nel molto che nel poco. Non ci sono eccezioni, voglio che tu ti spogli di tutto. Come potrai essere mio/mia e come potrò essere tuo se non sarai, esteriormente e interiormente, distaccato/a da ogni tua volontà? Quanto più prontamente farai ciò che ti chiedo, tanto meglio ti sentirai; e quanto più pieno e sincero sarà il tuo sacrificio, tanto più mi sarà gradito e tanto più ne trarrai vantaggio.

4. Vi sono alcuni che si affidano a me, ma con riserva, perché non hanno piena fiducia in Dio e per questo cercano di soddisfare le proprie necessità. Altri, all’inizio, offrono tutto, ma poi, a causa delle difficoltà, fanno ritorno a ciò che era prima; è per questo che quasi non progrediscono sulla via della virtù. Non arriveranno mai alla vera libertà del cuore puro, né alla grazia della mia dolce intimità, finché non rinunceranno completamente a sé stessi, offrendosi quotidianamente in sacrificio a Dio, poiché senza di questo non c’è né può esserci una feconda unione con me.

5. Molte volte te l’ho detto e ora torno a ripetertelo: abbandonati, rinuncia a te e godrai di grande pace interiore. Offri tutto per tutto, non cercare, non rivendicare cosa alcuna, re-sta puramente e semplicemente in me, e mi avrai. Il tuo cuore sarà libero e le tenebre non potranno intimorirti. A questo dedicati, questo chiedi, questo desidera: spogliarti di ogni amore per te, affinché nella tua nudità tu possa seguire Gesù nudo, morire a te stesso/a e vivere eternamente. Svaniranno allora tutti i vani pensieri, tutti i penosi turbamenti e tutte le inutili preoccupazioni. Subito scomparirà anche l’eccessivo timore e verrà meno l'amore disordinato.

Capitolo 38

LA BUONA CONDOTTA ESTERIORE E L’AIUTO DI DIO NEI PERICOLI

1. Figlio/figlia, in questo devi riporre tutta la tua attenzione: che in ogni luogo e in ogni azione o occupazione tu mantenga la libertà interiore e la padronanza di te; in maniera da controllare tutte le cose anziché farti controllare da queste. Devi dominare e orientare le tue azioni e non subirne la schiavitù, e come gli ebrei conquistare la libertà dei figli e delle figlie di Dio. Questi si elevano al di sopra delle realtà presenti e contemplano quelle eterne; solo di sfuggita guardano alle cose transitorie e tengono lo sguardo rivolto a quelle celesti. Non si lasciano attrarre e catturare dai beni terreni, ma si servono di essi secondo il fine per il quale sono stati ordinati da Dio e destinati dal supremo Artefice che nelle sue creature non ha lasciato nulla senza ordine.

2. Se, oltre a ciò, in nessun avvenimento ti fermerai all’apparenza esteriore, ne considererai con gli occhi della carne ciò che vedi e che senti, ma per qualunque questione farai come Mosè che entrava subito nel tabernacolo a consultare il Signore, coglierai non di rado la sua divina risposta; e ne trarrai insegnamento riguardo a molte cose presenti e future. Mosè ricorreva sempre al tabernacolo per risolvere í suoi dubbi e le sue difficoltà; si valeva della preghiera per trionfare sui pericoli e sulle malvagità umane. Allo stesso modo, tu devi rifugiarti nell’angolo più recondito del tuo cuore, in maniera da implorare con più intensità l'aiuto divino. Per questo, come sta scritto, Giosuè e i figli e le figlie di Israele furono ingannati dai Gabaoniti, perché non consultarono per prima cosa il Signore, ma, dando eccessivo credito alle loro dolci parole, si lasciarono catturare dalla falsa pietà.

Capitolo 39

NON ESSERE IMPAZIENTE NELLE TUE OCCUPAZIONI

1. Figlio/figlia, affidami sempre le tue preoccupazioni e io le risolverò a tempo debito. Attendi la mia decisione, ne trarrai vantaggio.

2. Signore, di buon grado ti affido tutte le cose, perché a poco serve la mia preoccupazione. Volesse il cielo che non provassi tanto turbamento per ciò che accadrà, ma mi offrissi senza indugi al tuo consenso!

3. Figlio/figlia, vi sono persone che inseguono affannosa-mente una cosa che desiderano; ma che, subito dopo averla ottenuta, cambiano opinione, perché le attrattive dello stesso oggetto non le soddisfano abbastanza, e facilmente passano ad altro. Per questo non è poca cosa che uno rinunci a sé stesso pur trattandosi di piccole cose.

4. Il vero progresso spirituale consiste nella rinuncia a sé stessi; chi si è adoperato in tal modo gode di grande libertà interiore e di sicurezza. Tuttavia, l'antico nemico, l'avversario di tutto il bene, non rinuncia a indurre in tentazione, armando, giorno e notte, pericolose trappole per tentare di afferrare qualche incauto nel laccio del suo inganno. «Vegliate e pregate, dice il Signore, per non cadere in tentazione» (Mt 26, 41).

Capitolo 40

NESSUNO IN SÉ HA QUALCOSA DI BUONO, PER QUESTO NON HA SENSO VANTARSI

1. Signore, che cosa è l'essere umano «perché te ne ricordi o te ne curi»? (Sal 8, 5) Cosa abbiamo fatto per meritare la tua grazia? Come posso lamentarmi se mi abbandoni, o come posso oppormi a buon diritto se non mi concedi quanto chiedo? A ragione posso pensare e dire: Signore, non sono nulla, non posso nulla, ben poco di buono esiste in me; quasi tutto è mancanza e mi volgo sempre verso il nulla dal quale provengo. E se tu non mi aiuti e non mi ammaestri interiormente, mi scoraggio del tutto e mi smarrisco.

2. Tu, però, Signore, sei sempre te stesso e permani eternamente (cfr Sal 101, 28.31) buono, giusto e santo; buone, giuste e sante sono tutte le tue opere, e Tu disponi tutto con saggezza. Ma io, che tendo più alla negligenza che alla fatica di progredire spiritualmente, non so conservarmi nello stesso stato, perché cambio sette volte al giorno (cfr Dan 4, 13.20.22). Non appena ti compiaci però di tendere verso di me la mano soccorritrice, subito divento migliore; perché, prescindendo dall’ausilio umano, solo tu puoi aiutarmi e donarmi fermezza, in modo tale che mai il mio volto abbia a trasformarsi in altra cosa, ma solo a te si converta il mio cuore e in te riposi.

3. Per questo, se io sapessi allontanarmi da ogni consolazione umana al fine di raggiungere la devozione e mi costringessi a sentire la necessità di cercarti, allora potrei a ragione attendere la tua grazia ed esultare con il favore di una consolazione nuova.

4. Ti siano rese grazie, Signore, perché da te procede tutto il bene che mi accade. Ma io sono vanità, sono nulla dinanzi a te (Sal 38, 6), ed è per me una grande umiliazione. Di cosa posso vantarmi, dunque, o per cosa dovrei desiderare di essere stimato? Forse per il nulla che sono? Sarebbe il massimo della vanità. Davvero la vanagloria è peste maligna e la peggiore delle vanità, perché ci allontana dalla vera gloria e ci priva della grazia celeste. Nel momento in cui uno è gradito a sé stesso, non è gradito a te, e quando aspira alle lodi umane perde le vere virtù.

5. Vera gloria, però, e gioia santa è glorificarsi in te e non in sé stessi, gioire nel tuo nome e non nella propria virtù, e non cercare soddisfazione in alcuna creatura, a meno che non sia per amor tuo. Sia lodato il tuo nome e non il mio, siano glorificate le tue opere e non le mie; sia esaltato il tuo santo nome e non si conceda a me alcuna lode umana. Tu sei la mia gloria e la gioia del mio cuore. In te mi glorifico e mi esalto ogni giorno, ma «di me stesso non mi vanterò fuorché delle mie debolezze» (2Cor 12,5).

6. Cerchino pure i giudei la gloria gli uni dagli altri; io cerco solo quella che viene da Dio. Poiché ogni gloria umana, ogni onore terreno, ogni grandezza mondana, in confronto alla tua eterna gloria, non sono altro che vanità e stoltezza. Mia verità e mia misericordia, mio Dio, Trinità beata! A te siano rese lodi, onori, virtù e gloria per i secoli dei secoli.

Capitolo 41

IL DISTACCO DA OGNI ONORE TERRENO

1. Figlio/figlia, non dispiacerti se vedi gli altri onorati ed esaltati, mentre tu subisci oltraggi e umiliazione. Eleva il tuo cuore verso di me, fino al cielo, e non ti toccherà il disprezzo umano qui sulla terra.

2. Signore, viviamo nella cecità e facilmente ci seduce la vanità. Se mi guardo bene dentro, non ho mai ricevuto ingiuria da alcuna creatura; non ho motivo di lamentarmi contro di te. Ma, poiché ho commesso tanti e così gravi peccati contro di te, è giusto che contro di me si levino tutte le creature. A ragione, dunque, merito la vergogna e il disprezzo; a te, invece, lode, onore e gloria. E finché non mi disporrò ad accettare di buon grado di andare incontro al disprezzo e all'abbandono di tutti, e di passare per una nullità, non troverò pace e tranquillità interiore, né riceverò illuminazione spirituale, e neppure potrò unirmi perfettamente a te.

