29_«Coraggio, sono io, non abbiate paura!» (Mt 14,24-33)

«Coraggio, sono io, non abbiate paura!» (Mt 14,24-33)

La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: i/ vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sui mare. Vedendolo camminare sui mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando od affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

 

Guida di lettura

In questo primo incontro pensiamo come vivere la nostra fede e la nostra sequela di Gesù senza scoraggiarci di fronte alle difficoltà che possiamo incontrare nei momento attuale. Abbiamo bisogno, prima di tutto, di sentire la vicinanza di Gesù. Egli ci chiama e ci sostiene fin dall'inizio del nostro percorso.

 

Accostamento al testo evangelico

Situazione della barca dei discepoli. L’evangelista la descrive con tre tratti. Possiamo segnalarli? Ti ricorda questa «barca dei discepoli» la Chiesa d'oggi? Per che cosa?

La crisi dei discepoli. Per che cosa si turbano esattamente? Ti impressiona il grido: «E un fantasma!»? Abbiamo pensato qualche volta che tutto quanto riguarda la fede potrebbe essere un inganno? Conosciamo persone che percepiscono qualcosa di simile?

Le parole di Gesù. Dice loro tre cose. Possiamo commentarle? Hai sperimentato qualche volta Gesù che ti dà coraggio e ti libera dalla paura e dall'angoscia?

La fede di Pietro. Che cosa pensi della sua preghiera? Si può parlare a Gesù senza sapere se qualcuno ti sta ascoltando realmente? Hai pregato così qualche volta? Osserviamo Pietro tra le onde: sento che la fede, molte volte, è come camminare «sulle acque», appoggiandomi soltanto sulla parola di Gesù?

La crisi di Pietro. Perché comincia ad affondare? Che cosa fa prima di andare sotto del tutto? Che cosa pensi dei suo grido? Comprendiamo Pietro?

La reazione di Gesù. Come reagisce? Che cosa ci commuove maggiormente? Gesù è per me una mano tesa che mi afferra nei momenti di crisi? Possiamo illustrare la nostra esperienza?

 

Commento

Credere in mezzo alla crisi

 

