17_«Prendete la croce» (Mt 16,21-25)

«Prendete la croce» (Mt 16,21-25)

Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro Io prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va' dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Per-ché chi vuole salvare la propria vita, io perderà; ma chi perderà la propria vita per causo mio, la troverà».

 

Guida di lettura

Abbiamo bisogno di agire con realismo. Gesù ci dice che, se vogliamo seguirlo veramente, dobbiamo dimenticarci dei nostri interessi egoistici e farci carico delle sofferenze che possono comportare la sequela fedele della sua persona e la collaborazione al progetto di fare un mondo più umano.

 

Accostamento al testo evangelico

La decisione di Gesù. Gesù decide di salire a Gerusalemme. Che cosa pensi della sua decisione? Perché affronta un futuro così oscuro? Che cosa lo spinge?

Reazione di Pietro. Ti pare normale la sua audacia? Che cosa fa esattamente? Perché vuole distogliere Gesù dal cammino verso la croce? Che cosa cerca?

Risposta di Gesù. Ti pare dura la sua reazione? Poco prima ha chiamato Pietro «roccia» sulla quale costruirà la sua Chiesa. Perché ora lo chiama «Satana»?

Realismo di Gesù. Che cosa è importante per seguire Gesù? Come intendi questo «rinnegare se stesso»? Come intendi «prendere la croce»?

Salvare o perdere la vita. Trovi un senso nelle parole di Gesù? ragionevole «perdere la vita» per seguire Gesù?

 

Commento

Seguire Gesù portando la croce

Gesù incontrò nei villaggi della Galilea un’accoglienza entusiasta. Il suo messaggio e la sua preoccupazione di guarire gli infermi e liberare le persone dalla sofferenza, provocavano in quei contadini semplici sorpresa e ammirazione. I discepoli sognavano già un successo pieno. Gesù, invece, pensava solo a compiere la volontà del Padre fino ara fine. Sapeva che a Gerusalemme tutto sarebbe stato differente. Per questo cominciò a spiegare ai suoi discepoli quello che aspettava. La sua intenzione era salire a Gerusalemme, nonostante che là andasse a «soffrire molto» da parte dei capi religiosi. Sarebbero arrivati anche alla sua esecuzione. Però Gesù confida nel Padre. Sa di essere amato da Lui perché dà la sua vita «per poi riprenderla di nuovo» (Gv 10, 17). È dal Padre che origina questo potere di Gesù che può dire: «Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio» (Gv 10, 18). La morte di Gesù rientra nei disegni di Dio, perché è conseguenza inevitabile del suo impegno ad aprire strade al suo Regno. Però il Padre «lo risusciterà», in quanto origine di questo potere di Gesù. Non è passivo e indifferente davanti a quel crimine.

Pietro si ribella di fronte alla sola idea d’immaginare Gesù crocifisso. Per questo «lo prende in disparte» per fargli pressione e «lo rimprovera» perché si dimentichi di ciò che ha detto: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». La risposta di Gesù è molto forte. «Va’ dietro a me, Satana!». Non vuole vedere Pietro davanti ai suoi occhi. «Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Il tuo modo di pensare non è quello del Padre, che vuole un regno di pace e giustizia per tutti i suoi figli; tu sei come gli uomini, che pensano solo al proprio benessere. Sei un ostacolo sul mio cammino. Sei l’incarnazione di Satana. Matteo sta molto attento al suo linguaggio. Poco prima, quando Pietro si apre con semplicità alla rivelazione del Padre e confessa Gesù come Figlio del Dio vivo, converte l’apostolo in «roccia» sulla quale Gesù può costruire la sua Chiesa. Ora, quando pretende di distogliere Gesù dal cammino della croce, dando retta ai suoi interessi umani, Pietro si converte in una «pietra che lo fa inciampare». Gli autori sottolineano che Gesù dice letteralmente a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana!». Questo è il tuo posto. Mettiti come seguace fedele dietro a me. Non pretendere di sviarmi dal mio cammino, orientando il progetto del Padre al mio successo e al mio trionfo. Continuando, Gesù si rivolge ai suoi discepoli e dice loro alcune parole che dobbiamo ascoltare bene se vogliamo seguirlo con realismo: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua». Se qualcuno vuole camminare dietro i passi di Gesù e seguirlo da vicino, non deve fare altro che compiere due cose. In primo luogo, «rinnegare se stesso». Questo non vuoi dire mortificarsi, castigare se stessi, e tanto meno annullarsi o distruggersi. Vuoi dire dimenticarsi di sé, non vivere dipendenti dai propri interessi, liberarsi dal proprio «io» per trovare la vera personalità nell’adesione radicale a Gesù. In secondo luogo, «prendere la croce». Questo non significa rifiutarsi di accogliere le sofferenze che tutti noi esseri umani dobbiamo accettare presto o tardi nella vita (una malattia, una disgrazia...). Vuoi dire, piuttosto, assumere le sofferenze che arriveranno come conseguenza della nostra fedele sequela di Gesù. Per questo non dobbiamo confondere la «croce» con qualsiasi sofferenza, avversità o malessere che tocca la nostra vita. La «croce cristiana» consiste nel seguire Gesù accettando le conseguenze dolorose che ci possono capitare: insicurezza, conflitti, rifiuti, persecuzione... Cioè, accettare il destino doloroso che sarà necessario condividere con Gesù se realmente seguiamo i suoi passi. Per dare più forza a ciò che sta dicendo ai suoi discepoli, Gesù aggiunge una frase paradossale: «Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà». Gesù sta invitando i discepoli a vivere come lui: attaccarsi ciecamente alla vita può portare a perderla; rischiarla in maniera generosa e audace per lui e il suo progetto del Regno conduce alla salvezza. Detto in maniera più chiara: chi cammina dietro a Gesù, però continua a essere aggrappato alle sicurezze, alle aspettative e agli interessi che gli offre la vita, può finire con il perdere il bene maggiore di tutti, cioè la salvezza da se stessi.

In effetti la croce di Gesù, oltre a ciò che porta con sé, ha una connotazione specifica. La croce di Gesù consiste nell’essere trattati da ciò che non siamo, per ciò che non abbiamo fatto. Nel subire l’ingiusta condanna di un innocente: «egli invece non ha fatto nulla di male» (Lc 23, 41). Tuttavia partecipare alla croce di Gesù è grazia, è sperimentare la sua Presenza accanto a noi: «Questa è grazia: subire afflizioni, soffrendo ingiustamente a causa della conoscenza di Dio» (1Pt 2, 19).

footprints of Jesus

Carmelitani Scalzi,
Via A. Canova 4.
20145 Milano
MI
379 174 4166 duruelo63@gmail.com
Powered by Webnode