Capitolo 42

NON DEVI CERCARE LA PACE NEGLI ALTRI

1. Figlio/figlia, se poni la tua pace esclusivamente in qual-che persona, perché conviva con te e con essa tu condivida gli stessi pensieri e le stesse gioie, ti scoprirai mutevole ed esitante. Ma, se ricorrerai alla verità sempre viva e permanente, non sarai così triste per l'assenza o la morte dell'amico; per me e in me si deve amare chiunque in questa vita hai giudicato buono e amabile. Senza di me le cose non si sostengono e l'amicizia non durerà molto. L’amore non è totalmente puro e vero senza i lacci con cui ti ho legato. Devi vivere queste amicizie in maniera tale che non abbiano a danneggiare o a diminuire il tuo amore per me. Quanto più uno si avvicinerà a me, tanto più farà a meno della consolazione terrena. E quanto più in alto ascenderà verso Dio tanto più profondamente scenderà in sé stesso nella sua autostima e nella sua piccolezza.

2. Ma chi attribuisce a sé il bene che c'è in lui dimentica la presenza della grazia che lo Spirito Santo concede ai cuori umili. Quanto più ti spoglierai da ogni attaccamento, tanto più ti verrà grazia in abbondanza. Insieme alla contemplazione delle creature devi alimentare la contemplazione di me, il tuo Creatore. Impara, per amor mio, a dominarti in tutto e potrai giungere allora alla conoscenza divina. Se ami in maniera disordinata qualunque cosa, per quanto piccola sia, essa corromperà il tuo spirito e ritarderà il tuo avvicinamento al Sommo Bene.

Capitolo 43

FARE ATTENZIONE ALLA SCIENZA PRESUNTUOSA E MONDANA

1. Figlio/figlia, non ti lasciar sedurre dalla bellezza e dalla sottigliezza delle opinioni umane, perché «il regno di Dio non consiste in parole, ma in potenza» (1Cor 4, 20). Ascolta le mie parole che infiammano il cuore, illuminano lo spirito, conducono al pentimento e generano profonda pace. Non studiare le mie parole al fine di sembrare più sapiente. Piuttosto, mortifica i tuoi vizi, perché ciò ti fa progredire più della conoscenza delle questioni più complesse.

2. Per quanto tu possa studiare e apprendere, dovrai riferire tutto e sempre all'unico principio. Sono io che trasmetto a tutti la scienza (cfr Sal 93, 10) e concedo ai più piccoli una comprensione più chiara di quella impartita da chi è in grado di insegnare. Colui a cui io insegno, presto diventerà saggio e farà grandi progressi spirituali. Guai a chi cerca molte cose con curiosità e si occupa poco dei mezzi con cui servirmi. Verrà il tempo in cui apparirà il Maestro dei maestri, Cristo, il Signore degli angeli, per dare una lezione a tutti, esaminando la coscienza di ciascuno. E «in quel tempo perlustrerò Gerusalemme con lanterne» (cfr Sof 1, 12): si rivelerà il segreto delle tenebre e taceranno gli argomenti delle lingue umane.

3. Io sono colui che solleva prontamente lo spirito umile in maniera che comprenda le ragioni delle verità eterne di più e meglio che se avesse studiato dieci anni a scuola. Io insegno senza il rumore delle parole, senza la confusione delle opinioni, senza trambusto, senza contrapposizione di argomenti. Io sono colui che insegna a dare il giusto valore ai beni terreni, a relativizzare quelli presenti e ad apprezzare quelli eterni, a rinunciare agli onori, ad accettare le offese, a sopportare gli scandali, a riporre in me tutta la speranza e ad amare in me e per me tutte le cose e me al di sopra di tutto e con tutto l’ardore.

4. Alcuni, affidandosi interamente al mio amore, hanno appreso cose divine e pronunciato parole meravigliose. Sono cresciuti spiritualmente più con me che con lo studio di questioni complesse e di sottili disquisizioni. Ad alcuni, però, dico cose comuni, ad altri più particolari; ad alcuni mi rivelo dolce-mente tramite segni e figure, ad altri manifesto i miei misteri in piena luce. La stessa voce parla in tutti i libri, ma non insegna a tutti allo stesso modo; poiché io sono colui che interiormente insegna la verità, scruta il cuore, penetra i pensieri, ispira le azioni, distribuendo a ciascuno secondo un degno giudizio.

Capitolo 44

NON LASCIARTI SEDURRE DALLE COSE ESTERIORI

1.  Figlio/figlia, è meglio per te ignorare molte cose e stare sulla terra come se non vivessi qui in maniera definitiva così da risparmiarti molto altro. È anche importante che tu ti renda sordo/a a molte cose, ascoltando solo ciò che ti dà pace. È più utile distogliere lo sguardo da ciò che non ti piace e rispettare l'opinione di ciascuno, anziché mettersi a discutere. Se stai bene con Dio e tieni conto del suo disegno, non ti sarà difficile accettare sconfitte.

2. Ah, Signore, dove siamo arrivati? Ecco che lamentiamo una perdita in questo mondo, fatichiamo e corriamo per ottenere un guadagno, ma ci dimentichiamo del danno spirituale, ricordandocene male e tardi. Si presta tanta attenzione a delle inezie o a ciò che non vale nulla e non ci si preoccupa di quanto è sommamente necessario; chi si abbandona interamente alle cose esteriori e non riserva del tempo per il raccoglimento non godrà di un riposo tranquillo.

Capitolo 45

NON DARE CREDITO A TUTTI E DIFFIDA DELLE PAROLE

1. «Nell’oppressione vieni in nostro aiuto perché vana è la salvezza dell'uomo» (Sal 59, 13). Oh, quante volte ho cercato inutilmente la fede dove pensavo che fosse! Ah, quante volte l'ho incontrata dove meno me l’aspettavo! Vana è la speranza che si ripone nelle persone; in te, mio Dio, è la salvezza dei giusti. Benedetto sia tu, Signore mio Dio, per tutto ciò che ci accade. Noi siamo deboli e incostanti e ci inganniamo; con facilità cambiamo opinione.

2. Nessuno è così cauto e circospetto in ogni cosa da non restare qualche volta deluso e perplesso. Ma colui che in te confida, Signore, e ti cerca con cuore sincero, non cadrà tanto facilmente. E se incorrerà in qualche avversità, poco importa il grado di coinvolgimento, prontamente sarà da te liberato o consolato, perché Tu non abbandoni per sempre chi in te spera fino alla fine. Raro è colui che persevera in tutte le difficoltà dell'amico. Tu, Signore, tu sei l'unico amico fedelissimo; nessun altro è come te.

3. Oh, lo ha saputo bene quell'anima santa che ha detto: La mia mente è salda e fondata in Cristo! Se così fosse anche per me, i timori umani non mi sconvolgerebbero tanto facilmente né mi colpirebbero le frecce delle malelingue. Chi può prevedere tutto e premunirsi dai mali futuri? Se i mali previsti feriscono già tanto, quanto più quelli imprevisti provocheranno gravi ferite! Ma per quale motivo, essendo io così misero, non mi sono premunito di più? Perché ho dato tanto facilmente credito ad altri? Siamo, tuttavia, solo creature, nient'altro che deboli creature, per quanto molti ci considerino e ci chiamino angeli. In chi credere, Signore? In chi, se non in te? Tu sei la verità che non inganna né può essere ingannata. Mentre sta scritto: «Ogni uomo è inganno» (Sal 115, 11), debole, incostante, incline a peccare, specialmente in parole, di modo che ben poco si deve credere a ciò che, a prima vista, sembra vero.

4. Prudentemente ci hai messo in guardia da certe perso-ne, avvertendoci che «i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa» (Mt 10, 36); che non dobbiamo dar credito a uno che dice: «Ecco, il Cristo è qui, o: È là» (Mt 24, 23; Mc 13, 21). A mie spese ho appreso questa verità e voglia Dio che mi serva per fare più attenzione e non per dar prova di insensatezza ancor più grande! Fa attenzione, mi dice qualcuno, e serba per te ciò che ti dico. E mentre io taccio e serbo il segreto, chi mi ha chiesto di mantenerlo deve anch'egli restare in silenzio, altrimenti tradisce sé stesso e me e tutto va a rotoli. Da perso-ne così, chiacchierone e superficiali, liberami, Signore, perché non cada nelle loro mani né commetta simili mancanze. Poni sulla mia bocca parole vere e sincere e allontana da me l'inganno della lingua. Da ciò che non posso sopportare devo a ogni costo premunirmi.

5. Oh, è una buona cosa, per vivere in pace, non parlare degli altri, non credere a tutto ingenuamente, né ripeterlo subito ad altre persone; aprirsi a pochi e cercare sempre te, che scruti i cuori; non essere mossi da vane parole, ma desiderare che tutte le cose esteriori e interiori siano fatte secondo la tua volontà. Il mezzo più sicuro per conservare la grazia divina e fuggire da ciò che attrae gli altri è non desiderare ciò che possa guadagnarci l'ammirazione umana; piuttosto, si deve per-seguire, con tutto l'impegno, quanto ci aiuta a migliorare la vita spirituale e il fervore dello spirito. La virtù sbandierata e prematuramente elogiata ha danneggiato molte persone. Produce un grande beneficio spirituale conservare la grazia del silenzio, in questa vita così vulnerabile da non essere mai libera da tentazioni e da lotte.