Erano tempi difficili per la giovane comunità cristiana nella quale Matteo scriveva il suo Vangelo. Si era raffreddato l'entusiasmo dei primi tempi. I conflitti e le tensioni con i giudei erano forti. Poteva sopirsi la fede di quei credenti? La prima cosa di cui avevano bisogno era scoprire la presenza di Gesù in mezzo alla crisi. Raccogliendo un racconto che trovò in Marco e alcuni ricordi conservati tra i cristiani su una tempesta che dovettero affrontare in qualche occasione i discepoli di Gesù nel mare di Galilea, Matteo scrisse una bella catechesi di Gesù con un obiettivo concreto: aiutare i seguaci di Gesù a riconfermarsi nella fede senza lasciarsi sopraffare dalle difficoltà. Lo fece con una forza tale che ancora oggi può ravvivarci dal di dentro. I discepoli sono soli. -pesta volta Gesù non li accompagna. Si è fermato solo su un monte vicino, a parlare con il Padre nel silenzio della notte. Matteo descrive con tratti precisi la situazione: i discepoli sono soli, «molto lontani dalla riva», in mezzo all'insicurezza del mare; la barca è «agitata dalle onde», «sballottata da forze avverse»; «il vento è contrario», tutto va contro di loro. Inoltre, si è fatta notte e le tenebre avvolgono ogni cosa. I cristiani che ascoltano questo racconto lo capiscono immediatamente. Conoscono il linguaggio dei Salmi e sanno che «le acque profonde», «la tempesta», «le tenebre della notte» sono simbolo d'insicurezza, angustia e incertezza. Non è questa la situazione di quelle comunità, minacciate fuori dal rifiuto e dall'ostilità, e tentate dentro dalla paura e dalla poca, fede? Non è la nostra situazione? Fra le tre e le sei della mattina si avvicina loro Gesù camminando sulle acque. Non ha mai cessato di pensare a loro. Però i discepoli non sono capaci di riconoscerlo in mezzo alla tempesta e alle tenebre. Gesù sembra loro «un fantasma», qualcosa d'irreale, una falsa illusione... Le paure nella comunità cristiana sono uno degli ostacoli maggiori per riconoscere Gesù e seguirlo con fede come «Figlio di Dio» che ci 'accompagna e ci salva nelle crisi. Gesù. dice loro le tre parole che hanno bisogno di ascoltare: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Queste tre parole le ascolteremo più di una volta lungo il nostro percorso. «Coraggio»: Gesù viene a darci coraggio e a seminare speranza nel mondo. «Sono io»: non è un fantasma, ma uno vivo, pieno di forza che salva. «Non abbiate paura»: dobbiamo avere fiducia e imparare a riconoscerlo vicino a noi nelle crisi, nei pericoli e nelle difficoltà. Non è` questo ciò che abbiano bisogno di ascoltare oggi noi cristiani? Animato dalle parole di Gesù, Pietro fa una richiesta sorprendente: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Non sa se Gesù sia un fantasma o una persona viva e reale, però vuole vivere l'esperienza di andare da lui camminando, non sulla terraferma, ma sull'acqua; non appoggiandosi su qualcosa di sicuro, ma sulla debolezza della fede. Gesù gli dice: «Vieni!». Non è la stessa chiamata che ci sta facendo Gesù in questi momenti di crisi e di sconcerto? Nel nostro percorso incontreremo più di una volta il suo invito: «Vieni e seguimi!». Così chiamava per le strade della Galilea e così chiama oggi chi voglia ascoltarlo. Però la chiamata rivolta a Pietro in mezzo alla tempesta racchiude qualcosa di più: «Vieni al mio incontro camminando sopra le acque, benché tu non sia sicuro di riconoscermi in mezzo a questa tempesta, e benché sia pieno di dubbi nel mezzo della notte». Pietro scese dalla barca e «si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù». Questo è essenzialmente la fede cristiana. «Camminare verso Gesù», fare dei passi giorno dopo giorno, orientando la nostra vita a lui. «Sopra le acque», senza altro appoggio fermo che non sia la sua parola. Sostenuti dalla sua presenza misteriosa nella nostra vita. Siamo disposti a fare questa esperienza? Non è facile vivere questa fede nuda. Pietro, in concreto, «sentì la forza del vento, prese paura e incominciò ad affondare». È ciò che può capitarci in questi momenti: ci fissiamo soltanto sulla forza che ha il male, ci assalgono la paura e i dubbi, e incominciamo ad affondare nello sconforto, nell'indifferenza o nella mancanza di fede. Che cosa possiamo fare? Primo, «gridare» a Gesù. È ciò che fa Pietro quando inizia ad affondare: «Signore, salvami!». Chiama Gesù come «Signore» (Matteo pone intenzionalmente questa parola sulle sue labbra, perché così s'invocava Gesù risorto nelle prime comunità cristiane). Gli domanda solo una cosa: «Salvami!». Con questo è detto tutto. Questo grido che sale dall'intimo del nostro cuore può essere una forma umile, però molto reale, di vivere la nostra fede. Gesù, che è attento a Pietro e in suo ascolto, non resta indifferente a questo grido. Secondo il racconto, «gli tende la sua mano», «lo afferra» e gli dice: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Senza sapere come o perché. Pietro vive qualcosa di difficile da spiegare a chi non l'ha provato. Sperimenta Gesù come una «mano tesa»; si lascia «afferrare» da lui e sente che Gesù lo salva dall'affondare. In fondo al cuore ascolta questa domanda che può cambiare la sua vita: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Talvolta è nel mezzo della L crisi e della notte che impariamo a credere con più verità nella forza di salvezza che è racchiusa in Gesù. Pietro e Gesù camminano aggrappati nel mezzo delle onde e del vento. Saliti sulla barca, la tormenta si calma. Quando Gesù è in mezzo al gruppo, i discepoli recuperano la pace. Sono stati vicino a lui, pieni di paura e di angustia, però hanno sperimentato la sua forza di salvezza. Gli stessi che prima dicevano: «E un fantasma!» si prostrano ora davanti a Gesù e gli dicono dal più profondo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

 

 

 

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