Capitolo 46

CONFIDA IN DIO QUANDO TI RIVOLGONO PAROLE OFFENSIVE

1. Figlio/figlia, sii forte e spera in me. Cosa sono le parole se non semplici parole? Volano nell'aria ma non incidono la pie-tra. Se sei colpevole, cerca subito e di buon grado di correggerti. Se la coscienza non ti accusa di nulla, disponiti a soffrire volentieri per amore di Dio. Non è una gran cosa sopportare a volte parole insultanti, se non riesci a ancora a sostenere colpi più duri. Perché delle inezie feriscono il tuo cuore? Perché non solo subisci ancora il richiamo della carne, ma ti preoccupi anche degli altri più di quanto sia necessario. Temendo il loro disprezzo, non vuoi ricevere rimproveri per i tuoi eccessi e cerchi di difenderti con scuse senza senso.

2. Esaminati meglio e riconosci che il mondo vive ancora in te, insieme al desiderio superficiale di piacere agli altri. Fuggendo con un senso di sconforto e confusione a causa dei tuoi difetti, dimostri chiaramente di non essere veramente umile, né di aver spezzato ogni legame con il mondo e che il mondo non è totalmente crocifisso per te. Ma ascolta la mia parola e tutte le parole umane non avranno più importanza. Se anche dicessero contro di te cose che può escogitare solo la mente più malvagia, che male ti farebbe questo, se non gli dai importanza, se non te ne preoccupi, neanche fosse una pagliuzza? Forse ciò potrebbe strapparti un solo capello?

3. Ma chi non domina l'interiorità, il cuore, e non ha Dio davanti agli occhi, facilmente si sentirà offeso da una parola di rimprovero. Chi però confida in me e non si aggrappa alla propria idea, vivrà senza temere gli altri. Io sono il giudice e conosco tutti i segreti; so come è avvenuto tutto: chi ha pronunciato l'ingiuria e chi l'ha subita. È da me che è uscita tale parola, con il mio permesso ti è capitato questo, «perché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2, 35). Giudicherò il colpevole e l'innocente; per prima cosa però ho voluto mettere alla prova entrambi con un occulto giudizio.

4. Non di rado la testimonianza delle persone è ingannevole; il mio giudizio è vero e non sarà revocato. Il più delle volte è occulto e pochi lo conoscono in profondità, ma non sbaglia mai né può sbagliare, anche quando appaia meno giusto agli occhi degli ignoranti. A me devi ricorrere in ogni giudizio e non attenerti al tuo parere. Poiché il giusto non sarà turbato, «qualunque cosa gli venga da Dio» (Prov 12, 21). Non sarà tocca-to dalle parole che possano dire contro di lui ingiustamente. Ma neppure si gonfierà di gioia vana qualora altri lo giustificassero a buon diritto. Egli deve pensare che «io sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini» (Ap 2, 23); non giudico secondo l'aspetto e le apparenze umane. Molto spesso chi è colpevole ai miei occhi è degno di lode nell'opinione altrui.

5. Signore Dio, «giudice giusto, forte e paziente» (Sal 7, 12) che conosci la debolezza e la malvagità umane, sii la mia forza e tutta la mia fiducia perché la mia coscienza non mi basta. Tu sai ciò che io non so; per questo avrei dovuto ricevere qualunque rimprovero con umiltà e mitezza. Perdonami, allora, per tutte le volte che non l'ho fatto e donami di nuovo grazia abbondante perché possa sopportarlo. Pertanto, per ottenere il perdono dei peccati la tua copiosa misericordia mi è più preziosa che la mia eventuale difesa di ciò che è riposto nella mia coscienza. E anche nel caso in cui essa non mi accusasse di nulla, non per questo potrei assolvermi (cfr 1Cor 4, 4); perché senza la tua misericordia «nessun vivente davanti a te è giusto» (Sal 142, 2).

Capitolo 47

SOPPORTARE GRAVI MALI PER OTTENERE LA VITA ETERNA

1.  Figlio/figlia, non lasciarti abbattere a causa dei compiti che hai assunto per amor mio e non scoraggiarti nelle difficoltà; ma in tutto ciò che ti capiterà ti consolino e ti fortifichino le mie promesse. Sono potente abbastanza per ricompensarti al di là di ogni limite e misura. Non tribolerai qui per molto tempo, né il dolore ti opprimerà per sempre. Aspetta solo un po’ e vedrai la fine dei tuoi mali. Arriverà il momento in cui cesseranno tutta la fatica e tutta l'agitazione. Ciò che passa con il tempo è insignificante e di breve durata.

2. Fa' ciò che puoi, lavora fedelmente nella mia vigna e io sarò la tua ricompensa. Scrivi, leggi, canta, gemi, taci, prega e affronta coraggiosamente ogni avversità; la vita eterna è degna di queste e di altre più grandi lotte. La pace verrà nel giorno che il Signore conosce e non ci sarà più come ora né giorno né notte, ma luce perpetua e chiarezza infinita, pace stabile e riposo sicuro. Non dirai allora: Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? (Rm 7, 24); ne esclamerai ahimè, il mio esilio è stato prolungato (Sal 119, 5); la morte sarà distrutta e la salvezza sarà eterna; immune da tutte le angosce, godrai di una gioia beata, in mezzo a una gradevole e felice compagnia.

3. Oh, se vedessi il premio eterno dei santi e delle sante in cielo e la gloria che, esultanti, già godono coloro che un tempo, agli occhi del mondo, erano disprezzati e considerati indegni di vivere, ti prostreresti certamente fino a terra e vorresti obbedire a tutti piuttosto che comandare anche su uno solo. Non aneleresti ai giorni felici di questa vita, ma, piuttosto, ti rallegreresti di subire prove per amore di Dio; e considereresti un grande vantaggio non valere nulla agli occhi degli altri.

4. Oh, se trovassi gioia in queste cose ed esse penetrassero profondamente nel tuo cuore, come potresti lasciarti sfuggire un solo lamento? Esiste forse una pena che non debba essere tollerata in cambio della vita eterna? Non è sicuramente poca cosa perdere o guadagnare il Regno di Dio. Alza allora gli oc-chi verso il cielo. Eccomi qui con tutti i santi e le sante; loro che in questo mondo hanno affrontato grandi lotte ora sono pieni di giubilo, ora sono consolati, ora sono al sicuro, ora si godono il riposo; e resteranno con me senza fine nel regno di mio Padre.

Capitolo 48

L’ETERNITÀ E LE AMAREZZE DI QUESTA VITA

1. Oh dimora beatissima della città celeste! Oh giorno chiarissimo dell'eternità che la notte non ricopre e la suprema Verità irradia sempre; giorno sempre felice e sempre sicuro che lo stato delle cose non trasforma mai nel suo contrario! Oh, se quel giorno già spuntasse e tutte le cose del mondo conoscessero la fine! Per i santi e per le sante questo giorno risplende con il fulgore della sua perpetua chiarezza; per noi, però, pellegrini sulla terra, esso si mostra solo da lontano e come in uno specchio.

2. I cittadini del cielo sanno quant'è felice quel giorno; gli esuli figli e figlie di Eva sentono quanto è tedioso e amaro quello della vita presente. Brevi e intessuti di malvagità e ricolmi di dolore e di amarezze sono i giorni di questo tempo, durante i quali tutti sono macchiati da tanti peccati, intrappolati in tante passioni, angosciati da tante paure, agitati da tante preoccupazioni, distratti da tante curiosità, aggrovigliati in tante vanità, assediati da tanti errori, oppressi da tante fatiche, aggrediti da tentazioni, indeboliti dai piaceri e tormentati dalla povertà.

3. Oh, quando avranno fine tutti questi mali? Quando mi libererò dalla schiavitù dei vizi? Quando mi ricorderò sola-mente di te, Signore? Quando gioirò pienamente in te? Quando vivrò in perfetta libertà, senza alcun ostacolo, senza afflizione nell'anima e nel corpo? Quando godrò di una pace ben fondata, imperturbabile e sicura, pace interna ed esterna, pace non minacciata da alcun lato? Oh, buon Gesù, quando starò davanti a te e potrò vederti? Quando contemplerò la gloria del tuo Regno? Quando sarai per me «tutto in tutte le cose» (1Cor 15, 28)? Oh, quando starò con te nel regno che hai preparato da tutta l'eternità per coloro che ti amano? Vivo in povertà e in esilio, in terra nemica, dove vi sono guerre quoti-diane e disgrazie estreme.

4. Consolami nel mio esilio, allevia il mio dolore, perché tutto il mio desiderio è rivolto a te. Tutto ciò che il mondo offre come consolazione è per me tormento più grande di ogni altra cosa. Vorrei goderti intimamente, ma non ci riesco. Vorrei dedicarmi alle cose del cielo, ma i beni del mondo e le passioni sfrenate mi lasciano senza forze. Con lo spirito desidererei elevarmi al di sopra di tutte le cose, ma la carne mi obbliga ad assoggettarmi ad esse contro la mia volontà. Così, infelice, mi dibatto e «divento un peso per me stesso» (Gb 7, 20); poiché lo spirito mi spinge verso l'alto e la carne verso il basso.

5. Oh! quanto soffro interiormente, quando, meditando sulle cose celesti, subito una moltitudine di pensieri terreni viene a sconvolgere la mia preghiera! «Dio mio, nella tua ira, non allontanarti da me» (Sal 70, 12). Lancia i tuoi strali e dissipa questi pensieri! «Lancia le tue frecce» e svaniranno i fantasmi del nemico (Cfr Sal 143, 6). Fa' che i miei sentimenti siano concentrati in te; non permettere che le cose del mondo mi distraggano; concedimi la grazia di respingere e mettere in fuga tutte le fantasie del peccato. Soccorrimi, Verità eterna, in maniera che nessuna attrazione mondana possa sedurmi. Vieni, soavità celeste, e fugga al tuo cospetto ogni impurità. Perdonami misericordiosamente per tutte le volte che, nella preghiera, penso ad altro, distante da te. Confesso sincera-mente di distrarmi spesso. Poiché molte volte non sto dove sta il corpo, ma dove mi portano i miei pensieri. Sto dove sta il mio pensiero e il mio pensiero sta, solitamente, dove sta ciò che amo. Facilmente mi capita di essere là dove naturalmente sento piacere o dove provo abitualmente soddisfazione.

6. Per questo tu, Verità eterna, hai detto chiaramente che là dov'è il tuo tesoro sarà anche il tuo cuore (Mt 6,21). Se amo íl cielo, mi piace pensare alle cose celesti. Se amo il mondo, mi rallegro delle sue delizie e mi addoloro per le sue contraddizioni. Se amo la carne, mi abbandono con piacere ai pensieri carnali. Se amo lo spirito gioisco nel pensare alle cose spirituali. Perché, quale che sia l'oggetto del mio amore, è di questo che parlo e sento parlare con gusto, portandone con me l'immagine. Ma beato è chi per amor tuo pone tutte le creature su un secondo piano, lotta contro le deviazioni della natura, esercita con il fervore dello spirito un severo controllo sulle attrazioni della carne, per offrirti con coscienza serena una preghiera pura; e, liberato interiormente ed esteriormente da tutto ciò che è accidentale, merita di essere unito al coro degli angeli.

Capitolo 49

IL DESIDERIO DELLA VITA ETERNA E I BENI PROMESSI A CHI LOTTA

1. Figlio/figlia, quando senti che il cielo ti ispira nostalgia della beatitudine e il desiderio di lasciare la dimora del corpo per contemplare la mia luce immutabile, dilata il tuo cuore e ricevi questa santa ispirazione con tenerezza. Rendi grazie alla suprema Bontà che opera in te in maniera tanto generosa, che con tanta clemenza ti visita, con tanto ardore ti colma di entusiasmo, con tanta forza ti solleva affinché il tuo peso non ti faccia soccombere alle cose di questo mondo. Non devi questo ai tuoi pensieri o ai tuoi sforzi ma solo alla grazia celeste e all'impulso divino perché tu cresca nelle virtù, soprattutto nell'umiltà, preparandoti alle lotte future; perché possa affidarti a me con tutto il tuo cuore sforzandoti di servirmi con fermezza.

2. Figlio/figlia, molte volte arde il fuoco, ma la fiamma non sale senza fumo. Così anche i desideri di alcuni bruciano per le cose celesti e tuttavia non sono liberi dalle tentazioni e dai richiami della carne. Perciò non operano unicamente per la gloria di Dio, per quanto questo chiedano con insistenza. Tale è spesso anche il tuo desiderio che hai mescolato con tanta inquietudine; poiché non è puro né perfetto ciò che è contami-nato da qualche interesse personale.

3. Chiedimi non ciò che ti risulta gradito e comodo, ma ciò che è per me accettabile e onesto; poiché se giudichi rettamente devi preferire la mia volontà a tutti i tuoi desideri e compierla. Conosco i tuoi aneliti e ho udito spesso i tuoi gemiti. Vorresti essere già adesso nella gloriosa libertà dei figli e delle figlie di Dio; già ti rallegra il pensiero della dimora eterna, nella patria celeste, ricolma di gioia; ma non è ancora giunta l'ora; è altro il momento presente, tempo di fatica e di prove. Desideri godere della pienezza del Sommo Bene, ma non puoi ancora ottenerla. Io sono questo Sommo Bene; aspettami, dice il Signore, fino alla venuta del Regno di Dio (cfr Sof 3, 8).

4. Sulla terra dovrai passare ancora per molte prove e in molte cose accumulerai esperienza. Di tanto in tanto riceve-rai consolazioni, ma non puoi ricevere soddisfazione piena. «Solo sii forte e molto coraggioso» (Gs 1, 7) per fare e sopportare ciò che ripugna naturalmente. È importante che tu ti rivesta dell'essere nuovo e ti trasformi in un'altra creatura. Devi fare spesso ciò che non vuoi e lasciare ciò che vuoi. Ciò che agli altri piace potrà avere successo; con te non avverrà lo stesso. Ciò che gli altri dicono sarà ascoltato; ciò che dici tu è come se non valesse niente. Le richieste che faranno gli altri verranno soddisfatte, mentre le tue non saranno nemmeno udite.

5. Gli altri saranno grandi nel giudizio delle persone, ma di te non si dirà neppure una parola. Gli altri saranno investiti di diverse missioni e te giudicheranno incapace di qualsiasi cosa. Da ciò, a volte, la natura uscirà afflitta, ma guadagnerai molto se saprai sopportare in silenzio. In queste e in altre cose simili viene messo alla prova il servo fedele del Signore, in maniera che si veda se sa rinunciare a sé stesso e distaccarsi da tutto. Difficilmente ci sarà qualcosa in cui è più necessario morire a sé stessi che quella di sopportare ciò che va contro la propria volontà, specialmente quando ti comanderanno cose che ti sembrano inutili e assurde. E non osando resistere al potere del superiore dal quale dipendi, ti risulterà pesante procedere secondo la sua volontà rinunciando totalmente al tuo sentimento.

6. Considera, figlio/figlia, il frutto di queste fatiche, la loro breve durata e il grande premio e nulla di ciò ti apparirà penoso; piuttosto, troverai consolazione per le tue sofferenze. Per un piccolo desiderio a cui ora rinunci, la tua volontà sarà sempre soddisfatta in cielo, dove troverai tutto ciò che vuoi e tutto ciò che puoi desiderare. Lì possederai tutto il bene senza paura di perderlo. Lì la tua volontà, sempre unita alla mia, non desidererà nulla di estraneo o di personale. Lì nessuno si opporrà a te o si lamenterà di te, nessuno ti creerà ostacoli o ti causerà problemi; piuttosto, tutto ciò che desideri sarà già lì presente per colmare e soddisfare pienamente tutti i tuoi desideri. Lì ti darò gloria per l'offesa sofferta, un manto d'onore per la tristezza; un trono eterno nel mio regno per aver scelto l'ultimo posto. Lì brillerà il frutto dell'obbedienza, si esalterà la fatica della penitenza, sarà coronata di gloria l'umile sotto-missione.

7. Ora, però, mettiti umilmente nelle mani di tutti senza badare a chi ti ha detto o comandato alcunché. Preoccupati di accogliere di buon grado qualunque richiesta o cenno, che sia di un tuo superiore, di un pari grado o di un subalterno, e cerca di compierlo sinceramente e volentieri. Cerchi pure uno questo e l'altro quello; si esalti pure questo in una cosa e quello in un'altra, ricevendo mille e mille elogi; tu, però, non prendere partito per nessuna di esse, ma rallegrati solo nel rinunciare a te, nel fare la mia volontà e nel rendermi gloria. Questa sia la tua opzione: che tanto «nella vita come nella morte» (Fil 1, 20) Dio sia sempre per te glorificato.

Capitolo 50

PONI I TUOI TORMENTI NELLE MANI DI DIO

1. Signore Dio, Padre santo! Benedetto sia tu ora e sempre; perché come hai voluto così è stato fatto ed è buono tutto ciò che fai. Gioisca in te il tuo servo, non in sé né in chiunque altro; poiché solamente tu sei la vera gioia; tu la mia speranza e il mio premio; solo tu, Signore, la mia felicità e la mia gloria. Che possiede il tuo servo, se non ciò che ha da te ricevuto senza meritarlo? Tuo è tutto ciò che hai dato e che hai fatto. «Sono infelice e morente dall'infanzia» (Sal 87,16); e il mio spiri-to talvolta si addolora fino alle lacrime e talaltra si turba per le sofferenze che verranno.

2. Desidero la gioia della pace, chiedo la pace dei tuoi figli e delle tue figlie, che tu alimenti con la luce della consolazione. Se tu mi concederai la pace, se tu mi infonderai la gioia santa, l'anima del tuo servo si riempirà di giubilo, intonando devotamente le tue lodi. Ma se ti allontanassi, come spesso fai, egli non potrà percorrere il cammino dei tuoi comandamenti, ma si prostrerà in ginocchio battendosi il petto, per il fatto di non procedere come prima, quando risplendeva la tua luce sul suo capo e trovava rifugio dalle tentazioni violente all'ombra delle tue ali.

3. Padre giusto e sempre degno di lode! È giunta l'ora in cui sarà messo alla prova il tuo servo. Padre amorevole! È giusto che in questa ora il tuo servo sopporti qualcosa per amor tuo. Padre sempre adorabile, è giunta l'ora che da tutta l'eternità prevedevi che dovesse arrivare, che il tuo servo soccomba per poco esteriormente, ma vivendo interiormente sempre unito a te. Per poco tempo sia offeso e umiliato e appaia debole dinanzi agli altri e oppresso da sofferenze e scoramenti, perché risusciti con te nell'aurora di una nuova luce e sia glorificato in cielo. Padre santo! È stato questo che hai ordinato e questo che hai voluto. E questo è stato fatto come da te stabilito.

4. Poiché è una grazia che concedi al tuo amico: soffrire e affliggersi in questo mondo per amor tuo, tante volte e da chiunque tu permetterai che sia fatto. Senza il tuo disegno, senza la tua provvidenza o senza causa, nulla avviene sulla terra. «Bene per me se sono stato umiliato, perché impari ad obbedirti» (Sal 118, 71) e deponga tutta la superbia del cuore e la presunzione. È vantaggioso per me ricoprirmi il volto di confusione per cercare consolazione in te e non in altri. Ho appreso anche così ad accogliere amorevolmente i tuoi insondabili disegni; poiché hai punito il giusto insieme con l'empio, ma non senza equità e giustizia.

5. Ti rendo grazie, Signore, perché non hai tenuto conto della mia malvagità, anche se mi hai punito duramente, inviandomi sofferenze e affliggendomi con tormenti esteriori e interiori. Di tutto ciò che esiste sotto il sole, nulla è capace di consolarmi se non tu, Signore mio Dio, medico celeste delle anime; ferisci e risani, «fai scendere negli abissi della terra e fai risalire» (Tb 13, 2); la tua disciplina è sopra di me; il tuo bastone mi ammaestrerà.

6. Padre amato, sono nelle tue mani e mi sottopongo alla verga della tua correzione. Colpiscimi il dorso e il collo, per-ché sottometta alla tua volontà il mio deplorevole modo di essere. Rendimi un discepolo devoto e umile, come sai fare, per-ché possa camminare obbedendo a ogni tuo minimo cenno. Affido me stesso con tutto ciò che è mio alla tua correzione, poiché è meglio essere punito in questo mondo che nell'altro. Tu sai tutto e conosci tutte le cose e nulla della coscienza umana ti rimane nascosto. Tu conosci il futuro prima che si realizzi; non hai bisogno di chi ti avvisi riguardo a ciò che avviene sulla terra. Tu sai ciò che serve per il mio progresso spirituale e quanto vale la sofferenza per togliere la ruggine dei vizi. Disponi di me secondo la tua volontà e non guardare alla mia vita di peccato, poiché nessuno meglio e più chiaramente di te la conosce.

7. Concedimi, Signore, di sapere ciò che devo sapere, di amare ciò che devo amare; fammi cantare le lodi di ciò che ti è più gradito, apprezzare ciò che ti piace ed evitare ciò che è abietto ai tuoi occhi. Non lasciare che io giudichi dalle ap-parenze esteriori, né che io critichi in base a ciò che sento da persone inesperte (cfr Is 11, 3), ma dammi la facoltà di discernere correttamente le cose visibili e quelle spirituali e, soprattutto, il desiderio di conoscere sempre la tua volontà.

8. Si ingannano spesso le persone nei loro giudizi e non meno si ingannano quanti sono legati alle cose del mondo, perché amano solo i beni visibili. Forse uno diventa migliore perché un altro lo loda? Con gli elogi il bugiardo inganna il bugiardo, il vanitoso inganna il vanitoso, il cieco inganna il cieco, il malato inganna il malato; in verità piuttosto lo confonde nel tessergli frivoli elogi. Perché quanto ciascuno è agli occhi di Dio tanto è e nulla più, dice l'umile San Francesco.

Capitolo 51

INCAPACE DI FARE COSE GRANDI, REALIZZA UMILI OPERE

1. Figlio/figlia, non sempre riesci a conservare il desiderio ardente di tutte le virtù, né a rimanere a un grado più elevato di contemplazione; ma a volte è necessario, a causa della tua natura corrotta, scendere a un livello più basso e assumere il fardello di questa vita tediosa, per quanto appaia pesante. Finché vivrai in questo corpo mortale, sentirai noia e inquietudine nel cuore. Conviene allora che tu abbia a gemere molte volte sotto il peso della carne, perché non puoi occuparti ininterrottamente degli esercizi spirituali e della contemplazione delle cose divine.

 2. E allora opportuno ricorrere a semplici occupazioni esteriori e rallegrarti con buone azioni; attendere, con salda fiducia, la mia venuta e la mia visita celeste. Sopporta con pazienza il tuo esilio e l'aridità di spirito finché non venga di nuovo a renderti visita e a liberarti da tutte le angosce. Perché io ti farò dimenticare le preoccupazioni e godere della tranquillità interiore. Ti aprirò il giardino delle Sacre Scritture, affinché, con il cuore dilatato, tu possa iniziare a correre lungo il cammino dei miei comandamenti (cfr Sal 118, 32). «E allora dirai: le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi» (Rm 8, 18).

Capitolo 52

NON RITENERTI MERITEVOLE DI CONSOLAZIONI PIÙ CHE DI CORREZIONI

1. Signore, io non sono degno della tua consolazione, né di alcuna visita spirituale; per questo non fai che trattarmi con giustizia quando mi lasci povero e desolato. Perché, se anche potessi versare un mare di lacrime, non sarei degno della tua consolazione. Non merito altra cosa che essere flagellato e punito per le tante offese e í così gravi delitti commessi. Così, tutto considerando, non sono degno neppure della minima consolazione. Tu, però, Dio clemente e misericordioso, che non vuoi che vadano perdute le tue opere, ti sei degnato, per manifestare la ricchezza della tua bontà in copiosa misericordia, di consolare il tuo servo, in modo soprannaturale, senza merito alcuno da parte mia. Perché le tue consolazioni non sono come i nostri discorsi umani.

2. Cosa ho fatto, Signore, perché tu mi dessi una qualche consolazione celeste? Non ricordo dí aver fatto alcun bene, ma anzi sono stato sempre incline a peccare e lento a correggermi. Questa è la verità e non c'è modo di negarla. Se dicessi altra cosa, tu saresti contro di me e non ci sarebbe nessuno a difendermi. Che altro ho meritato per i miei peccati se non ciò che chiamiamo inferno e fuoco eterno? Confesso sinceramente che sono degno di ogni derisione e di ogni disprezzo; non merito di essere incluso nel novero dei tuoi amici. E benché lo faccia molto malvolentieri, per amore della verità confesserò contro di me i miei peccati, per ottenere più facilmente la tua misericordia.

3. Cosa posso dire, ricoperto di colpa e confusione? Non posso aprire bocca se non per dire questo: ho peccato, Signore, ho peccato; abbi pietà di me, perdonami! «Lasciami, sì ch'io possa respirare un poco prima che me ne vada, senza ritornare, verso la terra delle tenebre e dell'ombra di morte» (Gb 10, 20). Che altro esigere dal colpevole e povero peccatore se non che si umilii e si penta dei suoi peccati? Dalla contrizione sincera e umile del cuore nasce la speranza del perdono; si riconcilia la coscienza turbata; in un bacio santo Dio si unisce all'anima pentita.

4. L'umile contrizione dei peccati è per te, Signore, un sacrificio assai gradito, poiché la tua presenza è un odore più soave del profumo dell'incenso. Lo è anche il prezioso balsamo che hai voluto veder versato sui tuoi piedi sacri, poiché «un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi» (Sal 50, 19). È qui che si trova il rifugio contro la furia del nemico, qui sí emendano e si lavano le macchie contratte nella vita nel mondo.

Capitolo 53

LA GRAZIA DI DIO NON VIENE COMUNICATA A CHI PROVA ATTACCAMENTO PER LE COSE TERRENE

1. Figlio/figlia, la mia grazia è preziosa; non tollera mescolanze con realtà estranee né con consolazioni terrene. È ur-gente allora rimuovere tutti gli impedimenti, se vuoi che la grazia ti venga infusa. Cerca un luogo appartato, fa' in modo che ti piaccia vivere in solitudine e non cercare futili conversazioni con gli altri, ma a Dio rivolgi la tua preghiera ardente, per acquisire la contrizione dello spirito e la purezza della coscienza. Non dare al mondo troppo valore; íl servizio a Dio viene prima di tutti i beni esteriori. Non puoi dunque relazionarti con me e allo stesso tempo abbandonarti ai piaceri delle cose transitorie. Evita l'attaccamento alle persone note e a quelle care e conserva la tua mente libera da ogni conso-lazione terrena. Così anche l'apostolo Pietro esorta immediatamente i cristiani a vivere in questo mondo come stranieri e pellegrini (cfr 1Pt 2, 11).

2. Oh, quanta fiducia avrà quel moribondo che non ha alcun attaccamento alle cose mondane! Allontanare così il cuore da tutto non è cosa che può comprendere lo spirito ancora infermo; chi vive semplicemente una vita esteriore non conosce la libertà della dimensione interiore. Tuttavia, se vuoi vivere veramente secondo lo spirito, fa' in modo di rinunciare all'attaccamento eccessivo tanto ai più vicini quanto ai più distanti e di preoccuparti più di te che degli altri. Se otterrai una vittoria completa su di te, con più facilità collocherai tutto il resto sotto il tuo controllo. Poiché la perfetta vittoria è trionfare su sé stessi. Perché chi domina sé stesso al punto che i suoi sensi obbediscano alla ragione otterrà che la ragione gli obbedirà in tutte le cose e sarà allora realmente vincitore di sé stesso e signore del mondo.

3. Se aspiri a questo vertice, devi iniziare in maniera decisa strappando e tagliando alla radice l'attaccamento segreto e disordinato verso di te e verso ogni bene particolare e meramente sensibile. Dal vizio dell'amore eccessivo e disordinato per sé stessi deriva quasi tutto ciò che deve essere vinto; sconfitto e controllato questo, subito godrai pace profonda e salda tranquillità. Pochi però cercano di morire a sé stessi e di distaccarsi dal proprio ego, per questo ne diventano ostaggi e non possono elevarsi in spirito al di sopra di sé stessi. Chi desidera liberamente seguirmi deve controllare le proprie inclinazioni malvage e disordinate e non legarsi con amore appassionato ad alcuna creatura.

Capitolo 54

LE DUE LOGICHE: QUELLA DELLA NATURA E QUELLA DELLA GRAZIA

1. Figlio/figlia, osserva attentamente la logica e le dinamiche della natura e della grazia, poiché sono assai diverse tra loro, in maniera così sottile che solo con molta fatica posso-no essere distinte, anche agli occhi di una persona spirituale e interiormente illuminata. Tutti, effettivamente, vogliono il bene e si incontra sempre del bene nelle loro parole e nelle loro opere. Tuttavia, molti commettono errori sotto l'apparenza del bene.

2. La natura è astuta; trascina, irretisce e seduce molti e non guarda altro che sé stessa. Ma la grazia cammina con semplicità; allontana anche la più piccola apparenza del male; non usa artifici e fa tutto per puro amore di Dio, in cui riposa come suo fine ultimo.

3. La natura ha orrore del controllo; non vuole essere oppressa, né vinta, né assoggettarsi e sottomettersi volontariamente ad alcuno. La grazia, al contrarlo, cerca la giusta misura; resiste alla sensualità; preferisce assoggettarsi; rinuncia all'esercizio della propria libertà; apprezza la disciplina; non intende dominare nessuno; bensì vuole vivere, stare e rimanere sempre sotto la mano di Dio; continuamente pronta, per amore di Dio, a inchinarsi umilmente dinanzi a ogni umana creatura.

4. La natura opera in funzione del proprio interesse e calcola il vantaggio che può trarre dagli altri. La grazia, invece, si preoccupa non di ciò che possa essere utile o vantaggioso per sé stessa, ma di quello che possa essere di utilità a molti.

5. Alla natura piace ricevere onori e omaggi; la grazia, invece, attribuisce fedelmente a Dio ogni onore e gloria.

6. La natura teme la confusione e il disprezzo, la grazia si rallegra del fatto di «essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù» (At 5, 41).

7. La natura ama l'ozio e il benessere corporale; la grazia, invece, non vuole restare oziosa e abbraccia con piacere la fatica.

8. La natura apprezza il possesso di beni rari e preziosi e disprezza quelli semplici e rozzi; la grazia invece si compiace di cose semplici e modeste; non disprezza quelle elementari né rifiuta di vestirsi con abiti vecchi e usati.

9. La natura si preoccupa dei beni materiali; si rallegra del profitto, anche modesto, si deprime a causa di un danno e si irrita per qualunque parola offensiva; la grazia si preoccupa delle cose eterne; non si attacca ai beni terreni, non si lascia turbare da una loro eventuale perdita; né si offende per parole aspre, perché ha posto il suo tesoro e la sua gloria nel cielo dove nulla perisce.

10. La natura è avida, vuole ricevere più che dare; ama possedere cose proprie e personali. La grazia è devota e comunitaria; fugge dall'eccentricità, si accontenta di poco e considera che «vi è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20, 35).

11. La natura tende alle creature, al proprio status, alle cose futili e ai passatempi. La grazia ci conduce a Dio e alle virtù; supera l'attaccamento alle creature; fugge dalle malevoli sollecitazioni mondane; resiste al richiamo degli istinti carnali; limita il girovagare per il mondo e ha vergogna di apparire in pubblico.

12. La natura si rallegra di qualunque piacere esteriore che soddisfi la gioia dei sensi. La grazia cerca la sua consolazione soltanto in Dio e si dedica al sommo bene più che a tutte le cose visibili.

13. La natura mira in ogni cosa al proprio interesse e al proprio profitto; non fa nulla gratuitamente; per il bene che fa spera sempre di ricevere in cambio benefici uguali o maggiori o elogi e favori; si attende che venga data importanza alle sue imprese e ai suoi doni. La grazia non cerca alcun vantaggio terreno né ambisce ad altro premio che non sia Dio e basta; e delle cose terrene desidera appena quanto le possa servire per raggiungere la vita eterna.

14. La natura si vanta dei molti amici e parenti; è orgogliosa della sua elevata posizione e del suo illustre lignaggio; cerca di piacere ai potenti; lusinga i ricchi; applaude i pari grado. La grazia ama i propri nemici; non si esalta per la quantità di amici; non dà importanza alla posizione o al titolo nobiliare, a meno che non li veda accompagnati dalla virtù. Favorisce più il povero che il ricco; ha più compassione per l'innocente che per il potente; gioisce della verità e non della menzogna. Esorta sempre i buoni ad «aspirare ai carismi più grandi» (1Cor 12,31) e alle virtù che li rendano simili al Figlio di Dio.

15. La natura si lamenta subito dei difetti e delle malattie; la grazia sopporta con pazienza la miseria.

16. La natura attribuisce tutto a sé e lotta e disputa a proprio vantaggio. La grazia attribuisce tutto a Dio, da cui tutto trae origine; nessun bene attribuisce a sé con arrogante presunzione; non critica; non preferisce la propria opinione a quella degli altri, ma in ogni giudizio e in ogni parere si assoggetta alla saggezza eterna e all'esame divino.

17. La natura desidera conoscere i segreti e ascoltare le novità; vuole esibirsi in pubblico e sperimentare quante più cose possibili con i sensi; vuole la fama e ciò che suscita lode e ammirazione. La grazia non insegue le novità né si interessa alle curiosità, perché tutto nasce dalla corruzione originaria, non essendoci nulla di nuovo e definitivo sulla terra. Insegna allora a frenare gli impulsi dei sensi; a evitare il futile compiaci-mento e l'ostentazione; a occultare umilmente ciò che possa destare ammirazione e lode; cerca in tutte le cose e in tutta la scienza un profitto spirituale e l'onore e la gloria di Dio. Non vuole essere lodata né che lo siano le sue opere, ma che Dio sia benedetto nei doni che elargisce a tutti per puro amore.

18. La grazia è una luce soprannaturale e un dono speciale di Dio; è il segno distintivo degli eletti e il pegno della salvezza eterna; poiché eleva la persona dalle cose terrene all'amore per quelle celesti, rendendola, da carnale che era, spirituale. Quanto più dunque esercitiamo il controllo e il dominio della natura tanto maggiore è la grazia che ci viene infusa, cosicché si venga ogni giorno di più rinnovati spiritualmente, conformi all'immagine di Dio.

Capitolo 55

LA CORRUZIONE DELLA NATURA E L’EFFICACIA DELLA GRAZIA

1. Signore mio Dio, che mi hai creato a tua immagine e somiglianza, concedimi la grazia che hai rivelato essere così grande e necessaria per la salvezza: che io vinca la mia catti-va natura che mi trascina verso il peccato e la perdizione. Per questo sento nella mia carne la legge del peccato che va contro lo spirito e mi mantiene prigioniero (cfr Rom 7, 23), mirando a farmi cedere più volte alla sensualità; né potrò resistere alle passioni se la tua santissima grazia non mi assiste e non mi infiamma il cuore.

2. È necessaria la tua grazia, e grazia in abbondanza, per vincere la natura, sempre incline al male fin dai primi anni di vita. Perché, guastata dal primo uomo, Adamo, e corrotta dal peccato, trasmette a tutti questa macchia, cosicché, per quanto tu l'abbia creata buona e retta, appare ora inferma e indebolita dalla sua corruzione, in quanto i suoi impulsi, abbandonati a sé stessi, la trascinano verso il male e verso le cose inferiori. La poca forza che le è rimasta, infatti, è come una scintilla coperta dalla cenere. Ma questa scintilla è la ragione naturale che, sebbene avvolta da una densa oscurità, sa ancora discernere il bene dal male, la verità dall'errore, pur non rivelandosi in grado di fare tutto ciò che vorrebbe, giacché non possiede la luce piena della verità, né la purezza dei suoi sentimenti.

3. È per questo, mio Dio, che «acconsento nel mio intimo alla legge di Dio» (Rm 7,22), poiché so che ciò che comandi è buono, giusto e santo, allontana ogni male e insegna a rifuggire dal peccato. Nella carne, però, sono sottomesso alla legge del peccato, poiché obbedisco più ai sensi che alla ragione. Ecco perché «c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo» (Rm 7, 18). Per questo, faccio molti buoni propositi, ma, se la tua grazia non viene in soccorso della mia debolezza, mi scoraggio e rinuncio dinanzi al minimo ostacolo. Mi capita così di conoscere pienamente il cammino della perfezione e di sapere chiaramente ciò che devo fare. Tuttavia, oppresso dal peso della corruzione, non mi sollevo verso ciò che è più perfetto.

4. Oh, come mi risulta sommamente necessaria, Signore, la tua grazia, per iniziare, portare avanti e coronare il bene. Perché senza di essa nulla posso fare (cfr Fil 4, 13), ma tutto posso in te se mi conforta la tua grazia. Oh grazia veramente celestiale, senza la quale nulla valgono i propri meriti e ben poco valore possiedono i doni naturali! Senza la tua grazia, Signore, le arti e la ricchezza, la bellezza e il coraggio, l'ingegno e l'eloquenza non hanno fondamento. I doni della natura sono comuni ai buoni e ai cattivi, ma la grazia e la carità sono peculiari agli eletti perché li rendono degni della vita eterna. Talmente superiore è questa grazia che né il dono della profezia, né il potere di fare miracoli, né la più alta meditazione hanno valore se ne sono privi. Neppure la fede stessa, né la speranza, né le altre virtù ti sono gradite senza la grazia e l'amore.

5. Oh grazia beatissima, che rendi ricco di virtù il povero in spirito e rendi umile di cuore il ricco in beni di fortuna, vieni, scendi su di me e ricolma la mia anima con la tua consolazione, perché il mio spirito non venga meno per stanchezza e aridità. Ti supplico, Signore, che io trovi grazia ai tuoi occhi, perché la tua grazia mi basta (cfr 2Cor 12, 9), al di là di tutto ciò a cui la natura tende. Per quanto io sia tentato e umiliato con tante afflizioni, non temerò il male, finché la tua grazia sarà con me. Essa è la mia forza; mi dà consiglio e rifugio. Essa è più potente di tutti i nemici e più saggia di tutti i sapienti.

6. Essa è maestra di verità e di giustizia, luce del cuore e conforto nelle tribolazioni; essa mette in fuga la tristezza, dissipa il timore, nutre la devozione, suscita lacrime sante. Cos'altro sono io senza la grazia, se non un legno secco e un ramo inutile da gettare tra le fiamme? Che la tua grazia mi preceda, Signore, e mi accompagni sempre e mi conservi continuamente nella pratica delle buone opere (Messale Romano, XVI domenica dopo Pentecoste), per Gesù Cristo, Figlio tuo. Amen.

Capitolo 56

RINUNCIARE A SE STESSI E SEGUIRE CRISTO NELLA VIA DELLA CROCE

1. Figlio/figlia, quanto più ti distaccherai dal tuo ego, tanto più potrai avvicinarti a me. Così come la pace interiore deriva dal non desiderare alcunché di esteriore, allo stesso modo il distacco da sé stessi favorisce l'unione con Dio. Voglio che tu apprenda a rinunciare perfettamente a te, accogliendo senza resistenza e senza un lamento la mia volontà. Seguimi (Mt 9, 9), poiché Io sono la via, la verità e la vita (Gv 14, 6). Senza la via non si cammina, senza la verità non si conosce, senza la vita non si vive. Io sono la via che devi seguire, la verità a cui devi credere, la vita che devi sperare. Io sono la via sicura, la verità infallibile, la vita senza fine. Io sono la via, la strada diritta, la verità suprema, la vita vera, la vita felice, la vita increata. Se rimarrete sul mio cammino, «conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi» (Gv 8, 32) e raggiungerete la vita eterna.

 2. «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti» (Mt 19, 17). Se vuoi conoscere la verità credi in me. Se vuoi la perfezione, vendi ogni cosa (Mt 19, 21). Se vuoi seguirmi, rinuncia a te (cfr Lc 9, 23; 14, 27; Mt 16, 24). Se vuoi la vita beata, non perderti nel presente. Se vuoi la gloria in cielo, umiliati sulla terra. Se vuoi regnare con me, porta con me la croce, perché solo coloro che abbracciano la croce trovano il cammino della beatitudine e della luce vera.

3. Signore Gesù Cristo, poiché la tua vita è stata piena di sofferenza e hai subito il disprezzo del mondo, concedimi di imitare il tuo esempio. Perché il servo non è più grande del suo signore, né il discepolo lo è più del maestro (cfr Mt 10, 24). Ammaestra il tuo servo nella sequela della tua vita, perché in essa è la mia salvezza e la vera santità. Nulla che possa leggere e ascoltare al di fuori di essa può rallegrarmi o realizzarmi pienamente.

4. Figlio/figlia, poiché sai e leggi tutte queste cose, felice sarai se le metterai in pratica. «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama; e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Gv 14, 21). E lo farò sedere al mio fianco nel regno di mio Padre (cfr Ap 3, 21). Signore Gesù, sia fatto in me quel che dici e prometti e mi sia dato di meritare il regno. Ho ricevuto la croce, la croce dalla tua mano; devo farmene carico fino alla morte, come tu mi hai imposto. In verità la vita della perso-na devota è una croce, ma che conduce al paradiso. Il primo passo è già stato fatto; non posso tornare indietro né desistere.

 5. Fratelli e sorelle, marciamo uniti, Gesù è con noi, ab-bracciamo per Gesù questa croce, in essa per Gesù perseveriamo. Lui che è nostro Maestro e nostra Guida, sarà anche il nostro soccorso. Ecco il nostro Re, che marcia dinanzi a noi. «Egli combatterà per noi» (2Esd 4, 20). Vogliamo seguirlo senza paura, nessuno si intimorisca; siamo pronti a morire nella lotta con coraggio e non macchieremo la nostra gloria fuggendo dinanzi alla croce (cfr 1Mac 9, 10).

Capitolo 57

NON SCORAGGIARTI SE COMMETTERAI QUALCHE ERRORE

1. Figlio/figlia, mi sono più gradite la pazienza e l'umiltà nelle sconfitte che la consolazione e il fervore nelle vittorie. Perché ti offendi per una cosa da nulla che hanno detto contro di te? Se anche fossero cose più gravi, non dovresti fartene turbare. Lascia passare, non c'è nulla di nuovo; non è la prima volta né sarà l'ultima, nel caso dovessi vivere a lungo. Ma tu sei forte finché non sorge una difficoltà. Sai dare buoni consigli e incoraggiare gli altri con le tue parole, ma quando, all'improvviso, l'avversità bussa alla tua porta, subito ti mancano consiglio e coraggio.

2. Considera la tua grande fragilità, che tante volte speri-menti nelle piccole cose; è per la tua salvezza che queste e altre cose simili ti capitano. Considera attentamente la tua vulnerabilità, ma non lasciarti sconvolgere e turbare a lungo. Sopporta almeno con pazienza ciò che non puoi sopportare con allegria. Per quanto ti costi ascoltare questa o quella parola e tu senta indignazione, esercita il controllo su di te e non lasciar sfuggire dalla tua bocca alcuna espressione inopportuna, perché potrebbe scandalizzare i più piccoli. Subito si calmerà la tempesta nel tuo cuore e, con il ritorno della grazia, il dolore si trasformerà in dolcezza. «Io vivo, dice il Signore» (Is 49, 18), pronto ad aiutarti e a consolarti, e tanto più se confidi in me e se mi invochi con fervore.

3. Abbi più coraggio (Bar 4, 30) e preparati ad affrontare cose più grandi. Non tutto è perduto per il fatto di provare, frequentemente, sconforto e tentazioni. Sei una creatura umana e non Dio, sei carne, non un angelo. Come potrai tu perseverare sempre nella stessa condizione virtuosa se non ha potuto farlo l'angelo del cielo né i tuoi progenitori in paradiso? Io sono colui che solleva gli afflitti (cfr Gb 5, 11), li libera dalle debolezze e li innalza fino alla mia divinità.

4. Signore, benedetta sia la tua parola, «più dolce del miele e di un favo stillante» (Sal 18,11). Cosa sarebbe di me in tante difficoltà e angosce se tu non mi confortassi con le tue sante parole? Non importa cosa e quanto avrò sopportato, purché possa arrivare al porto finale della salvezza. Concedimi una buona fine e una felice traversata in questo mondo. Ricordati di me, mio Dio (2Esd 13,22), e guidami per il giusto cammino nel tuo regno. Amen.

Capitolo 58

A NULLA VALE SPECULARE SUGLI OCCULTI DISEGNI DI DIO

1. Figlio/figlia, non cercare di discutere questioni profonde e di scrutare gli occulti disegni di Dio; uno si sente lasciato indietro, un altro colmato di grazia abbondante, questo op-presso, quello esaltato. Tali questioni vanno oltre la portata dell'essere umano e non c'è ragione né discussione che possano svelare i disegni di Dio. Quando il nemico ti suggerisce tali pensieri o i curiosi discutono tali questioni, rispondi con il salmista: Tu sei giusto, Signore, e retto nei tuoi giudizi. (Sal 118, 137), o anche: I giudizi del Signore sono tutti «fedeli e giusti» (Sal 18, 10). I miei giudizi devono essere onorati e non discussi, perché sono incomprensibili all'intelletto umano.

2. Neppure devi indagare o discutere i meriti dei santi e delle sante, chi abbia più santità, o chi sia il più grande nel Regno dei cieli. È da qui che nascono tante dispute e inutili discussioni che alimentano la superbia e la vanagloria, da cui derivano invidie e discordie; perché questo preferisce presuntuosamente un santo o una santa, quello vuole innalzarne un altro. Voler sapere e indagare tali questioni non porta alcun vantaggio, anzi è sgradito ai santi e alle sante perché «io non sono un Dio di discordia, ma di pace» (cfr 1Cor 14, 33). E questa pace consiste nella vera umiltà e non nella propria esaltazione.

3. Alcuni, per una devozione particolare, si legano più a quel santo o a quella santa, ma questo amore è più umano che divino. Sono io che ho fatto tutti i santi e le sante; io ho dato loro la grazia, io li ho coperti di gloria. Io conosco i meriti di ciascuno, io li ho ricoperti di soavi benedizioni (cfr Sal 20, 4). Io ho conosciuto i miei amati prima dei secoli; sono stato io ad averli scelti dal mondo, non loro ad aver scelto me (cfr Gv 15.16.19). Io li ho chiamati con la mia grazia e li ho attratti con la mia misericordia; io li ho fatti passare per tante prove. Io ho infuso in loro meravigliose consolazioni, ho dato loro la perseveranza e ho premiato la loro pazienza.

4. Io li conosco dal primo all'ultimo e li abbraccio tutti con indescrivibile amore. Io devo essere lodato in tutti i miei santi e le mie sante, benedetto sopra tutte le cose e onorato in ciascuno di loro, che io ho tanto gloriosamente esaltato e predestinato senza alcun loro merito. Chi disprezza dunque uno dei più piccoli dei miei non onora neppure il più grande, perché sono stato io a fare il piccolo e il grande (cfr Sap 6, 8). E chi disprezza uno qualunque dei santi e delle sante disprezza me e tutti gli altri che sono nel Regno dei cieli. Poiché tutti sono uno per il vincolo della carità, tutti condividono lo stesso pensiero e lo stesso volere e si amano mutuamente con lo stesso amore.

5. Inoltre, cosa ancor più eccelsa, essi amano me più che se stessi e i loro meriti. Perché, innalzati al di sopra di sé stessi e distaccati da ogni amore di sé, si sono trasformati interamente nel mio amore, nel quale riposano con somma gioia. Non c'è nulla che li possa far deviare o deprimere, in quanto, pieni di eterna verità, ardono nel fuoco inestinguibile dell'amore. Tacciano dunque quanti sono legati alla carne e ai sensi e non discutano sulla condizione dei santi e delle sante perché non sanno amare se non i propri piaceri. Essi riducono e accresco-no secondo i loro desideri e non come piace all'eterna Verità.

6. In molti si tratta di ignoranza, principalmente nel caso di coloro che, poco illuminati, difficilmente sanno amare un santo o una santa di un amore autenticamente spirituale. Si lasciano condurre dal semplice sentimento e dall'amicizia umana che li porta a preferire uno o l'altro; come si comportano nelle cose terrene così si comportano pure in quelle celesti. Esiste, però, un'incomparabile distanza tra ciò che pensano coloro che sono imperfetti e ciò che comprendono mediante una rivelazione superiore le persone spirituali.

7. Figlio/figlia, guardati dal parlare, per mera curiosità, di cose che vanno oltre la tua comprensione; bada piuttosto a occupare almeno l'ultimo posto nel Regno di Dio. Se per caso uno sapesse chi tra loro è il più santo o il più grande nel Regno dei cieli, che vantaggio trarrebbe da tale conoscenza? Se almeno gli servisse come ragione per umiliarsi dinanzi a me e lodare con più fervore il mio nome! È gradito a Dio molto più chi si preoccupa della gravità dei propri peccati, della pochezza delle proprie virtù e della propria distanza dalla perfezione dei santi e delle sante, che colui che discorre sulla maggiore o minore gloria di ciascuno di loro. Scegli di pregare i santi e le sante con devote preghiere e lacrime, di supplicare con cuore umile la loro gloriosa intercessione piuttosto che indagare con frivola curiosità sui loro segreti.

8. I santi e le sante vivono bene, addirittura in maniera eccellente; magari le persone sapessero adattarsi e frenare le proprie parole frivole. Non si gloriano dei propri meriti poiché nessun bene attribuiscono a sé stessi, ma tutto riconducono a me che ho dato loro ogni cosa con infinito amore. Sono così ricolmi di amore per la divinità e di gioia straripante che nulla manca alla loro gloria ne può mancare alla loro beatitudine. Quanto più i santi e le sante sono elevati nella gloria tanto più sono umili, e tanto più mi sono vicini e sono da me amati. Per questo essi nelle Scritture deponevano la loro gloria dinanzi a Dio, si prostravano di fronte all'Agnello e adoravano colui che vive nei secoli dei secoli (cfr Ap 4, 10; 5, 10).

9. Molti chiedono chi sia il più grande nel Regno di Dio; neppure sanno se saranno degni di figurare tra i più piccoli. E una grande cosa essere anche il più piccolo in cielo, dove tutti sono grandi, perché saranno chiamati «figli e figlie di Dio» (Mt 5, 9) e veramente lo sono. «Il piccolo diventerà un migliaio (Is 60, 22) e il peccatore morirà a cent'anni» (cfr Is 65, 20). Quando infatti i discepoli chiesero chi fosse il più grande nel Regno dei cieli, ricevettero questa risposta: se non vi converti-rete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli (Mt 18,3-4).

10. Guai a coloro che si rifiutano di umiliarsi spontanea-mente insieme ai piccoli, perché la porta del Regno dei cieli è stretta ed essi non passeranno attraverso di essa. Guai anche ai ricchi, che hanno in questo mondo le loro consolazioni, perché, quando i poveri entreranno nel Regno di Dio, essi ne rimarranno fuori e piangeranno. Rallegratevi, voi umili, ed «esultate, voi poveri, perché vostro è il regno di Dio» (Lc 6, 20), a condizione che camminiate sul cammino della verità.

Capitolo 59

RIPONI SOLO IN DIO LA SPERANZA E LA FIDUCIA

1. Signore, che fiducia posso avere in questa vita e qual è la mia più grande consolazione riguardo a tutto ciò che esiste sotto il sole? Non sei forse tu, Signore, Dio mio, la cui misericordia è infinita? Dov'è che mi sono sentito bene senza di te o quando sono stato male mentre eri presente? Preferisco essere povero per te che ricco senza di te. Preferisco pellegrinare con te sulla terra che possedere il cielo senza di te. Dove tu sei, è lì che sta il cielo; dove tu non sei, è là che vi sono la morte e l'inferno. Tu sei l'oggetto dei miei desideri, per questo per te devo gemere, gridare e pregare. In nessuno, alla fine, posso avere piena fiducia che mi soccorrerà adeguatamente nelle mie difficoltà se non in te soltanto, mio Dio. Tu sei la mia speranza» (Sal 141, 6). Tu la mia fiducia. Tu il mio fedelissimo consolatore in tutte le cose.

2. «Tutti cercano i propri interessi» (Fil 2, 21); tu, invece, miri solo alla mia salvezza e al mio progresso spirituale, e tutto volgi in bene per me. Anche quando mi sottoponi a tentazioni e avversità, permetti tutto questo per il mio vantaggio spirituale, poiché in mille modi metti alla prova i tuoi amici. E in queste prove non devo amarti e lodarti meno di quando mi colmi di celesti consolazioni.

3. È in te, pertanto, Signore mio Dio, che ripongo tutta la mia speranza e la mia sicurezza; a te affido tutte le mie afflizioni e le mie inquietudini perché tutto ciò che vedo al di fuori di te mi appare debole e insostenibile. Non mi è di aiuto avere amici, non mi potranno soccorrere i morti né i prudenti consiglieri mi daranno utili consigli, non mi potranno consolare i libri dei sapienti né mi potrà liberare alcun tesoro prezioso e neppure mi proteggerà alcun luogo tranquillo e ameno, se tu stesso non mi assisterai, aiuterai, conforterai, consolerai, istruirai e difenderai.

4. Poiché tutto ciò che sembra adeguato a raggiungere la pace e la felicità non è nulla senza di te né può portarci la vera gioia. Tu solo sei la perfezione di tutti i beni, la pienezza della vita, l'abisso della scienza; sperare in te al di sopra di tutto è la più grande delle consolazioni dei tuoi servi. «A te, Signore mio Dio, sono rivolti i miei occhi» (Sal 140, 8), «Dio mio, in te confido» (Sal 24, 2), «Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione» (2Cor 1, 3)! Benedici e santifica la mia anima con la benedizione celeste perché io sia la tua santa dimora e il trono della tua eterna gloria; e nulla si trovi nel tempio della tua grandezza che possa offendere gli occhi della tua maestà. Guarda a me nella tua immensa bontà e nell'abbondanza della tua misericordia e ascolta la preghiera del tuo povero servo, in esilio nell'oscura regione della morte. Proteggi e preserva l'anima del tuo piccolo servo dai tanti pericoli di questa vita perversa e con l'aiuto della tua grazia guidalo per il cammino della pace alla patria della luce perpetua. Amen.

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